Una raccolta di firme online contro la sospensione dopo 6 mesi dell’indennità Inps ai dipendenti malati
Affrontare una grave patologia è già un dramma ma se dopo 6 mesi di malattia anche l'Inps ti volta le spalle, non versandoti più l'indennità, la situazione allora diventa disperata. Ne sa purtroppo qualcosa Salvatore Di Maio, 52 anni, di Aosta, di professione tappezziere. Il suo calvario inizia nell'aprile scorso con un forte dolore alla guancia destra, si mette in malattia e comincia a sottoporsi ad accertamenti medici. La prima Tac evidenzia qualcosa di sospetto pertanto viene ricoverato all’Ospedale regionale “Umberto Parini” di Aosta e vi rimane per quasi un mese «Senza ottenere - riferisce la figlia Deborah - una diagnosi definitiva. A questo punto decidiamo di portarlo a Milano per visite più approfondite e purtroppo gli viene diagnosticata una patologia molto seria». Da quel momento per Salvatore Di Maio si susseguono le entrate e le uscite dall'ospedale per controlli e sedute di chemioterapia che lo hanno tenuto lontano dal lavoro. È perciò in malattia ma se una volta questa posizione non aveva un limite temporale ora le cose sono cambiate, perché il codice civile prevede che «L'azienda può licenziare il lavoratore nel caso in cui l'assenza per malattia superi il periodo stabilito dalla legge che è valutato in 180 giorni». Dunque 6 mesi per essere licenziato e, di conseguenza, fine dell'indennità erogata dall'Inps. «Il datore di lavoro di mio padre, che noi ringraziamo tanto, non lo ha licenziato. - continua la figlia Deborah - Pertanto, quando le condizioni di salute glielo permetteranno, potrà riprendere al sua attività. Il problema enorme è che senza un'indennità mensile che l'Inps non gli erogherà più, come farà a far fronte alle spese per curarsi e mandare avanti la famiglia? Una volta il sostegno assistenziale durava fino al completo ristabilimento del lavoratore malato, pertanto il problema non esisteva. Ora, con il termine di 6 mesi, cosa devono fare i pazienti con patologie di lunga durata?».
Salvatore Di Maio deve sottoporsi a nuove sedute di chemioterapia in pastiglie per altri 6 mesi, terapia che provoca grande pesantezza alle gambe, sensazioni di bruciore e intorpidimento a mani e piedi. Nel frattempo sta per scadere il termine per il sostegno economico dell’Inps. A questo punto Deborah non ci sta e prende in mano la situazione: «L'Inps dovrebbe fare delle eccezioni in questi casi. Chi ha una malattia del genere non può combatterla se non ha i diritti di cui dovrebbe godere». A tal proposito ha lanciato una petizione online affinché venga cambiata la regola dei 6 mesi all’indirizzo https://chng.it/ 6QZqs7qh, invitando chi vuole aiutarla a porre la sua firma. «Non chiedo carità, - spiega Deborah Di Maio - ma solo una firma per aiutare mio padre a combattere la sua battaglia, e con lui sostenere tutti coloro che si trovano nella sua stessa situazione. Aiutatemi quindi a restituire a mio papà la dignità di ricevere uno stipendio che gli serve per vivere».