Un corso per l’accompagnamento dei malati psichiatrici con la Diapsi
Accendere una luce sul mondo delle malattie mentali, aprendolo anche a chi non ci convive nella vita quotidiana. E’ l’obiettivo della nuova iniziativa della Diapsi, un corso di formazione per volontari che vogliano dedicarsi all’accompagnamento dei malati psichiatrici al loro domicilio o in strutture residenziali. In questo modo i partecipanti potranno aiutare le famiglie ad affrontare le ansie e le paure dovute alla patologia psichiatrica di un congiunto, accompagnare il malato nella sua vita quotidiana sostenendolo e incoraggiandolo e favorire il suo recupero umano e sociale.
Le iscrizioni scadranno lunedì 28 febbraio e il corso prenderà il via nel mese di aprile con incontri a cadenza quindicinale di due ore e mezza ciascuno. E’ previsto un iniziale colloquio conoscitivo con una psicologa. I volontari avranno in seguito l’opportunità di svolgere uno stage in strutture del territorio che si occupano di persone portatrici di patologie psichiatriche e di partecipare a una gita con i ragazzi della comunità. In conclusione si terranno quattro conferenze nei diversi distretti sanitari della nostra regione (Morgex, Aosta, Châtillon e Verrès) durante le quali i volontari racconteranno la propria esperienza e le proprie emozioni.
«L’idea è nata quando prima del Covid, durante uno dei nostri corsi riservati ai famigliari dei malati psichiatrici, un ragazzo mi disse: “Finché mia sorella non si è ammalata non sapevo della vostra esistenza”. - racconta la presidente della Diapsi Odetta Bonin - Eppure sono ormai 22 anni che organizziamo incontri e iniziative sul territorio. Abbiamo perciò pensato che fosse necessario “aprirsi” di più, coinvolgere anche chi non ha a che fare con i disturbi psichiatrici nella propria famiglia. Così abbiamo partecipato al Premio per il Volontariato ricevendo un finanziamento che ci ha permesso di proporre questo corso». La malattia mentale è ancora oggetto di uno stigma, un dramma nel dramma per chi ne è colpito e per i suoi cari. Coinvolgere persone “esterne” può contribuire ad abbattere il muro di diffidenza che separa la società da coloro che soffrono di questi disturbi. «Naturalmente sarà anche un modo per integrare l’associazione con nuovi volontari, di cui abbiamo bisogno. - prosegue Odetta Bonin - Credo che il messaggio portato da una persona estranea, che non ha un famigliare malato e quindi non è coinvolto in modo diretto emotivamente, possa avere un effetto ancora superiore, in particolare sui giovani. Che sia in qualche modo innovativo e d’impatto».
Per informazioni e adesioni è necessario telefonare al 347 1644295 o al 345 4700286.