«Vita e opere» di dodici personaggi nella storia dello scialpinismo

«Vita e opere» di dodici personaggi nella storia dello scialpinismo
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Giorgio Daidola, sci alpinista e velista di altura, dopo «Ski spirit» autobiografia sciistica, propone un altro prezioso volume: «Sciatori di montagna», sottotitolo «12 storie di chi ha fatto la storia dello scialpinismo» (Mulatero editore, 19 euro). Si trovano le biografie di alcuni padri nobili dello sci di montagna, Wilhelm Paulcke, Marcel Kurz e Arnold Lunn, poi dei grandi esploratori come Piero Ghiglione, Léon Zwingelstein e Michel Parmentier, che con gli scritti delle loro imprese hanno fatto sognare generazioni di sci alpinisti e infine dei fuoriclasse Paul Preuss, Ottorino Mezzalama, Ettore Castiglioni, Philippe Traynard e Toni Gobbi, il padre indiscusso dello scialpinismo italiano, oltre a quella di Heini Holzer, profeta dello sci ripido. Toni Gobbi, un gigante dello scialpinismo in senso letterale e metaforico, come sottolinea il figlio Gioachino, fu certamente l’inventore dello scialpinismo professionistico.

Diceva Toni Gobbi: «E’ un vero sciatore-alpinista colui che trova il piacere della salita, la gioia della vetta, la soddisfazione della discesa. Questi sono i tre punti e io voglio che colui il quale fa dello scialpinismo con me lo faccia in completezza, in tutte le tre parti».

Organizzatore instancabile, Toni Gobbi realizzò in circa 20 anni di attività 106 settimane di scialpinismo con 570 partecipanti, passando dalle hautes routes classiche come la Chamonix-Zermatt o l’Oberland bernese a quelle insolite delle Dolomiti e dei Monti Pallidi, arrivando a organizzare una spedizione all’Elbrus nel 1966, due in Groenlandia, nel 1967 e nel 1969 e una, purtroppo incompiuta per la sua scomparsa, al Damavand, la più alta vetta dell’Iran, di 5.610 metri.

L’eredità che Toni Gobbi ha lasciato ai tanti clienti e amici è, secondo Giorgio Daidola «L’aver trasformato un’attività riservata a pochi, in una forma innovativa di turismo alpino sostenibile di alta qualità emozionale».

Fra i suoi collaboratori più fedeli vi furono alcune delle migliori guide valdostane Renato Petigax, Giulio Salomone, Angelo Pizzato, Lorenzino Cosson, Luigino Henry, Ottone Clavel, Giorgio Colli, Oliviero Frachey, Remo Passera e Franco Garda. A quasi 50 anni dalla sua scomparsa le guide alpine di oggi e di domani dovrebbero riflettere sull’eredità di capacità professionali e organizzative da lui lasciata. Tutti gli appassionati di scialpinismo infine potrebbero trarre ispirazione da queste 12 brevi biografie che allargano la visione esplorativa e la dimensione-viaggio dello scialpinismo, oggi sempre più ristretto alle gare.

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