Una «montagna sacra» nel Parco del Gran Paradiso, inaccessibile a tutti: prende corpo il progetto
Istituire una «montagna sacra» nel Parco del Gran Paradiso, una montagna «consacrata alla natura inviolabile dall’uomo» per dare senso e concretezza al centenario dell’area protetta che «cade» l’anno prossimo, nel 2022. Un’idea innovativa e rivoluzionaria almeno nel mondo occidentale e dall’alto valore simbolico. Montagne sacre nel senso religioso del termine esistono in Nepal (Machapuchare, 6.993 metri) e Cina (Kailash, 6.638 metri). In questo caso il termine sacro vuole enfatizzare la visione laica, indicando un luogo elevato e inaccessibile, affascinante a prescindere dal culto religioso. Per una volta, in un luogo dovrà prevalere l’idea dell’astensione. La «montagna sacra» non sarà luogo di divieti e di sanzioni pecuniarie per chi non vorrà seguirli, sarà piuttosto un progetto culturale, una scelta condivisa e rispettata da tutti. Implicherà anche una nuova forma di fruizione del Parco, poiché intorno alla montagna si potranno costruire itinerari e punti di sosta che porranno l’enfasi sull’osservazione e non sulla conquista, sulla conoscenza più che sulla competizione sportiva.
Il progetto propone di eleggere il Monveso di Forzo (3322 metri) a «montagna sacra» del Parco del Gran Paradiso. L’idea arriva da Toni Farina e Antonio Mingozzi, rispettivamente consigliere ed ex direttore del Parco. Diverse le ragioni alla base della scelta: si tratta di una delle più eleganti montagne del vallone di Forzo, la cui forma di piramide quadrangolare rappresenta l’icona delle cime alpine nell’immaginario collettivo. Si trova sulla cresta spartiacque tra Piemonte e Valle d’Aosta, quindi condivisa dai due versanti del Parco; la cima è ben visibile dalla Val Soana, da Cogne, dalla pianura canavesana e dall’area metropolitana torinese. Il gruppo delle Arolle, di cui il Monveso fa parte, comprende montagne belle e solitarie, dove gli incontri umani sono già al limite dell’inesistente.
Del comitato promotore fanno parte Giuseppe Barbiero, Enrico Camanni, Duccio Canestrini, Guido Dalla Casa, Toni Farina, Franco Ferrero, Pietro Lacasella, Beppe Leyduan, Massimo Manavella e Antonio Mingozzi. Tra gli aderenti, che sono già più di 500, anche Hervé Barmasse, Michele Serra e Luca Mercalli.
Se la decisione andasse in porto, la presenza umana sarebbe esclusa dall’intera piramide, già attualmente molto poco frequentata da alpinisti ed escursionisti.