Verso l’esclusione delle partecipate degli impianti a fune dalla Legge Madia
«Qualcosa si sta muovendo» per escludere le partecipate pubbliche degli impianti a fune, modello adottato in Valle d'Aosta per la gestione delle località sciistiche, dai vincoli della legge Madia. La norma prevede, per le società partecipate pubbliche «che abbiano registrato, per 3 esercizi consecutivi, perdite di esercizio» l'impossibilità del socio pubblico di «sottoscrivere aumenti di capitale, effettuare trasferimenti straordinari, aperture di credito, né rilasciare garanzie a favore» delle aziende. È la situazione di alcune società partecipate, costrette alla chiusura anticipata della stagione nel marzo 2020 e che fino a quest'anno hanno subito riduzioni del fatturato e aumenti dei costi.
Giovedì scorso, 17 marzo, il governo ha accolto un ordine del giorno del gruppo Per le Autonomie, il cui primo firmatario è il senatore Albert Lanièce ed è stato sottoscritto anche da Gianclaudio Bressa, Meinhard Durnwalder, Dieter Steger e Julia Unterberger, che «impegna il governo a modificare la legge Madia a favore delle aziende partecipate pubbliche degli impianti a fune». Per Albert Lanièce è «un piccolo passo avanti». L'ordine del giorno è stato inserito nell'iter di conversone in legge del decreto Sostegni ter, nel pacchetto di intervento a sostegno delle imprese e degli operatori economici colpiti dall'emergenza Covid-19 e dagli aumenti dei prezzi nel settore elettrico.