Valentina Cutano, scienziata: da Cogne a Cambridge per il colosso AstraZeneca

Valentina Cutano, scienziata: da Cogne a Cambridge per il colosso AstraZeneca
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La nuova vita di Valentina Cutano è iniziata 6 mesi fa, quando da Praga si è trasferita a Cambridge per proseguire le sue ricerche nell’ambito dei tumori.

Nata e cresciuta a Cogne, oggi ha 34 anni e lavora per AstraZeneca oncologia.

«Prima di arrivare qui la strada è stata piuttosto lunga. - racconta da Cambridge Valentina Cutano - Fin da piccola, ho sempre avuto la passione per la scienza in generale, soprattutto per la biologia: giocavo nel retro della lavanderia di famiglia, in un prato che, quando pioveva, si riempiva di lumache, che mi affascinavano».

Così, dopo il Liceo Bérard ad Aosta, Valentina Cutano ha cercato una strada che le permettesse di studiare lo sviluppo dei tumori. La medicina non era la sua strada e, continua nel suo racconto, «ho deciso di iscrivermi a biotecnologie proprio perché sembrava la facoltà che più potesse avvicinarmi al mondo della ricerca come volevo io. Ho iniziato prestissimo a lavorare in laboratorio, già al secondo anno di università, ed è stato amore a prima vista».

La sua scelta cade sulla ricerca sui tumori femminili. «Ho vinto una borsa di dottorato all'Università di Udine. - spiega Valentina Cutano - Lì, sotto la guida del professor Claudio Brancolini, ho seguito un progetto basato sul tumore alla mammella: bisognava capire i meccanismi che portano allo sviluppo di questo tipo di tumore, studiare proprio il DNA e capire quali sono i cambiamenti che poi avvengono nei pazienti. Ci siamo appoggiati ad una tecnica che all'epoca era abbastanza, all'avanguardia, il “Crispr”: chi l’ha inventata, Emmanuelle Charpentier e Jennifer Doudna, ha ottenuto il Nobel per la chimica nel 2020».

Ai 3 anni di dottorato, se ne è aggiunto un quarto per completare il progetto, ma nella giovane ricercatrice si faceva già strada il desiderio di un’esperienza all’estero. «L’occasione è arrivata con una borsa a Praga all'Istituto di chimica organica e biochimica - aggiunge Valentina Cutano - in un laboratorio appena aperto. Mi sono fermata 4 anni in questo Istituto fantastico perché è un istituto all'avanguardia, in cui ho potuto capire come funziona la ricerca all'estero, soprattutto se ci sono dei fondi che finanziano appunto i ricercatori. Ho avuto la possibilità di lavorare con la libertà massima di poter usare le risorse al 100 per 100, e ho allargato il mio campo di studio anche al tumore all'ovaio, un argomento per me nuovo ma che mi appassionava tantissimo». Seconda grande esperienza, dunque, e seconda pubblicazione, che ancora non bastano: «In parallelo - racconta la ricercatrice - ho avuto la possibilità di lavorare con una con un'azienda per testare delle molecole, per poter trovare delle nuove cure per il tumore alla mammella. Ho lavorato con 80mila composti chimici e tra questi sono riuscita a trovare un potenziale nuovo farmaco, quindi una nuova molecola che sembrerebbe far regredire il tumore alla mammella. Sono studi preliminari, ma la parte clinica nei pazienti dovrebbe portare a breve ad una registrazione, diciamo un patentino. In questa situazione, si è fatta strada dentro di me l'idea di provare a avvicinarmi ad un tipo di ricerca un po' più vicina alla clinica, volevo capire come era la ricerca da un punto di vista appunto aziendale e soprattutto più vicina ai pazienti qualcosa che potesse essere più diciamo funzionale». AstraZeneca gliene ha offerto la possibilità e Valentina Cutano è partita alla volta del Regno Unito, dove ha una borsa di post dottorato e può continuare a fare ricerca a tutti gli effetti, ricoprendo anche in azienda una posizione molto simile a quella che aveva in università.

«Vivo da valdostana all'estero - spiega Valentina Cutano - e continuo a portare la Valle e soprattutto Cogne in giro per il mondo. Ogni volta che propongo delle presentazioni nei congressi, c'è sempre una foto di Cogne che mi ricorda da dove sono partita e sicuramente l'essere arrivata in Inghilterra post Brexit non è stato facile. Ho dovuto aspettare 3 mesi per ottenere il visto, soprattutto perché era appena scoppiata la guerra in Ucraina, e fra 3 anni dovrò rinnovarlo, se deciderò di rimanere».

Per quanto sia stato complicato, anche a livello culturale, il passaggio dall’Italia alla Repubblica Ceca e poi all’Inghilterra è stato impegnativo. «Se non altro qui in Inghilterra è più facile perché tutti parlano una lingua, diversamente da Praga. E non ho mai percepito un approccio “razzista” nei miei confronti. Quello che ho constatato a Praga e poi qui a Cambridge è che la formazione degli italiani è veramente di altissima qualità. Siamo tantissimi a lavorare in AstraZeneca, appunto perché il nostra tipo di istruzione è veramente alto e di buona qualità e quindi loro sono molto contenti di averci qua. Sono sempre più convinta che non abbiamo nulla da invidiare ai ricercatori europei o agli americani. L'unico nostro grande problema è la difficoltà nel trovare le risorse».

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