Un commosso ricordo di Leo Sandro Di Tommaso del professor Domenico “Mimmo” Budaci tra fede, studio e amicizia

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«In questi ultimi tempi ho fatto la triste esperienza della perdita di tre amici con i quali desideravo ancora parlare e costruire piccoli progetti, e per la cui dipartita sono entrato in una notte nera. Tre amici tutti usciti da noviziati francescani, per poi affrontare il mare del mondo e i compiti loro assegnati dalla storia piccola o grande della loro esistenza. Di essi solo Gino Fasoli è morto per Coronavirus: mio amico fin dalla gioventù, mio ospite per un certo periodo, diventato medico, con studi anche negli USA, ha esercitato la sua professione nel Bresciano, in Africa con “Médecins sans frontières”. Tornato in servizio, pur essendo in pensione, ha sacrificato la sua vita per aiutare il prossimo. Magari in un'altra occasione potrò parlare anche del secondo amico, cioè di Mimmo Bertucci, molto conosciuto da noi in Valle, portato via da un male inesorabile in pochi giorni.

Ora, ringraziando 'La Vallée Notizie' che mi ha concesso questo favore, voglio ricordare Domenico Budaci, che è mancato il 19 marzo, con cui ho avuto un intenso rapporto d'amicizia e di lavoro intellettuale e spirituale. “Ciao, arrivederci: allora ci vediamo martedì prossimo” ripetevo mentre accompagnavo Mimmo alla porta, dopo aver lavorato con lui per qualche ora, una volta alla settimana. Amici da lunga data, ci frequentavamo molto di più in questi ultimi anni, finché la nostra frequentazione è diventata un appuntamento settimanale, con telefonate durante la settimana. Ci incontravamo da mesi per riflettere insieme, scrivere e poi leggere, correggere e riflettere ancora insieme su quanto venivamo scrivendo, di settimana in settimana, in vista di un libro sulla “misericordia”, un testo spirituale in cui mettere insieme riflessioni provenienti da due amici che, pur avendo fatto scelte diverse, si ritrovavano su quello che è il centro della fede cristiana: la misericordia di Dio, la salvezza e il riscatto umano attraverso la gratuità del dono di Dio.

Quando mi sono interrogato sul perché di questo tema, che Mimmo aveva scelto per un libro a quattro mani e su cui mi ero detto d'accordo, ho trovato che proprio la misericordia è stato il filo rosso che ha attraversato tutta la sua vita di credente. Mimmo non ha scelto per il nostro libro un tema religioso “alla moda” in quanto reso pubblico da Papa Francesco: no, già prima di questo papa Mimmo si interrogava, cercava nella vita spirituale dei suoi amici o di illustri cristiani che sono stati anche suoi amici o maestri, quali don Primo Mazzolari, Adriana Zarri, monsignor Luigi Bettazzi, don Michel Do, questa linfa vitale dell'essere cristiani. Si pensi alla rubrica “Il Lucernario” che ha curato per anni per il “Corriere della Valle”, in cui - come dichiarò in un'intervista del 2009 - scriveva “quasi sempre dei lontani, degli emarginati, dei poveri e dell’impegno quotidiano a costruire la pace interiore e fra gli uomini”, per cui molti credenti cristiani “si impegnano ogni giorno a vivere e praticare l’amore infinito e misericordioso del Padre”. Basta rileggere quei brevi e sapienti interventi per rendersene conto: è facile farlo perché Mimmo li raccolse nel volume “Frammenti di luce”. Egli ci ha lasciato in eredità altri tre libri: “Don Mazzolari. Uomo della misericordia, dei lontatni e della pace (1890-1959)”, del 2006; “Adriana Zarri, Tutto è grazia. L'ultima intervista con Budaci Domenico”, del 2011; “Il Concilio liberato: Dialogo con monsignor Luigi Bettazzi”, del 2016. Il primo, già nel titolo, rivela questo suo scavo interiore alla ricerca della divina misericordia, che poi ritorna come sommesso motivo conduttore negli altri libri. Alla base di tutto la riscoperta della Bibbia da parte del cristianesimo di matrice cattolica, dopo secoli di digiuno biblico, sospinta e resa potente con il Concilio Vaticano II. Ecco, per Mimmo, che già nella sua tesi di laurea - Il pluralismo ideologico e politico nel Concilio Vaticano - si era dedicato allo studio del rinnovamento cattolico conciliare, il concilio ha rappresentato l'inizio di una vita nuova, di un cristianesimo basato sulla Scrittura che gli ha rivelato l'amore misericordioso e sconfinato del Padre. Ecco perché qualche tempo fa Mimmo mi ha prospettato il lavoro a quattro mani sulla misericordia. E così ci siamo trovati a pensare e lavorare insieme, io, con la mia scelta ormai più che trentennale della chiesa valdese, lui fervente cattolico, sebbene molto critico perché innamorato del Vaticano II, i cui testi e le cui maggiori personalità fedeli a quel rinnovamento egli frequentava. Ci saremmo dovuti incontrare anche quel martedì 3 marzo, ma la mattina dell'appuntamento mi telefona Pino, il fratello di Mimmo, annunciandomi la triste notizia che suo fratello era in coma a causa del suo cuore, ballerino negli ultimi tempi, ma del quale comunque i medici si prendevano cura, da quello di famiglia a quelli del reparto di cardiologia del “Parini”. Così ora mi ritrovo a gestire le cose che abbiamo scritto, che sono come un lavoro di laboratorio incompleto, anche perché Mimmo mi diceva che avrebbe dovuto cambiare alcune parti che avrebbe dovuto spiegarmi quel martedì. Riprendendo in mano alcune frasi della sua introduzione, forse... forse... riesco a capire come fare per portare a termine questo libro. Proprio le prime parole che Mimmo ha scritto nella versione del testo che ho davanti, rivelano la sua apertura, perché si tratta di una frase di Lutero: “La Misericordia di Dio è come il cielo che rimane sempre fermo sopra di noi. Sotto questo tetto siamo al sicuro, dovunque ci troviamo”. E subito aggiunge alla frase del riformatore il suo pensiero: “Siamo smarriti e disincantati e incapaci di stupore e meraviglia: sembra dominare la menzogna collettiva”. Ma “Questa ricerca condotta a quattro mani sulla misericordia di Dio nelle Scritture vuole mettere in evidenza, invece, come, grazie alla fiducia e alla forza (cioè all'energia arcana che viene da Dio, come è stata chiamata dal Concilio Vaticano II) presente nella vita, possa far nascere e germogliare nell'umanità una risposta positiva, piena di speranza che si manifesta nell'amicizia e nella vicinanza, nell'accoglienza di sé, del diverso, di Dio. E' così possibile scorgere (basta aprire la mente e il cuore) frammenti di luce interiore autentica, che orientano il cammino personale, della storia dell'umanità, nonostante gli errori e i fallimenti apparenti”».

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