UniVdA ultima nella graduatoria dei piccoli atenei non statali Seconda nell’ambito delle scienze della formazione primaria
Vi sono 70 graduatorie nella 23esima edizione della Classifica Censis delle Università italiane, un’articolata analisi del sistema universitario italiano (atenei statali e non statali, divisi in categorie omogenee per dimensioni) basata sulla valutazione delle strutture disponibili, dei servizi erogati, del livello di internazionalizzazione, della capacità di comunicazione 2.0 e della occupabilità.
Con riferimento alla classifica degli atenei non statali, risultano stabili i grandi atenei non statali (oltre 10mila iscritti), con l’Università Bocconi (90,4 punti) in prima posizione e l’Università Cattolica di Milano (76,6) al secondo posto. Tra i medi atenei non statali (da 5mila a 10mila iscritti) è la Luiss a collocarsi in prima posizione. Tra i piccoli atenei non statali (fino a 5mila iscritti), i più numerosi, la Libera Università di Bolzano mantiene la posizione di vertice con un punteggio di 88,6, seguita in seconda posizione dall’Università di Roma Europea (87,8). Nelle ultime 3 posizioni, fra le 10 della classifica, Liuc-Università Cattaneo (80,8) si colloca settima tra i piccoli atenei non statali, prima dell’Università di Milano San Raffaele (78,6), dell’Università Lum-Degennaro (75,8) e dell’Università della Valle d’Aosta (71,8), rispettivamente in terzultima, penultima e ultima posizione.
Tra le 14 università non statali, dove primeggia la Bocconi di Milano, Aosta si posiziona decima nella classifica delle lauree triennali di tipo economico, prima nell’area linguistica, nona nelle discipline di tipo politico-sociale e comunicazione, sesta in quelle del gruppo psicologico; tra le lauree a ciclo unico è seconda dopo Bolzano nell’ambito delle scienze della formazione primaria; per la laurea biennale di ambito economico è sesta, in quello linguistico ultima su 7.
La lettura dei dati
La piccola Università della Valle d’Aosta, si mette a confronto con altri atenei, nel raggruppamento dei “piccoli atenei”, che contano fino a 5mila iscritti, a fronte dei suoi 1.000. Il grafico generale degli ultimi anni, presenta picchi e crolli: su un punteggio che arriva fino a 110, le borse di studio nel 2020 hanno toccato il 100, per poi scendere nel 2023 al 69; le strutture, dal 2019 stabili intorno ai 60 punti, salgono a 69; la comunicazione e i servizi digitali, dopo qualche sali e scendi, restano sui 66; le strutture, in genere sugli 80 punti, scendono a 66. Solo l’internazionalizzazione conserva un punteggio più alto delle altre voci, con 89 punti, anche in calo rispetto al 2021 quando sfiorava il punteggio massimo. La media generale del «voto» assegnato dal Censis all’ateneo valdostano si ferma a 71,8 punti.
Parla la Rettrice
«I parametri di rilevazione utilizzati dal Censis sono il risultato di variabili complesse e soggette a variazioni negli anni. - spiega la rettrice Manuela Ceretta - Ad esempio, nella sezione riguardante le borse di studio, il grafico fotografa l’importo totale di borse di studio erogate dagli Atenei e dagli enti per il diritto allo studio ma non dice nulla circa la percentuale delle domande accolte che è invece il dato più significativo; all’Università della Valle d’Aosta, grazie al contributo sostanziale della Regione che funge da ente per il diritto allo studio, il numero di borse erogate è pari alle richieste ricevute, dunque il 100 per cento di studenti/studentesse che richiede un contributo e ha i requisiti lo ottiene. Questo non è un dato scontato se si pensa che in moltissime regioni italiane una larga parte degli aventi diritto alle borse di studio non le ottengono».
«Per quanto riguarda il tema dell’internazionalizzazione - continua la professoressa Ceretta, commentando il punteggio più alto secondo il Censis - il dato si spiega con un costante lavoro di relazione svolto dall’Univda per il convenzionamento con atenei stranieri sia per erogare doppi diplomi di laurea sia per stipulare accordi di mobilità per studio all’estero. L’ateneo è fortemente convinto che le soft skills acquisite nel corso di esperienze all’estero siano di fondamentale importanza per l’inserimento nell’attuale mondo del lavoro e opera da tempo in questa direzione».
La didattica
Anche negli indirizzi di studio, il confronto con gli altri atenei ha bisogno di essere spiegato. «Nella valutazione della didattica - dice Manuela Ceretta - il Censis prende in considerazione parametri legati alla persistenza negli studi tra il primo e il secondo anno di corso, alla regolarità di carriera degli studenti e alla mobilità internazionale degli studenti. Soprattutto sull’ultimo indicatore, l’ottimo dato del corso di Lingue e comunicazione per l’impresa e il turismo, che si pone ormai da anni ai primi posti della classifica, è spiegato dal fatto che coloro che si immatricolano in questo Corso di studi possono, se vogliono, trascorrere un anno e mezzo all’estero».
Quello che non emerge dai numeri è invece l’atout dei piccoli numeri, che rende possibile una maggior attenzione ad ogni iscritto: «Un elemento fondamentale nella durata degli studi è il rapporto studenti/studentesse per docente: all’Università della Valle d’Aosta questo rapporto è estremamente favorevole, e contribuisce in misura significativa a ridurre la durata degli studi. Il corso di laurea in Scienze della formazione, che si pone al secondo posto nella graduatoria del suo settore disciplinare, ne rappresenta un esempio».
Traspare un po’ di delusione per i punteggi tendenti al basso e una linea del grafico discontinua, che guarda in giù. «Per quanto riguarda altri indicatori assunti dal Censis, l’Università non ha la possibilità di influire su di essi. - commenta la rettrice Ceretta - Si prenda ad esempio in considerazione l’indicatore relativo alla durata degli studi: esso è frutto di scelte individuali. Coloro che optano per studiare e lavorare contemporaneamente hanno ovviamente percorsi di uscita dagli studi più lunghi, ma non per questo meno significativi anche dal punto di vista dell’impatto sociale. Un caso analogo è rappresentato da coloro che decidono di completare gli studi interrotti in gioventù o di conseguire una seconda laurea. Si tratta di scelte da valorizzare che però risultano penalizzanti nelle classifiche impostate sulla durata degli studi. Questo fattore incide in particolare sui corsi che tradizionalmente attirano le persone adulte alla ricerca di formazione aggiuntiva come ad esempio Scienze politiche, che da quest'anno accademico ha aperto un percorso serale dedicato proprio agli/alle studenti/studentesse lavoratori/trici».
«Inoltre - conclude Manuela Ceretta - avendo l’Università della Valle d’Aosta numeri estremamente piccoli, minime variazioni di numeri assoluti possono influenzare significativamente gli indicatori facendo spostare l’Ateneo di qualche posizione nelle graduatorie senza che ciò costituisca un reale cambiamento della situazione».