Valter Peccolo, il dirigente sportivo “d’altri tempi” che amava follemente il calcio e la Juventus

Valter Peccolo, il dirigente sportivo “d’altri tempi” che amava follemente il calcio e la Juventus
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Una vita per il calcio, spesa a tifare la Juventus e a vestire i panni del dirigente di Coumba Freide prima e Grand Combin poi. Valter Peccolo e il pallone erano un tutt’uno, anche se con mille sfaccettature diverse. Sempre in tensione quando giocava la Vecchia Signora, lo si ritrovava con un aplomb britannico mentre sedeva in panchina nei match delle giovanili di quelle che sono state le “sue” squadre. Un personaggio d’altri tempi, almeno per quello strano mondo che è il calcio: chiacchierava con i ragazzini in attesa che l’arbitro finisse l’appello, cercava di far loro vivere in rilassatezza gli istanti che precedevano il fischio d’inizio. In partita, però, non tollerava gli insulti e gli improperi riservati al direttore di gara: a generazioni di giovani calciatori ha insegnato il rispetto dei ruoli e a capire - cosa ancor più difficile - che se un attaccante può fallire il più facile dei gol a porta vuota anche un arbitro ha il sacrosanto diritto di sbagliare una valutazione.

Da giocatore, di gol, ne aveva segnati parecchi. Un’ala molto offensiva, che negli anni Sessanta fece spesso gioire i tifosi del Nus. Continuò a calcare i campi di calcio fino a 48 anni con i Veterani dell’Aosta, dove l’agonismo faceva il paio con la voglia di stare insieme di un gruppo di amici con la passione per il pallone. Come tanti genitori aveva iniziato a seguire le gesta calcistiche del figlio Claudio: fu suo allenatore per 3 anni nei Pulcini dell’Aosta, poi passò al ruolo di dirigente accompagnatore del Coumba Freide. Quando Claudio smise, Valter restò. Troppa la voglia di respirare ancora il calcio, quello più sano e genuino, quello dei bambini. In estate organizzava tornei per grandi e piccoli, dall’autunno alla primavera doveva essere abile a conciliare i suoi impegni sportivi con le partite della Juventus. A Torino, dal 1964, scendeva con regolarità praticamente una volta ogni 2 settimane per tifare i bianconeri dal settore dei distinti. Per oltre 50 anni vice presidente dello Juventus Club Aosta, con Carlo Bataillon e Massimo Pellissier era uno dei punti di riferimento dei tifosi bianconeri di tutta la regione. Raramente perdeva una partita in casa della Vecchia Signora. Le trasferte, invece, erano esclusivamente quelle di coppa. Per quanto concerne le finali, l’unica gioia a Roma nel 1996, quando i rigori consegnarono la Champions League ai bianconeri dopo la sfida infinita con l’Ajax. Valter Peccolo era ad Atene nel 1983 per Juventus-Amburgo e a Monaco di Baviera nel 1997 e ad Amsterdam nel 1998 per i ko dei bianconeri con Borussia Dortmund e Real Madrid e partecipò pure alla trasferta di Manchester per Milan-Juventus del 2003. Fu anche a Bruxelles in quella terribile notte del 29 maggio del 1985. Allo stadio Heysel la Juve vinse la sua prima Coppa dei Campioni, un successo macchiato però dalla morte di 39 tifosi sugli spalti. Valter Peccolo vide con i suoi occhi cosa succedeva nella curva Zeta, lasciò lo stadio in tutta fretta per cercare di telefonare a casa il più presto possibile e rassicurare i familiari.

Nato il 20 ottobre del 1946 a Cuorgné, arrivò da ragazzino ad Aosta complice il trasferimento del papà Carlo all’ufficio del catasto del capoluogo regionale. Diplomatosi geometra, aveva il suo studio in via Trottechien ad Aosta ed era pure stato insegnante di educazione tecnica alle scuole medie di Courmayeur e di Variney a Gignod. Ricoverato al “Parini” di Aosta dal 15 dicembre, si è spento martedì scorso, 26 gennaio, dopo una breve malattia. Giovedì 28 i funerali sono stati celebrati nella chiesa di Saint-Martin-de-Corléans: Valter Peccolo lascia il figlio Claudio e gli adorati nipoti Alberto e Sofia, con i quali condivideva la passione per la Juve.

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