Turismo, dai codici CIR assegnati ecco la mappa degli affitti brevi
Sono 2.690 i CIR (Codice Identificativo Regionale) rilasciati tramite l’apposita piattaforma informatica. Il dato è aggiornato a giovedì scorso, 4 gennaio. Il CIR è un codice associato ad una struttura ricettiva (uno per ogni alloggio ad uso turistico), che serve per comunicare ufficialmente l'inizio dell'attività, e riguarda anche gli affitti brevi di appartamenti con contratto di affitto ad uso turistico.
La legge regionale 11 del 2023 - che regolamenta la materia - è entrata in vigore il 1° novembre dell’anno scorso. L’articolo 10, comma 2, prevedeva che i locatori di un alloggio che già era oggetto di locazione per finalità turistiche prima del 1° novembre 2023 dovessero trasmettere, entro il 31 dicembre 2023, al Comune (attraverso l’apposita piattaforma informatica) la dichiarazione prevista per ottenere appunto il rilascio del CIR (1 CIR per ogni alloggio ad uso turistico) oltre l’assolvimento di altri adempimenti. In caso di mancato rispetto dell’obbligo, si va incontro a una sanzione amministrativa pecuniaria da 1.000 a 6.000 euro, mentre in caso di dichiarazione mendace o incompleta una sanzione da 300 a 1.800 euro. Al 31 dicembre i CIR erano 2.642.
Dall’elenco a sinistra, con i CIR rilasciati Comune per Comune, viene fuori una sorta di «mappa» degli affitti brevi nella nostra regione. In cima alla «graduatoria» Valtournenche, Comune al quale fa riferimento Breuil Cervinia, dove sono stati rilasciati 395 codici (corrispondenti a 1.753 posti letto), segue Aosta, quindi le altre località turistiche più note come Courmayeur e Cogne, e poi Gressan (leggi Pila). In fondo, con 1 solo CIR rilasciato, troviamo Arnad, Bard, Challand-Saint-Victor e Saint-Oyen. In tutto quindi 2.690 codici, corrispondenti a 11.270 posti letto totali negli alloggi proposti con gli affitti brevi.
Intanto proseguono gli incontri informativi («Disciplina degli adempimenti amministrativi in materia di locazioni brevi per finalità turistiche») sulla legge regionale numero 11 del 2023. Sono previsti gli interventi di Giulio Grosjacques assessore regionale al Turismo, di Enrico Di Martino coordinatore del Dipartimento Turismo, Sport e Commercio e dei tecnici Inva per la presentazione della piattaforma regionale in uso ai privati per la registrazione degli alloggi e la comunicazione delle presenze. I prossimi appuntamenti in calendario saranno giovedì 18 gennaio alle 20.30 al Centro Congressi Courmayeur e lunedì 5 febbraio alle 20.30 con Centro Congressi del Comune di Saint-Vincent.
Airbnb comunica
Da quest’anno, Airbnb tratterà dai compensi degli host la ritenuta fiscale del 21 per cento. Dopo aver chiuso il contenzioso con l’Agenzia delle Entrate (la piattaforma pagherà 576 milioni di euro per gli anni che vanno dal 2017 al 2021), ora Airbnb si adegua alla legge italiana in fatto di affitti di breve durata. La comunicazione è stata inviata a tutti coloro che mettono in affitto alloggi e in essa si spiega che l’applicazione della ritenuta fiscale, come prevede la legge italiana, riguarda appunto i «guadagni degli host non professionali derivanti da locazioni brevi (fino a 30 notti). Esempi di host non professionali comprendono host che non sono dotati di partita Iva e che concedono in locazione meno di 5 alloggi».
Agli host viene infine chiesto di indicare, entro il 14 gennaio 2024, se essere soggetti alla ritenuta del 21 per cento oppure no, nel caso si tratti di attività professionale. Se l’host non comunica la sua decisione entro quella data, Airbnb applicherà automaticamente la cedolare secca, introdotta nel 2017, ma disattesa fino all’anno scorso.
Era stata la Procura di Milano l’anno scorso a contestare alla piattaforma la mancata dichiarazione e il mancato versamento della cedolare secca del 21 per cento sui canoni di locazione breve dovuta dalla società in qualità di sostituto d’imposta dei locatori. Gli inquirenti avevano stimato in 3,7 miliardi di euro i canoni riscossi in quel periodo da Airbnb e di conseguenza in 779 milioni le tasse non pagate allo Stato italiano. Somma di cui a inizio novembre scorso la Procura ha chiesto e ottenuto il sequestro dal giudice delle indagini preliminari, alzando non poco la pressione su Arbnb. Alla fine, l’intesa con l’Agenzia delle Entrate aveva chiuso il contenzioso per quanto riguarda il quinquennio 2017-2021, con la società che pagherà 576 milioni per le ritenute dovute e non versate (di cui, 174 milioni di euro a titolo di sanzioni amministrative per le violazioni commesse e 49 milioni di interessi). Rimangono scoperti gli anni 2022 e 2023 per i quali Airbnb non ha trovato un accordo con le autorità italiane. Al momento, Airbnb ha invitato gli host a dichiarare i compensi del 2022 non ancora tassati, attraverso il ravvedimento operoso, entro il 28 febbraio. Per il 2023, invece, si dovranno dichiarare i compensi nella prossima dichiarazione dei redditi.
Milioni di notti
In Europa, solo nella prima metà del 2023, gli ospiti hanno trascorso circa 237 milioni di notti in alloggi in affitto a breve termine prenotati tramite piattaforme online. Di queste, più di 34 milioni sono state trascorse in Italia, che è terza sul podio dopo le quasi 47 milioni di notti della Spagna e le 57 milioni della Francia. Nei mesi invernali, da gennaio a marzo, l’Italia, però, resta indietro. Al primo posto nella classifica dei mesi più freddi c’è la regione croata di Jadranska Hrvatska, seguita da 5 regioni francesi (Provenza, Ile de France, Rodano-Alpi, Aquitania). Anche la Spagna è alta in classifica con altrettante regioni (Andalusia, Catalogna, Canarie e Comunità Valensiana), mentre l’Italia compare solo con la Toscana, al nono posto. Con Firenze, unica regina d’inverno degli affitti brevi italiani.