Una App per segnalare le piante esotiche invasive che possono essere dannose per l’apicoltura

Una App per segnalare le piante esotiche invasive che possono essere dannose per l’apicoltura
Pubblicato:
Aggiornato:

Da diversi anni l’Amministrazione regionale si occupa del fenomeno delle piante esotiche invasive in Valle d’Aosta che costituiscono una delle principali minacce alla biodiversità e all’integrità degli habitat della flora tipica. Una delle conseguenze negative dovute alla presenza di queste piante - panace di Mantegazza, poligono di Boemia e senecio sudafricano - riguarda le produzioni di miele e polline. Si tratta di piante che possono provocare danni piuttosto seri alla biodiversità, alla salute dell’uomo e a quella degli animali.

A tale proposito, l’Institut Agricole Régional ha ospitato lunedì scorso, 3 dicembre, il seminario “Le piante esotiche invasive e i rischi per l’apicoltura”. Il seminario rientra nel progetto Alcotra Interreg “RestHAlp - Ripristino ecologico di habitat nelle Alpi”. L’Institut Agricole Régional è il capofila del progetto. Gli altri partner sono la Struttura Biodiversità e Aree naturali protette dell’Assessorato regionale dell’Agricoltura e Ambiente e l’Ente Parco Gran Paradiso; per quanto riguarda il versante francese, il Conservatoire botanique national alpin, il Conservatoire d'espaces naturels de  Savoie e l’Institut national de recherche en sciences et technologies pour l’environnement et l’agriculture.

«Il progetto - ha spiegato Mauro Bassignana, ricercatore dello Iar - persegue l’obiettivo di preservare o ripristinare lo stato di conservazione di habitat naturali nelle Alpi».

Durante il seminario è stata presentata l’applicazione per smartphone AlienAlp, grazie alla quale sarà possibile a chiunque segnalare la presenza delle specie esotiche invasive. Nell’ambito del progetto si è parlato pure del gruppo di lavoro permanente che è stato attivato per la gestione delle specie vegetali esotiche.

Per il mondo delle api, i rischi legati alle piante esotiche invasive riguardano in particolare maniera il senecio sudafricano, segnalato in Valle d’Aosta per la prima volta nel 1990. Il suo polline può contenere alte concentrazioni di alcaloidi pirrolizidinici (sono tossine biosintetizzate esclusivamente dalle piante come difesa dagli erbivori) che possono essere ingerite dall’uomo anche attraverso il miele. Attraverso uno studio sul senecio sudafricano presente nella zona centrale della nostra regione, sono stati prelevati una quarantina di campioni di miele: trenta da produttori in zone fortemente invase da questa specie vegetale; dieci in aree libere o meno colonizzate. Sono stati analizzati anche nove campioni di polline. Le analisi tossicologiche sui mieli valdostani rassicurano sia i produttori sia i consumatori. Le concentrazioni di alcaloidi pirrolizidinici rilevate sono modeste. Dunque, non devono preoccupare. Per quanto riguarda il polline proveniente da zone molto infestate dal senecio sudafricano, invece, bisogna prestare attenzione per quanto riguarda la vendita e il consumo.

Abbonamento Digitale La Valléè
Archivio notizie
Maggio 2024
L M M G V S D
 12345
6789101112
13141516171819
20212223242526
2728293031