«Un luogo suggestivo come l’eremo di San Grato meriterebbe di essere tenuto meglio»
Gentile Signor Sindaco di Charvensod,
facendo seguito alla sua risposta di cui la ringrazio sentitamente, ritengo pacifico che l’eremo di San Grato sia di proprietà della Curia. Tuttavia ritengo altrettanto pacifico che le adiacenze siano di proprietà del Comune di Charvensod il quale pertanto dovrebbe prendersene cura e provvedere al mantenimento delle stesse (alludo all’area pic-nic e barbecue che dubito fortemente ricada nella giurisdizione della Diocesi).
Infatti, mutatis mutandis, anche la Colleggiata di Sant’Orso e la Cattedrale, in quanto beni ecclesiastici, sono nella titolarità della Diocesi, ma le piazze antistanti ricadono innegabilmente nella sfera di competenza del Comune di Aosta.
Comunque, senza scomodare la lotta per le investiture ed il consueto puerile rimpallo di responsabilità, ribadisco che un luogo suggestivo quale l’eremo di San Grato meriterebbe di essere tenuto meglio.
Inoltre, pur essendo anch’io dell’avviso che chiunque frequenti la montagna debba diligentemente portare a valle i propri rifiuti, dissento tuttavia in merito alla rimozione dei cestini delle immondizie in quanto tale decisione comporterà inevitabilmente la dispersione delle stesse nell’ambiente circostante.
A tal proposito credo peraltro più oneroso in termini di risorse pubbliche pulire un’intera porzione di territorio piuttosto che svuotare periodicamente un paio di cestini.
Voltaire ci insegna che, ahimè, non viviamo nel migliore dei mondi possibili e pertanto occorre adottare provvedimenti parametrati a tale situazione.
Ne deriva che l’argomentazione logico-razionale sottesa alla decisione di rimuovere i cestini sia condivisibile solo in linea di principio e da un punto di vista squisitamente teorico ed astratto, ma sia destinata a scontrarsi con l’amara realtà in cui orde di incivili sverseranno indebitamente rifiuti in natura lasciando traccia del loro passaggio e della maleducazione che li contraddistingue.
Infine, pur non avendo nulla da obiettare in ordine alla bontà delle corvées, nobili e tradizionali iniziative che contribuiscono non solo al mantenimento del territorio, ma agiscono altresì da collante sociale e comunitario, ritengo tuttavia che queste ultime non possano e non debbano sostituirsi all’operato dell’amministrazione comunale.
Mi permetta infine, senza alcun intento polemico, di rimarcare come, contrariamente a quanto asserisce, non mi risulta sia abitudine del Comune da lei amministrato rispondere privatamente alle segnalazioni costruttive.
Infatti, nonostante le abbia precedentemente scritto altre due mail rispettivamente in data 25 giugno 2019 ed in data 25 maggio 2020, non ho mai ricevuto da parte sua alcuna risposta.
Ecco spiegato perché, lungi da futili pretesti di visibilità, questa volta, memore delle precedenti segnalazioni prive di riscontro, ho deciso di rivolgermi agli organi di stampa; cosa che continuerò a fare ogniqualvolta le amministrazioni comunali del territorio nel quale vivo me ne forniranno ragione.
Cordiali saluti.