Valpelline, un pubblico numeroso alla serata dedicata all’abbé Henry

Valpelline, un pubblico numeroso alla serata dedicata all’abbé Henry
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«Abbiamo terminato alla grande - dichiara il presidente dell’Associazione Amici dell’Abbé Henry Giampaolo Gandelli - con il tutto esaurito nella sala dell’ex-centralina a Valpelline dove abbiamo promosso 10 incontri su temi disparati nell’arco della stagione estiva e chiusi domenica 27 con il ricordo proprio dell’abbé Joseph-Marie Henry in occasione dei 75 anni dalla sua scomparsa. Un momento toccante ed interessante grazie anche ai relatori che hanno coinvolto il pubblico con interessanti curiosità». Effettivamente la sala era gremita contro ogni più rosea previsione. Oltre 60 partecipanti e 6 testimonianze. A partire da Mauro Caniggia Nicolotti che ha tratteggiato la figura dell’abbé Joseph-Marie Henry partendo dalla descrizione dall’incontro causale nel 1938 con il curato di Valpelline in zona Porta Palazzo a Torino descritto così dal canonico Joseph Bréan: «Chaussé de gros soulier de montagne, tenant en main une canne rustique, portant une soutane presque elimée, il s’en allait traquillement devant nous, en fumant la pipe». Marco Cuaz ha parlato del religioso, alpinista e storico, che vedeva la montagna come una conquista lenta. Un modo per apprezzare l’ambiente a 360 gradi. Non certamente una sfida contro il tempo o per l’ambizione di issare una bandierina sulle tante vette (all’epoca) ancora da scoprire. A Joseph Rivolin il compito di inquadrare la figura storica abbé Joseph-Marie Henry con qualche “riserva” proprio sull’attendibilità storica di alcune pagine scritte da lui che non ne inficiano, tuttavia, l’importanza di studioso e soprattutto di divulgatore anche scientifico dell’epoca vista la sua passione per diversi ambiti: dalla glaciologia alla storia, dalla botanica all’alpinismo. Ampio ed articolato l’intervento di don Ivano Reboulaz, pro-successore dell’Abbé in quanto parroco di Valpelline, ma anche appassionato (a sua volta) di montagna, storia e tradizioni. Enea Fiorentini, invece, ha voluto portare la testimonianza della rivista La Giovane Montagna, per la quale l’abbé Joseph-Marie Henry scrisse diversi articoli promuovendo i siti della Valpelline ed incoraggiando la partecipazione attiva dei giovani agli “accantonamenti” (praticamente i campeggi di oggi) che organizzavano gli oratori dell’epoca in aree di montagna.

Intensa, infine, la narrazione di Agnese Ansermin, ex-insegnante di Valpelline, una delle poche testimoni viventi dell’era dell’abbé Joseph-Marie Henry che ha voluto toccare un tema ancora oggi di attualità e cioè “il ruolo delle donne in montagna” leggendo un documento scritto proprio dal curato in cui, sostanzialmente, sosteneva che «Siccome le donne sono come dei fiori, esse dovrebbero andare in montagna ma non più in alto di dove arrivano i fiori, quindi al massimo a 3mila metri». Una visione superata dai tempi, ma sicuramente curiosa e ben motivata dall’Abbé. L’occasione è stata utile anche per visionare alcune fotografie d’epoca e ricostruire luoghi e personaggi grazie alla collaborazione del pubblico presente in sala tra i quali un pro-nipote dell’abbé Henry, Candido Henry. Un personaggio, l’Abbé, che a 75 anni dalla scomparsa - morì a Valpelline il 26 novembre 1947 -, non è ancora stato completamente rivalutato e che merita sicuramente altri approfondimenti vista la molteplicità dei suoi interessi. Compresa la sua lunga amicizia con la principessa Maria Josè - poi ultima regina d’Italia - che nel periodo 1936-1945 si recò ben 16 volte a trovare l’abbé Joseph-Marie Henry a Valpelline.

Un pubblico numeroso ha partecipato domenica scorsa, nella Sala dell’ex centralina a Valpelline, alla serata dedicata all’abbé Joseph-Marie Henry

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