Vie Nuove 5. 7. La montagna scritta. Volume 2.
Vie Nuove 5. 7. La montagna scritta. Volume 2.
Molto ricco anche il secondo volume. Riccardo Decarli e Maria Giovanna Canzanella ci guidano in un tour fra le biblioteche italiane ed europee specializzate in montagna e alpinismo. Enrico Demaria ci svela i segreti della conservazione e della digitalizzazione di libri e documenti. Laura e Giorgio Aliprandi (che ci ha lasciato da poco e che ricordiamo con tanta stima ed affetto), massimi studiosi della cartografia alpina, ci offrono una sintesi di cinquant’anni di ricerche sulle antiche carte geografiche, là dove a poco a poco incominciano ad affiorare le “inutili vette” fino a diventare, nell’era dei nazionalismi, quando le Alpi diventano un confine conteso, il cuore dei rilevamenti topografici.
Alle guide alpinistiche del Cai dedica la sua rassegna Angelo Recalcati, il libraio-antiquario specializzato nella pubblicistica alpina. Della “vocazione scientifica” del CAI, manifesta sin dalle origini, si interessa Giuliano Cervi, “architetto del paesaggio” e studioso dei beni culturali in area alpina. Di medicina di montagna, e in particolare di Angelo Mosso, si occupa lo specialista Franco Finelli ricordando come nell’Ottocento la ricerca scientifica e lo studio della fisiologia e della meteorologia fossero considerati dei “doveri istituzionali” non solo del CAI, ma delle istituzioni pubbliche.
L’ultima parte è dedicata a discipline specifiche alle quali il Club Alpino Italiano, soprattutto nei primi decenni, ha dato un contributo fondamentale: la glaciologia, la geologia e la botanica. Chiude il libro una riflessione del filosofo Eugenio Pesci sulle “montagne dei libri” e i “libri per le montagne”, secondo il quale “la cultura del libro di montagna non sembra oggi aver perso forza e presenza, anzi sembra averne acquistata, coprendo ambiti in passato poco battuti”.
Un ottimismo che gli invidio, anche se non mi sento molto di condividere.
Ma è alla curatrice del volume e responsabile della biblioteca, Alessandra Ravelli, alpinista lei stessa e discendente da una nota famiglia dell’alpinismo italiano (il nonno, l’accademico Francesco Ravelli, è ricordato per le numerose prime ascensioni e per l’archivio fotografico donato al Museo della montagna, cugino di don Luigi Ravelli, sacerdote-alpinista, autore di una famosa guida della Valsesia e del Monte Rosa, fondatore della sezione novarese della Giovane Montagna), certo più esperta di me, che girerei la questione.
Alessandra, che cosa offre oggi di particolare questa biblioteca agli studiosi e agli appassionati di montagna?
«Oltre a libri antichi e album illustrati, una peculiarità di questa biblioteca sono le raccolte di periodici poco noti e soprattutto gli opuscoli a tiratura limitata, introvabili o quasi altrove, testi scientifici poco noti, resoconti di spedizione sulle montagne di tutto il mondo. e una raccolta di documentazione speleologica.
Un punto di forza che negli ultimi anni ha reso più accessibile la bibliografia alpina è la realizzazione del catalogo collettivo CAISiDoc ( Sistema documentario del CAI) coordinato dalla nostra biblioteca e dal Museo della Montagna a cui partecipano ormai 118 biblioteche sezionali di tutta l’Italia, con un patrimonio complessivo di oltre 120.000 documenti di varia natura, tra libri, fotografie, manifesti, manoscritti. Si tratta di un esempio unico di catalogo tematico dedicato alla montagna.
Grazie al sostegno del CAI centrale e alla collaborazione con il COBIS (coordinamento delle biblioteche specialistiche torinesi), negli ultimi anni si è avviata una attività di digitalizzazione che include i principali periodici del CAI e un ricchissimo fondo di testi, partiture e registrazioni di canti corali».
Come è cambiato in questi anni l’uso della biblioteca in un mondo ormai dove tutto è online e dove immagino che gli alpinisti non vengano più a cercare guide, mappe o recits d’ascension?
«Non proprio tutto è online, alcune risorse sono a pagamento, altre non verranno mai digitalizzate probabilmente. In generale il lavoro di digitalizzazione ha anche uno scopo di conservazione degli originali quindi si privilegiano le pubblicazioni più preziose o fragili. Si diceva che il CAI sta investendo molto, ma i periodici minori e i fondi archivistici sono così numerosi che gli studiosi hanno ancora bisogno di consultare direttamente le raccolte in attesa che sia tutto digitalizzato. Gli alpinisti in genere si aggiustano con le guide e le carte online, ma quelle più complete e aggiornate non sono fruibili integralmente. Per chi non può venire in sede è previsto il servizio di scansioni su richiesta, nei limiti consentiti dalla tutela del diritto d’autore. Il numero degli utenti negli ultimi anni è aumentato, ma la maggior parte sono remoti».
Quali prospettive per il futuro della “montagna scritta”?
«Nonostante l’enorme aumento del prezzo della carta, pare che non ci sia una recessione (bollettini sezionali a parte, in molti casi ormai solo in forma di newsletter), anzi la produzione libraria sembra aumentare, anche se in genere si tratta di riedizioni di classici. Sono molti anche i libri di autori nuovi, spesso pubblicati da editori minori, tanto che con un budget annuale che si aggira intorno ai 10.000 euro , in parte utilizzato anche per acquisti nell’antiquariato, la selezione degli acquisti è impegnativa. Per offrire una panoramica il più possibile esauriente della produzione editoriale dedicata alla montagna, nei vari generi e ambiti disciplinari, siamo costretti a una selezione impegnativa. Per fortuna non mancano i doni di soci, autori, festival e premi letterari».