Viene minacciato di morte sui social dopo aver riottenuto il cane che aveva picchiato

Viene minacciato di morte sui social dopo aver riottenuto il cane che aveva picchiato
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Ha suscitato una vasta eco mediatica e sui social la notizia - anticipata mercoledì scorso, 23 dicembre, da La Vallée Notizie - della restituzione all’imprenditore edile Alessandro Cecchetto, 39 anni, di Aosta, del cucciolo di Bovaro del Bernese che lo scorso mese di giugno gli era stato sequestrato dopo che lo aveva picchiato. Un episodio particolarmente violento che era stato filmato dai vicini di casa. Sul posto era giunta una Volante della Questura di Aosta e gli agenti avevano denunciato per maltrattamento di animali l’uomo che si era giustificato sostenendo che il cane gli aveva rovinato un’aiuola. L’animale era stato sequestrato e trasferito al Canile regionale. Successivamente era stato disposto l’affido a una famiglia di fuori Valle in attesa della confisca, ripetutamente richiesta affinché non venisse restituito al suo padrone, che però non è stata concessa. Il sostituto procuratore Francesco Pizzato aveva chiesto un decreto penale di condanna: 10mila euro per estinguere il reato. L’avvocato Eleonora Bono, che assiste l’imprenditore edile, si era però opposta ottenendo, invece, la messa alla prova che ha fatto decadere il provvedimento di confisca. Così mercoledì 23 dicembre l'animale è stato riconsegnato al padrone che su Facebook ha pubblicato una sua fotografia con la scritta «Abbiamo vinto». In tanti sono insorti per la decisione di restituire l'animale al proprietario che in poche ore è stato sommerso di insulti e addirittura di minacce di morte sui social. Il cucciolo era stato ospitato da una famiglia, con altri 2 Bovari del Bernese adulti, che è stata costretta a riconsegnarlo a chi lo aveva maltrattato: non ha potuto opporsi, in quanto la legge prevede che un affido giudiziario sia temporaneo, e si può trasformare in adozione solo in caso di confisca. «Non entro nel merito della legge - commenta Laura Verdura, presidente dell’Associazione protezione animali Valle d'Aosta, che aveva seguito il caso - che a tutt’ora non tiene conto del fatto che il cane è un essere senziente e come tale dovrebbe essere rispettato in quanto soggetto di diritto e non oggetto di proprietà. Credo che il padrone avrebbe dovuto lasciare il cane alla famiglia alla quale era stato affidato. Il fatto che abbia voluto riappropriarsene dimostra che non ha pienamente preso coscienza della situazione». Peraltro una petizione online che chiede che il cane venga tolto nuovamente al proprietario ha superato le 20mila firme.

In merito a questa vicenda, l’avvocato Eleonora Bono, che tutela gli interessi di Alessandro Cecchetto, precisa che «Si è scatenata una bufera sul mio assistito il quale è stato ed è ancora duramente attaccato per aver ottenuto la restituzione del proprio cane a seguito delle azioni che ormai tutti conosciamo vista la divulgazione di un video che lo riguarda. Non sono a trovare una giustificazione alla reazione del mio cliente assunta in un momento di paura dettato da un comportamento aggressivo del cane nei suoi confronti e nei confronti dei figli minori. Il signor Alessandro Cecchetto, consapevole del comportamento scorretto adottato, ha scelto il rito alternativo della messa alla prova, non tanto al fine di ottenere l’estinzione del reato per il quale è imputato, ma per affrontare un percorso di addestramento e rieducativo con il proprio cane oltre a svolgere i classici lavori di pubblica utilità presso l’Ente Pubblico prescelto. Ritengo deplorevole attaccare anche il Giudice che ha concesso tale possibilità al mio assistito, il quale ha deciso di restituire il cane al padrone, per ora temporaneamente, proprio al fine di verificare, oltre al buon esito della messa alla prova, il rispetto del programma di addestramento consistente in una serie di incontri individuali nei quali il focus sarà il rapporto cane-padrone, per migliorarne la fiducia reciproca ed empatia attraverso l’introduzione di regole gerarchiche “pulite” e l’organizzazione di lavori di autostima e consapevolezza dei ruoli alimentati esclusivamente da rinforzi positivi. Solo ed esclusivamente al termine del percorso, il quale durerà 6 mesi, e solo in caso di esito positivo che dimostri il cambiamento radicale del Cecchetto, il Giudice restituirà definitivamente il cane a quest’ultimo. La legge, per fortuna, prevede - in presenza di determinati presupposti - la possibilità di affrontare un percorso simile proprio al fine di poter rieducare coloro che commettono degli errori. Il signor Cecchetto ora è pronto ad impegnarsi in questo lungo percorso con il proprio cane proprio al fine di migliorare se stesso ed imparare a conoscere il proprio animale per non adottare più simili comportamenti, oltre a devolvere una somma di denaro ad un’associazione sorta a protezione degli animali. Nonostante possa comprendere la reazione di molte persone che non condividono la scelta di restituire l’animale al padrone, ritengo inammissibili tutti gli insulti, minacce gravi di ogni tipo, anche di morte e frasi dal tenore diffamatorio rivolte al mio cliente e alla famiglia, che sono stati scritti pubblicamente sul Social Network Facebook. Ho ritenuto di intervenire con questa modalità per spiegare le motivazione della restituzione del cane e per far desistere tutti coloro che attualmente continuano a scrivere pubblicamente commenti penalmente rilevanti anche nei confronti dei familiari, i quali hanno già avvertito le Forze dell’Ordine della situazione. L’aggressività mediatica scatenatasi sta seriamente mettendo a rischio l’incolumità dell’intera famiglia del signor Cecchetto. Pertanto, mi auguro che il presente chiarimento possa essere un invito a desistere dal porre in essere condotte diffamatorie e minacciose nei loro confronti, per il tramite di qualsiasi mezzo, segnalando sin d'ora che chiunque si sia determinato e si determinerà in tal senso verrà prontamente querelato».

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