Una strada al Col Ranzola, ambientalisti in allarme

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Sta sollevando inquietudine e proteste da parte degli ambientalisti la deliberazione approvata lunedì scorso, 27 novembre, dalla Giunta regionale per l’utilizzo delle risorse provenienti dal Fondo per lo sviluppo delle montagne. A suscitare particolare perplessità è l’ingente cifra - quasi 3 milioni di euro - per la «riqualificazione della strada intervalliva comunale che collega il Comune di Brusson con quello di Gressoney-Saint-Jean attraverso il Col Ranzola». «Di quale riqualificazione si tratta visto che al colle di strade non ce ne sono?» si chiedono gli ambientalisti. In effetti attualmente la pista poderale nelle 2 vallate non sale fino ai 2.170 metri del colle ma si ferma più in basso. Il valico si raggiunge solo tramite sentiero. La preoccupazione è che i lavori per la strada stravolgano l’ambiente naturale e che possano anche interessare il noto muretto di epoca napoleonica. «I Comuni di Gressoney-Saint-Jean e di Brusson intendono realizzare una pista poderale attraverso il Col Ranzola, con finalità di carattere agricolo, turistico e di Protezione civile, che colleghi la zona di arrivo della seggiovia Weissmatten e del bacino idrico per l’innevamento programmato a Saint-Jean (a 2.043 metri), con la strada poderale esistente che giunge sino all’Alpeggio Fenêtre (2.080 metri) nel Comune di Brusson. - si legge nella deliberazione - L’intervento prevede pertanto attività di scavi e riporti sui versanti interessati, che in alcuni settori, a causa dell’elevata acclività necessiteranno di opere di sostegno, che saranno definite in fase di progettazione. L’esecuzione dell’infrastruttura, data la natura lineare, verrà suddivisa in stralci funzionali in maniera tale da servire inizialmente gli alpeggi esistenti e successivamente rendere interamente completo il tracciato. La realizzazione dell’intervento si pone come obiettivo generale il mantenimento dei territori di montagna e di alpeggio rendendoli maggiormente accessibili e innescando anche un processo di riqualificazione nelle aree circostanti (ad esempio l’eventuale ripristino di ruderi presenti)» nonché «la promozione della mobilità sostenibile». «Questa proposta - recita ancora il documento approvato dalla Regione - va nella direzione di una “apertura” non soltanto “stradale”, ma culturale e di resilienza alle difficoltà ed ai cambiamenti in cui versa la montagna intesa come ecosistema ambientale ed umano».

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