Valorizzata la torre di Pramotton A Donnas un sito di grande fascino

Valorizzata la torre di Pramotton A Donnas un sito di grande fascino
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In questi giorni è stata una sorpresa per molti salire sino alla torre di Pramotton e trovare un sito in ordine, pulito e soprattutto valorizzato, grazie ad un attento restauro. Quello di Pramotton è un luogo speciale, scelto già nel medioevo come posto di osservazione per controllare la Via Francigena e pure i percorsi che scendevano dalla valle di Gressoney e da quella di Champorcher. Un’altura strategica che oggi è diventata una meta escursionistica molto amata. «Certo - spiega l’architetto Silvia Stroppa di Pont-Saint-Martin direttrice dei lavori - il luogo è frequentato dagli abitanti del luogo ma non solo. La salita nel bosco di castagni, sull’antico sentiero di gradoni di pietra naturale ha sempre destato attenzione e meraviglia. L'arrivo alla torre è una vera sorpresa: si passa in un istante dal bosco umido e caldo a un luogo ventilato con una vista inaspettata a 360 gradi sui dintorni. Compaiono magicamente il forte di Bard, il castello dei Signori di Pont-Saint-Martin, il santuario di Nôtre Dame de la Garde a Perloz, il castello di Castruzzone sopra Carema, quello di Montalto, l'alveo della Dora Baltea e il torrente Lys.»

La torre di Pramotton - conosciuta anche come tour d’Avies e di Bellegarde - di particolare forma esagonale è di proprietà della Regione Valle d’Aosta, che l’ha concessa in comodato al Comune di Donnas. Questo passaggio ha consentito di accedere ai contributi del Gal, arrivati nella misura di 68mila euro dei 105mila previsti per il restauro. «I lavori di recupero della torre, iniziati nell'estate 2021, hanno richiesto - evidenzia Silvia Stroppa - un notevole impegno organizzativo a causa delle oggettive difficoltà legate alla logistica di cantiere: la faticosa salita da compiersi ogni giorno carichi di attrezzature, il poco spazio disponibile per depositare i materiali e il vento forte che caratterizza il sito hanno reso i lavori una vera avventura. La ditta vincitrice dell'appalto, la Fox di Messina, coordinata dall'ingegner Francesco Barbitta, non si è persa d'animo e ha portato a termine l'impegno con grande precisione ed ottimi risultati, sotto la supervisione della Sovrintendenza regionale per i Beni culturali. Le maestranze siciliane hanno concluso l’intervento nei tempi previsti dall'appalto e hanno ricevuto i complimenti dei tecnici della Regione, sia per quanto riguarda il Servizio dei beni architettonici che per quello dei beni archeologici.»

Le operazioni progettate e portate a termine hanno riguardato principalmente la ricostruzione dei crolli di porzioni delle murature, sui fianchi e alla base della costruzione, la sigillatura dei giunti con impasto di calce naturale, pietrisco e inerte, il diserbo delle piante infestanti, il restauro della bella merlatura di coronamento della sommità della torre, la pulitura del portale di pietra e lo scavo archeologico all'interno eseguito da Mauro Cortelazzo.

«Le difficoltà di operare in un sito disagevole, senza acqua corrente né allaccio elettrico sono state molte. - racconta l’architetto Stroppa - Tuttavia la ditta incaricata ha saputo fare fronte anche agli imprevisti, organizzando una cucina da campo, e predisponendo sul posto il materiale necessario per la chiusura delle fessure, l'operazione più complessa effettuata sui fianchi della torre. L'ulteriore difficoltà insorta durante l'approntamento del cantiere, cioè il reperimento dei ponteggi necessari, che scarseggiavano ovunque durante l'estate 2021, come ben sanno tutti quelli che lavorano in campo edile, è stata risolta dalla Fox facendo arrivare direttamente i ponteggi da Messina in nave e poi trasportandoli su strada. L'elicottero della HeliMontBlanc ha rapidamente trasferito i pezzi sino alla torre con grande sincronia e precisione, lavorando in un sito complicato dalle raffiche di vento e dall’impossibilità di effettuare un atterraggio tra le rocce.»

Il restauro del complesso storico che ora è possibile ammirare è terminato con alcuni lavori correlati: la sistemazione del sentiero per l'arrivo alla torre e la messa in sicurezza di una porzione della cinta muraria, che presentava un crollo strutturale, con il conseguente posizionamento di pannello esplicativo. «La progettazione di una robusta centina di ferro, saldata e sagomata sul posto per seguire il naturale andamento del varco, ha permesso - conclude Silvia Stroppa - di mantenere un cannocchiale visuale attraverso il quale è possibile osservare la piana di Donnas e il forte di Bard.»

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