Verso la sentenza i due processi per la ‘ndrangheta in Valle d’Aosta

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È stata rinviata a giovedì 15 luglio la sentenza del processo Geenna su infiltrazioni di ‘ndrangheta in Valle d’Aosta alla Corte d’Appello di Torino per gli imputati che, in primo grado, erano stati condannati con il rito abbreviato dal Gup Alessandra Danieli. È quanto deciso giovedì scorso, 1° luglio, al termine dell’udienza al Tribunale di Torino che ha avuto quali protagonisti i due fratelli aostani Marco Fabrizio Di Donato, 51 anni, e Roberto Alex Di Donato, 43 anni, ritenuti dagli inquirenti elementi di spicco della “locale” attiva in Valle d’Aosta. In primo grado erano stati condannati rispettivamente a 9 anni e a 5 anni e 4 mesi di carcere.

«La ‘ndrangheta fa schifo,

io sono un lavoratore»

Entrambi hanno respinto le accuse e in particolare Robert Alex Di Donato ha dichiarato che «La ‘ndrangheta fa schifo». Poi ha ripercorso la sua storia lavorativa, sostenendo di aver dovuto affrontare innumerevoli sacrifici. In videocollegamento dal penitenziario in cui è rinchius,o Roberto Alex Di Donato ha anche mostrato ai giudici i calli sulle mani lamentandosi del fatto che, a causa dell’inchiesta e del processo, da 2 anni è stato strappato ai suoi affetti.

Oltre ai 2 fratelli, gli altri imputati in appello quali componenti della “locale” di Aosta sono Bruno Nirta, 62 anni, di San Luca, in provincia di Reggio Calabria, condannato in primo grado a 12 anni e 8 mesi, e Francesco Mammoliti, 49 anni, di Saint-Vincent, cui erano stati inflitti dal Gup Danieli 5 anni e 4 mesi. A giudizio, per il “filone valdostano” delle indagini - l’altra branca riguarda un traffico di droga internazionale tra la Spagna ed il Piemonte - vi sono anche i condannati per reati non legati alla ‘ndrangheta, ma emersi durante l’inchiesta. Si tratta di Giacomo Albanini, 59 anni, di Novara, e di Roberto Bonarelli, 65anni, di Aosta, ritenuti colpevoli di favoreggiamento (pena di 1 anno e 4 mesi per il primo e di 1 anno e 6 mesi per il secondo, per aver avvisato un presunto affiliato della presenza di microspie nel suo locale), nonché di Salvatore Filice, 53 anni, di Petilia Policastro, condannato a 2 anni e 4 mesi per concorso in tentata estorsione e violazione delle norme sulle armi (per una richiesta di denaro seguita a una lite tra suo figlio e il nipote di un altro imputato). Il difensore di Filice, l’avvocato Gianfranco Sapia ha completato l’arringa difensiva chiedendone l’assoluzione.

Il processo per Marco

Sorbara e Antonio Raso

Lunedì 19, invece, si concluderà il secondo grado per i 5 imputati condannati al Tribunale di Aosta dopo il dibattimento ordinario: i presunti “partecipi” del sodalizio criminale Antonio Raso, Nicola Prettico e Alessandro Giachino, nonché gli ex assessori comunali Marco Sorbara e Monica Carcea, accusati di concorso esterno.

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