Un’antenna alta 30 metri ad Arnad, il “no” del Comune “Le Amministrazioni devono poter tutelare il paesaggio”

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Da un lato la volontà dell’Amministrazione comunale di garantire una connessione internet efficiente in tutto il paese. Dall’altra la tutela del paesaggio. Due storie sono emblematiche del rapporto di Arnad con la connettività.

La prima riguarda l’annosa questione del collegamento a internet nei villaggi alti di Arnad, le cosiddette “traverse”. Non è un mistero che lì il segnale sia scarso, quando non del tutto assente. L’Amministrazione comunale guidata dal sindaco Alexandre Bertolin è al lavoro per risolvere il problema e pare che finalmente sia la volta buona. «Abbiamo cercato di agevolare il più possibile i contatti tra privati e aziende di telecomunicazione e sta andando avanti la procedura per posizionare un’antenna di modeste dimensioni a Machaby, vicino alla vasca del consorzio. - spiega Alexandre Bertolin - La posizione è defilata, distante dal Santuario e dal Forte, quindi dal punto di vista paesaggistico non causerebbe alcun problema, anche perché parliamo di una piccola antenna, alta 6 o 7 metri. Però garantirebbe la “copertura” internet anche delle “traverse” di Arnad, risolvendo finalmente il problema in quella zona».

E’ invece ben più alta - una trentina di metri - l’antenna che un’azienda privata vorrebbe collocare in un prato di fronte al Ristorante La Kiuva di Arnad. E in questo caso l’Amministrazione comunale è tutt’altro che favorevole. «E’ arrivata una richiesta per collocare questa antenna in un terreno privato. - conferma il sindaco Alexandre Bertolin - Per noi si tratta di una soluzione non congrua: ad appena 120 metri di distanza, dietro il campo sportivo, esiste infatti già un’altra infrastruttura di altezza analoga, che svolge la stessa funzione e può ospitare antenne di telecomunicazione. Questa nuova antenna, in quella posizione, riteniamo che deturperebbe il paesaggio. Essendo un’area privata, il Comune si può esprimere solo dal punto di vista dell’autorizzazione tecnica, che in questa prima fase abbiamo negato. Questo però non ci mette del tutto al riparo, come dimostrano i ricorsi al Tar che recentemente hanno annullato i provvedimenti di diniego delle autorizzazioni per la realizzazione dei lavori di posa di simili antenne nei Comuni di Charvensod e di Aymavilles. Sinceramente è una situazione che ci amareggia perché si relegano i Comuni in un ruolo marginale quando invece dovrebbero essere i protagonisti del loro territorio. Noi sappiamo quali sono le aree adeguate a un’infrastruttura del genere, in modo che garantisca il servizio senza deturpare il paesaggio. Invece rischiamo di subire decisioni di altri».

Un pensiero condiviso dall’assemblea del Cpel, il consorzio degli enti locali che riunisce i sindaci della Valle d’Aosta, che martedì 28 marzo scorso, proprio in relazione ai casi delle antenne di Charvensod e di Aymavilles, ha chiesto che venga garantita alle Amministrazioni comunali «maggiore autonomia nella gestione e nella tutela dei territori».

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