«Un albergo a 4 stelle di Breuil-Cervinia che ha 50 camere e 50 collaboratori in 2 giorni ha perso 270mila euro»
Nell’anno della ripartenza del turismo invernale in montagna, la nuova ordinanza del Ministero della Salute ha inferto un duro colpo al settore alberghiero valdostano che, soprattutto nelle località a forte vocazione sciistica e con clientela prevalentemente straniera, rischia ora una catastrofe.
Con questo ulteriore provvedimento in particolare vengono stabiliti i criteri per gli spostamenti da e per l’estero e le misure sanitarie legate agli spostamenti a partire da giovedì scorso, 16 dicembre e fino al 31 gennaio 2022. La misura introduce l'obbligo di tampone per tutti i cittadini provenienti dai Paesi dell'Unione Europea che si recano nel nostro Paese, anche se immunizzati (per guarigione o vaccinazione). Per i soggetti privi di certificazione verde, oltre all’obbligo del tampone prima dell’ingresso in Italia, è prevista la misura aggiuntiva della quarantena di 5 giorni con ulteriore tampone al termine della stessa.
«Se l’anno scorso c’era un senso di rassegnazione, quest’anno è piuttosto di frustrazione e di rabbia fortissima» commenta Filippo Gérard, presidente di Adava (l’associazione che raduna gli operatori della ricettività turistica della nostra regione) che giovedì scorso, 16 dicembre, si è ritrovata al Forte di Bard nella prima assemblea generale in presenza da un paio d’anni a questa parte. «Mi auguro che il Ministero della salute e Governo italiano abbiano operato una corretta valutazione sanitaria, ma di fatto la Valle d’Aosta va a 2 velocità: reggono solo le destinazioni che lavorano prevalentemente con il mercato interno o con quello francese di prossimità, mentre le strutture nelle località sciistiche scelte per l’80 per cento dagli stranieri hanno avuto una raffica di cancellazioni e disdette, perdendo da poche decine a centinaia di migliaia di euro in 48 ore. I mercati anglosassone, scandinavo, arabo e russo infatti sono in grande difficoltà a spostarsi. Un albergo a 4 stelle di Breuil Cervinia per esempio, che ha 50 camere e 50 collaboratori ha perso in 2 giorni 270 mila euro. E’ una situazione che va a colpire le strutture più fragili dal punto di vista finanziario, che già da marzo 2020 non lavoravano, poiché alcune di queste non avevano aperto neppure d’estate. E’ una situazione molto preoccupante. Anche i vaccinati sono obbligati a fare il tampone, con il rischio di scoprirsi positivi. In più le regole per rientrare nei rispettivi Paesi pongono altri paletti e limitano tantissimo la decisione di partire. Un problema aggiuntivo è quello dell’incertezza che cresce anche a livello nazionale, con gli italiani che, sentendo le nuove misure del Governo, hanno timore a pagare la caparra per l’hotel o per le lezioni di sci. Le uniche che stanno tenendo sono le strutture più piccole con clientela nazionale, anche in questo caso sale il timore per l’evoluzione della pandemia. Un cambiamento di regole in piena stagione invernale ci riporta a un clima di incertezza che ricorda quello dell’anno scorso. Questa assemblea era stata decisa per ritrovarci all’insegna dell’ottimismo, poiché a ottobre le prenotazioni andavano bene e venivamo da un autunno straordinario e invece anche quest’inverno dovremo riaprire la trattativa per avere i ristori. Il nostro è il settore più colpito».
L’Adava ha già avuto un primo contatto con l’assessore al Turismo Jean-Pierre Guichardaz e con il presidente della Regione Erik Lavevaz per valutare quali misure avviare nell’immediato per cercare almeno di limitare i danni. Occorrerà fare una campagna promozionale sul mercato interno, ad oggi l’unico che può contribuire a «salvare il salvabile», anche perché l’Italia è il Paese con il più alto numero di vaccinati. E Adava è a favore dei vaccini perché il settore non può permettersi il lusso di perdere un’altra stagione.
Le cancellazioni arrivate riporteranno sul mercato una grande quantità di camere, però non ci sarà una domanda altrettanto forte. Il presidente degli albergatori Gérard allora teme una guerra dei prezzi: «Se un albergo ha perso tra il 50 e il 70 per cento dei clienti, dal 17 dicembre cercherà di fare promozione per arginare le perdite. Ma questo si ripercuoterà sull’intera stagione. Adava è contraria alle promozioni last minute. I grandi alberghi hanno anche un problema di personale. Finora si erano organizzati con assunzioni, però gli incassi potrebbero non essere sufficienti a pagare i costi fissi e a restituire le caparre a chi annulla la prenotazione. Dovranno dunque ridurre il personale. Non vorremmo assistere a quello che sta accadendo in Alto Adige, ovvero alla chiusura anticipata di alcune strutture o al ridimensionamento dell’attività di altre. Non è escluso che alcuni alberghi non restino aperti dopo le festività natalizie. Se la flessione è del 20 per cento si può anche riassorbire, se diventa del 70 per cento non è più gestibile, soprattutto se ci sono 40 dipendenti».
Altro problema: proprio nel giorno dell’assemblea scadeva il termine per il pagamento dell’Imu, per la cui seconda rata non c’è più stata la proroga dell’esenzione. «Tornare a pagare le tasse in un periodo positivo lo mettevamo in conto, diventa un problema se non ci sono più entrate. Ora, anziché parlare di progettualità e di investimenti sani, andranno rimessi sul tavolo l’intervento della Regione e la trattativa con il Governo italiano per gli aiuti anti-crisi. Le nuove misure anti-Covid andrebbero date in maniera tempestiva per non rincorrere sempre l’emergenza».
Quanto al rinnovo delle cariche in seno all’associazione, in scadenza a maggio 2022, Filippo Gérard ritiene importante un’alternanza e ha iniziato ad affrontare l’argomento per cercare futuri candidati e avviare un passaggio di consegne accurato. «Al momento non si sono ancora offerti candidati, anzi da parte di alcuni è arrivato un invito a rimanere alla guida di un’associazione cresciuta enormemente, arrivando ad avere oltre 900 iscritti, per dare continuità in un periodo ancora così difficile, ma sia io che il mio vice preferiremmo lasciare il testimone dopo 6 anni, di cui gli ultimi 3 molto impegnativi. Vorrei tornare a dedicarmi a tempo pieno alle mie aziende e alla famiglia».