Zita Cracco, la sarta che veniva da Vicenza e fu testimone della storia di Breuil Cervinia

Zita Cracco, la sarta che veniva da Vicenza e fu testimone della storia di Breuil Cervinia
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Cervinia, il nuovo paese alpino nato con la funivia di Plan Maison nell’agosto del 1936, non è stato sempre il luogo dei brutti condomini e delle attuali polemiche. Fino agli anni Sessanta, quindi per trent’anni, la sua urbanizzazione fu caratterizzata da una avanguardia architetturale ed urbanistica unica nel suo genere, che successivamente è andata perduta. Di questa evoluzione, non solo nell’aspetto esteriore della località, ma in particolare nei cambiamenti del suo tessuto sociale e culturale, Zita Cracco era uno degli ultimi testimoni, con i suoi novantadue anni.

La storia dei Cracco, vicentini di origine, è infatti legata a filo doppio con quella di Cervinia. Fu il fratello Natalino, giovane muratore ad arrivare per primo in Valle d’Aosta, ma la Guerra lo fece rientrare, partigiano sulle montagne del Veneto, poi il nuovo viaggio alla ricerca di una vita diversa, questa volta con tutta la famiglia, il papà Abramo, che divenne il primo postino del Breuil, al quale poi subentrò proprio Natalino, per trent’anni con la stessa mansione a Cervinia, la mamma Brigida e le sorelle Zita e Maria. Arrivavano da Monteviale e da Trissino, paesi rispettivamente di Abramo e Brigida, era il 1949 e Zita - che portava il nome dell’ultima imperatrice d’Austria - già a dodici anni era in filanda a lavorare.

Quando salirono al Breuil si trovarono di fronte un paese in grande fermento e le opportunità non mancavano di certo. Zita Cracco che non aveva ancora diciannove anni, nata il 3 luglio del 1930, trovò subito un impiego come cameriera al Grand Hotel Cristallo, la magnifica costruzione razionalista già Dopolavoro Civico di Milano. Albergo di altissimo livello, con ospiti importanti, appartenenti all’élite italiana del tempo, per Zita quelle mura rappresentarono pure l’incontro con Mario Gheller, classe 1926, pure lui vicentino di Tezze sul Brenta. Si sposarono (vedi foto d’antan a pagina 57) sabato 4 luglio 1953, nella piccola chiesa di Cervinia, con la neve ancora sui pascoli e testimoni di nozze due amici come Leo Gasperl e la moglie Luciana Albano, due icone nella storia del Breuil e degli sport della neve. Andarono poi ad abitare nel Condominio Cervinia, complesso di pregio di fronte all’Albergo Grivola, nella via centrale, occupandosi della portineria, con Mario Gheller che lasciato il lavoro al Cristallo divenne il taxista del Breuil, un lavoro senza orari che gli permise di essere un vero personaggio del tempo, visto che sulla sua auto salirono molte delle celebrità che frequentavano Cervinia, primo fra tutti Mike Bongiorno, con il quale intrattenne un lungo rapporto di amicizia.

Per Zita arrivò poi il negozio, la piccola “Boutique Zita”, spinta anche dall’amicizia con Luciana Albano Gasperl, la donna che ha segnato una svolta nell’abbigliamento dedicato allo sci e alla montagna. Da Zita Cracco però non si vendevano solo vestiti, pure accessori come guanti e occhiali da sole, con il tempo dedicato anche ai lavori di sartoria, in particolare alla realizzazione del costume di Cervinia, ideato proprio da Luciana Gasperl. Sempre indaffarata, sempre di corsa, Zita Cracco non aveva mai perso il suo accento veneto e la voglia delle battute scherzose, neanche quando i medici si accorsero che il suo cuore era sempre più malandato.

Per lei che viveva agli oltre duemila metri del Breuil fu un bel problema, che con gli anni peggiorò, fino ad obbligarla a scendere a Aosta, ormai vedova di Mario e senza più il negozio, dove è stata accolta negli ultimi anni dalle nipoti Gabriella e Liliana, figlie di Natalino, mentre la sorella Maria una volta sposata si era trasferita a Carnago in Lombardia. Sempre positiva ed allegra, malgrado i problemi cardiaci, ricoverata in ospedale per una polmonite venerdì 10 febbraio, Zita Cracco si è spenta domenica 26 al Beauregard, portando con sé la memoria delle bellissime giornate trascorse con i tanti amici della Cervinia che fu, dove sci e moda andarono a braccetto per decenni creando uno stile inconfrondibile, ma ormai irrimediabilmente perduto.

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