Tutti assolti dalla Corte dei Conti Cadute le accuse di tre inchieste

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I giudici della Corte dei Conti hanno scritto la parola “fine” a 3 procedimenti che vedevano coinvolti personaggi noti della politica, della Chambre e dell’Aci. Vicende diverse e complesse ma con un unico denominatore comune: per tutti sono state respinte le accuse.

L’addetto stampa La prima inchiesta riguardava la nomina di Fabrizio Perosillo come addetto stampa della Chambre valdôtaine dal 2015 al 2021. La procura contabile contestava un difetto di titolo di studio (laurea) e la mancanza di una procedura selettiva per assumerlo. Ipotesi che la Corte dei Conti non ha condiviso e pertanto ha assolto l'ex presidente della Chambre Nicola Rosset, la segretaria generale Jeannette Pia Grosjacques, la dirigente Claudia Nardon e i componenti della giunta camerale da settembre 2016 a luglio 2021, ovvero Giulio Grosjacques, Elena Martina Vesan, Ezio Mossoni e Graziano Dominidiato, Franco Roberto Sapia, Silvana Perucca, Pierluigi Genta e Pierantonio Ginestrone.

Infatti il Collegio ha ritenuto che «La figura dell'addetto stampa assunto dalla Camera valdostana non dovesse avere fra i requisiti il diploma di laurea», sulla base dell'articolo 15 della Legge regionale 22 del 2010, norma che, si legge nella sentenza «Oltre a non contenere alcun riferimento al titolo di studio, si limita a individuare per relationem la figura dell'addetto stampa con riferimento ai soggetti aventi qualifica di giornalisti». Tanto è vero «Che è solo con la modifica introdotta dalle legge regionale 8 del 2021» che si «Prevede espressamente il requisito qualificante del titolo di studio».

Ritenuta «La non necessità» della laurea e «In difetto di ulteriori rilievi» si deve «Ritenere - annotano i magistrati - che il signor Perosillo avesse tutti i necessari requisiti professionali e di qualificazione per la stipula dei rapporti di lavoro oggetto di contestazione». Rispetto al presunto difetto di procedura selettiva, «Anche ammettendo tale illegittimità nella genesi del rapporto» in ogni caso «Non determinerebbe un pregiudizio patrimoniale», in presenza «Di un rapporto di lavoro con un soggetto correttamente qualificato» e senza «Contestazioni circa le sue prestazioni sotto il profilo qualitativo o quantitativo».

La nomina del Direttore UslLa seconda vicenda riguardava l’ipotesi di un danno erariale, quantificato in 121.990 euro, legato alla nomina di Igor Rubbo, a direttore generale dell'Usl, avvenuta nel maggio del 2017 sotto la Giunta di Pierluigi Marquis. Nel mirino della Procura contabile erano finiti l'ex presidente della Regione Antonio Fosson e l'ex assessore regionale alla Sanità Mauro Baccega. Anche in questo caso la sezione giurisdizionale della Corte dei Conti della Valle d'Aosta ha assolto entrambi.

Il “caso Rubbo” era iniziato da un ricorso al Tar, poi vinto, da parte di uno degli aspiranti al posto di direttore. La posizione di Igor Rubbo era così decaduta. Il Consiglio di Stato, però, aveva ribaltato il verdetto ma la Regione non aveva provveduto a reintegrare al suo posto il manager, tanto che lo stesso Rubbo aveva presentato un ulteriore ricorso al Consiglio di Stato per obbligare l'Amministrazione a ottemperare alla sentenza. I giudici amministrativi gli avevano dato ragione e la Regione, che nel frattempo lo aveva sostituito, aveva dovuto pagargli un risarcimento. Pertanto per la Procura contabile «La colpa dei convenuti consisterebbe nella mancata attivazione delle iniziative necessarie al ripristino dello status quo in favore di Rubbo».

Secondo i giudici della Corte dei Conti, invece, «Tale situazione non è addebitabile a colpa grave dei convenuti, i quali si sono limitati, in una materia comunque giuridicamente complessa, a seguire le indicazioni dell'Avvocatura interna». Pertanto «L'affidamento dei convenuti all'operato del proprio avvocato è stato ragionevole e certamente tale da escludere una condotta gravemente colposa».

L’amministratore AciNon ha avuto migliore fortuna l’inchiesta contabile sui compensi all’amministratore di Aci Service, società “in house” dell’Automobile Club Valle d’Aosta. Anche in questo caso, infatti, la sentenza esclude un danno erariale. Per i giudici, la tesi inquirente (basata sul fatto che l’incarico fosse stato affidato in violazione della norma che stabilisce la gratuità per le prestazioni di dipendenti pubblici in quiescenza) non trova fondamento e l’hanno respinta. Per il direttore dell’Automobile Club Fabrizio Turci e il presidente Ettore Viérin, addirittura, i magistrati non sono nemmeno arrivati all’esame di merito, perché hanno accolto l’eccezione difensiva sull’inammissibilità dei rispettivi atti di citazione. La Procura addebitava al primo la mancata vigilanza e al secondo di non aver adempiuto al mandato ricevuto dal Consiglio direttivo di verificare l’applicabilità dell’emolumento. Entrambi avevano chiesto di essere sentiti con l’assistenza del proprio difensore. Una richiesta, secondo la corte, «Assolutamente tempestiva», viste le date di notifica dell’invito a dedurre, ma non riscontrata, causa di nullità della citazione. Per Franco Pastorello, cui era stata affidata la carica contestata il Collegio conclude che «La decisione di assegnare un compenso per l’incarico di amministratore della Aci Service è da ricondurre all’assemblea» e non a lui, che «Anzi, proprio per l’esistenza di dubbi giuridici sulla legittimità di vedersi corrisposto l’emolumento si era inizialmente autosospeso l’erogazione dello stesso». Al riguardo, in sentenza si rileva pure che «La complessità interpretativa del quadro normativo», in particolare sotto il profilo del coordinamento di tre diverse norme, induce «Ad escludere la configurabilità di una colpa grave nella condotta del convenuto», stabilendone l’assoluzione. Peraltro secondo le difese «Le norme sul contenimento della spesa pubblica hanno tutte un margine di autonomia per quanto riguarda gli Automobile club». Invece per i giudici la Corte dei Conti ha giurisdizione anche su tali entità «Perché il denaro che confluisce nel patrimonio dell’ente ha natura pubblica e destinazione vincolata».

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