Un cinghiale sbranato dai lupi Borgata Scalaro, macabra scoperta
Un macabro e inquietante ritrovamento, sabato scorso, 10 giugno, in Borgata Scalaro di Quincinetto, a circa 1.200 metri di altitudine, da parte dei residenti, alcune famiglie dedite alla pastorizia sugli alpeggi: i resti sbranati di un cinghiale (foto) - evidentemente assalito durante la notte da un branco di lupi affamati - di cui rimanevano solo testa e zampe. Ed ecco che torna alla ribalta un problema legato al cambiamento climatico, alla deforestazione e alla mancanza di cibo per gli animali allo stato brado, cioè l’avvicinamento di animali da preda alle abitazioni e alle case. Se già i cinghiali rappresentavano una non risolta questione di questi tempi, con sempre più frequenti devastazioni di campi anche vicino alle periferie urbane, questa volta la presenza di lupi in libertà ha incrementato ulteriormente la preoccupazione di chi si dedica all’allevamento di pecore, mucche e capre, che oltre a temere per i propri capi certo non può dirsi tranquillo neppure per quanto riguarda la sicurezza personale. La stagione estiva porta in determinate zone, come appunto la Borgata Scalaro, l’arrivo di camminatori o viandanti con animali da compagnia al loro seguito, e anche se i lupi sono noti per non assalire mai l’uomo, men che meno di giorno, il timore per la sorte di animali di piccola o media taglia liberi nel circondario spinge a cercare soluzioni immediate al problema.
«E’ una sorta di risposta che la natura stessa offre là ove non arriva la capacità dell’uomo di risolvere i problemi», considera il sindaco Angelo Canale Clapetto. «Un equilibrio tra animali selvatici: se le greggi sono protette dai cani maremmani, il lupo va là dove le prede sono indifese, in questo caso i cinghiali, a loro volta moltiplicatisi nelle nostre zone. E così ecco che avviene un bilanciamento naturale tra le parti. Certo il problema sussiste ed è di non poco conto, specie se consideriamo che in quella zona vanno in passeggiata famiglie con bambini e piccoli animali», ha continuato Canale Clapetto. «Occorre quindi promuovere un’informazione adeguata sulla criticità e sperare in leggi che consentano, senza pastoie burocratiche, l’abbattimento di animali ritenuti pericolosi per l’uomo». La carcassa del cinghiale divorato, dopo la segnalazione e l’attivazione da parte del Comune per sotterrare i resti dell’animale, onde evitare che attirassero l’attenzione di altri animali, è repentinamente scomparsa. «Forse sono intervenuti nel frattempo altri lupi, o addirittura un gipeto, il grande avvoltoio barbuto che dal Parco del Gran Paradiso ha nidificato anche dalle nostre parti, divoratore di ossa e carcasse di ungulati» ha concluso il Sindaco.