Un anno di guerra in Ucraina: «Conseguenze gravi per tutti»
Giovedì 24 febbraio 2022 il presidente russo Vladimir Putin annunciò l'inizio di «Un'operazione militare speciale» per «Demilitarizzare e denazificare» l'Ucraina. Questa è la data in cui è iniziata la guerra che, in un anno, ha cambiato gli equilibri internazionali, con le sanzioni dell’Unione Europea a Mosca, volte a indebolire la capacità economica del Paese e affossare la figura dello “zar”. Gravi le conseguenze non solo nei territori direttamente coinvolti nel conflitto, con città rase al suolo e decine di migliaia di morti tra soldati e civili, ma anche nel resto del mondo e in Europa, con pesanti rincari di gas, energia elettrica, carburanti e materie prime.
Volantinaggio dell’Anpi
Ad Aosta oggi, sabato 25 febbraio, è in programma un volantinaggio al mercato dalle 9 alle 11 organizzato dalla sezione “Anna Cisero Dati” dell’Anpi per dire, si legge in una nota, «Basta alla guerra, basta all’invio di armi e per un immediato cessate il fuoco in Ucraina» e per l’«Avvio di una conferenza internazionale di pace». «Ad un anno dall’invasione dell’Ucraina da parte della Federazione Russa, - dichiara il presidente dell'Anpi regionale Nedo Vinzio - con la continua e tragica escalation di vittime e di distruzioni che affliggono quel Paese è importante manifestare per la pace e il disarmo. Il 25 febbraio è inoltre una data importante per la nostra regione visto che 50 anni prima le è stata conferita la Medaglia d’Oro al Valor Militare da parte del Presidente della Repubblica riconoscendo così l'impegno profuso dai valdostani per la conquista della pace, della libertà e dell'Autonomia».
«Il conflitto riguarda tutti»
Il presidente del Consiglio Valle Alberto Bertin ieri, venerdì 24, ha commentato: «Esattamente un anno fa si compiva l'invasione della Russia sul suolo ucraino, aprendo un conflitto violento portatore di indicibili sofferenze, distruzione e morte. Non sono solo le popolazioni degli Stati direttamente coinvolti a pagare il prezzo di quanto sta accadendo, ma questo conflitto tocca e segna in maniera significativa tutto il nostro continente. Si tratta di una guerra combattuta sul suolo europeo che ci riguarda tutti da vicino, come individui, come cittadini, come appartenenti all'Unione europea. In questo giorno di grande amarezza il mio pensiero va alle popolazioni che stanno patendo le conseguenze di una guerra insensata e auspico che si possano avviare quanto prima i negoziati per riportare la pace, intesa non solo come assenza di guerra ma come accordo e rispetto reciproco tra i popoli».
Accolti 600 profughi
Da subito la Valle d’Aosta si è dimostrata accogliente verso i profughi ucraini: dai privati organizzatisi per fornire ospitalità, alle raccolte di beni di prima necessità imbastite dalle parrocchie, fino all’impegno della Croce rossa italiana, che ha gestito gli arrivi e offerto un primo centro di accoglienza a Chavonne di Villeneuve per centinaia di profughi. Sul territorio regionale sono transitati circa 600 profughi, la metà dei quali è rimasta.
Solidarietà e dubbi
Ma quali sono i veri motivi di questa guerra? Quando e come finirà?
Federico Zaramella: «Forse questa guerra non è dovuta solamente alle manie di conquista russe. Bisogna ammettere che gli Stati Uniti nel corso degli anni, anche grazie all’appoggio dei paesi della Nato, hanno dato l’impressione di volere sempre di più assediare la Russia. E adesso sembra quasi che traggano dei vantaggi da questa situazione. E’ per questo che non si tenta davvero di raggiungere un compromesso per la pace, ma si sta cercando piuttosto di allargare la coalizione di Paesi contro la Russia. Sicuramente ciò che ha fatto Vladimir Putin è da condannare, tuttavia credo che sia stata una reazione alle provocazioni statunitensi».
Aurora Annibal: «Nonostante tutte le informazioni dei media sulla situazione ucraina, non abbiamo la minima idea di ciò che quelle persone vivono ogni giorno, costrette a lasciare le loro case e talvolta anche i loro figli per riuscire a scappare dalla guerra. Penso sia giusto aiutare il popolo ucraino con ogni mezzo, anche se le conseguenze del conflitto stanno impattando molto anche sulle condizioni economiche delle famiglie italiane».
Gabriele Martinet: «La guerra tra Russia e Ucraina non è stato un evento improvviso e imprevisto, ma è figlia di una storica conflittualità tra i 2 Paesi non solo per ragioni economiche. Non a caso, le conseguenze sono gravi pure per l’Europa. Ce ne rendiamo conto quotidianamente, soprattutto per quanto riguarda l’aumento del costo dei carburanti, ma anche del pellet e delle materie prime con prezzi praticamente raddoppiati se non triplicati».
Ornella Pozza: «Russia e Ucraina devono al più presto trovare un accordo e riporre le armi. Per quanto Putin possa ritenere giusta o giustificata questa guerra, si tratta comunque di una inaccettabile violazione dei diritti umani. In ogni caso, tutte le persone che perdono la vita per colpa di questa guerra sono delle vittime. Come tanti ucraini muoiono sotto i bombardamenti e gli scontri a fuoco sul loro territorio invaso, altrettanti russi soffrono la perdita di figli, magari molto giovani, chiamati per combattere al fronte. Trovo sia giusto aiutare il popolo ucarino ma non con l’invio di armi che non fa altro che alimentare il conflitto».
Fabienne Jacquemod: «Dopo il disastro economico e sociale provocato in tutto il mondo dalla pandemia di Covid-19 è scoppiata la guerra causata dall’invasione dell’Ucraina da parte della Russia. Un’autentica follia, giunta nel peggiore momento storico possibile. Infatti la crisi economica, che era già preoccupante in precedenza, si è ulteriormente aggravata, con i prezzi schizzati alle stelle. E a pagarne le conseguenze sono come sempre i meno abbienti. Per chi come me studia e vive da sola è diventata davvero dura riuscire a pagare tutto senza l’aiuto della famiglia. Una situazione che sta rendendo impossibile costruirsi un futuro a molti giovani. Io penso che gli Stati come l’Italia si siano schierati solo per il “dovere” di farlo. A mio avviso, il nostro Paese avrebbe dovuto assumere una posizione neutrale. Non abbiamo bisogno di immischiarci in situazioni devastanti che aumentino ancora di più il malessere dei cittadini, direi che ne abbiamo già subite abbastanza».