Tunnel del Monte Bianco, «I lavori per la messa in sicurezza non sono un capriccio»
«I lavori per la messa in sicurezza del Monte Bianco, traforo ormai vecchio per ragioni strutturali, sono una necessità». Lo puntualizza l'assessore regionale agli Affari europei Luciano Caveri, dopo l'ennesima presa di posizione della Confindustria della Valle d'Aosta sul tema delle chiusure del Tunnel del Monte Bianco per le manutenzioni programmate sulla volta, che dovrebbero interrompere la circolazione del collegamento italofrancese per 3 mesi l'anno per 18 anni, a partire dall'autunno. «C'è chi ne parla come se fosse un capriccio, dimenticando tra l'altro che negli ultimi 20 anni la maggioranza era in mano ai privati (Benetton)» aggiunge Luciano Caveri.
«Non bisogna mischiare le mele con le pere» prosegue Luciano Caveri. Confindustria - e altre associazioni di categoria - hanno lanciato l'allarme per l'impatto delle chiusure? Luciano Caveri replica indirettamente: non bisogna mescolare «i lavori obbligatori da fare sul tunnel perché invecchiato con l'eventualità discussa da tempo del raddoppio».
Il raddoppio sarebbe una «scelta che riguarderebbe, se fosse in parallelo, un orizzonte di almeno 10 anni per scavarlo (per il Fréjus ne sono occorsi una dozzina da inizio lavori) e dunque non c'entra con la modernizzazione indispensabile e urgente di quello già in esercizio».
Confindustria insiste«Non è possibile parlare di integrazione tra le nazioni quando neanche sui collegamenti fisici ci troviamo d'accordo, polarizzando il dibattito su tematiche iper-locali, quasi da cortile. Mi stupisce che se ne discuta.
L'approccio che oggi si sta affrontando mi sembra che andrà a restituire una infrastruttura tra 18 anni, che sarà già vecchia». Così Giovanni Baroni, presidente nazionale della Piccola Industria di Confindustria intervenendo sul tema delle future chiusure per lavori del traforo del Monte Bianco. Dichiarazioni - che hanno sollecitato le precisazioni di Luciano Caveri - arrivate durante il convegno «Overview PMI italiane-Focus sulla Valle d’Aosta» che si è svolto nel Salone Fresia della sede di Confindustria Valle d’Aosta martedì scorso, 18 aprile.
«Parliamo di industria 5.0 ma - ha aggiunto - qui si creerà un danno a una comunità: non riguarda solo il tema delle merci dal nord Italia verso la Francia, ma si va a colpire una comunità restituendo una infrastruttura già vecchia. Credo che la politica e la classe dirigente abbiano il compito di decidere. A volte è complicato trovare il consenso, decidere spesso non accontenta tutti».
Proteste dal Piemonte
«La prossima chiusura del tunnel del Monte Bianco, per lavori di messa in sicurezza piuttosto lunghi, riverserà gran parte del traffico sull'autostrada Torino-Bardonecchia e sul traforo del Frejus». Lo dice Roberto Colombero, presidente dell'Uncem, l'Unione nazionale Comuni Comunità e enti montani, del Piemonte, entrando nel merito delle annunciate chiusure del collegamento tra Italia e Francia per il rifacimento della volta.
«I sindaci della Valle, con i presidenti delle Unioni montane di Comuni, hanno già chiesto di individuare soluzioni per evitare eccessivi flussi, anche sulle strade statali della valle. - prosegue Roberto Colombero - Come Uncem chiediamo alla prefettura di Torino di poter avviare un tavolo permanente di analisi e monitoraggio del traffico e delle relative difficoltà, anche per impostare strumenti di compensazione per i territori e le comunità».
E conclude: «I sindaci sapranno coordinare al meglio le iniziative, e con il prefetto potranno essere governate tutte le criticità. Il momento giusto è questo, senza attendere ulteriore tempo verso le chiusure del Bianco».
Il futuro dei lavoratoriNella seduta del Consiglio Valle di giovedì scorso, 20 aprile, è stata affrontata la questione del personale del Tunnel del Monte Bianco con un'interrogazione illustrata dal gruppo Lega Vallée d'Aoste.
Christian Ganis, ricordando che la prima chiusura è prevista dal 4 settembre al 18 dicembre 2023 per lavori di risanamento della volta, ha chiesto se il Governo «sia a conoscenza delle scelte che l'azienda GSA (Gruppo servizi associati) che gestisce il servizio antincendio e di soccorso all'interno del Tunnel intende porre in essere riguardo al personale nel periodo di chiusura dell'infrastruttura e se ci siano già interlocuzioni con le strutture regionali competenti in materia di politiche del lavoro».
Il presidente della Regione Renzo Testolin ha premesso che «la Regione non ha alcun rapporto diretto con l’azienda GSA, atteso che il relativo contratto di appalto è stato ad essa affidato da Traforo del Monte Bianco - GEIE (TMB-GEIE)».
«Attualmente - ha proseguito -, nessuna comunicazione è stata resa a Società italiana per il Traforo (SITMB) e nulla è stato portato all’attenzione diretta dell’Amministrazione regionale, il che fa desumere che siano ancora in corso i necessari approfondimenti utili a stabilire, eventualmente, in quali termini e in quale misura la chiusura del Tunnel, nei periodi programmati, possa incidere sul personale addetto all’antincendio e al primo soccorso. Sotto ulteriore profilo, si osserva che le strutture regionali competenti, ove interpellate, renderanno il proprio contributo al fine di addivenire alla miglior soluzione del caso nell’ottica di garantire efficacemente l’essenziale e strategico servizio reso dal personale per la sicurezza dell’infrastruttura, che rimane la nostra priorità».
«Alcuni dipendenti della GSA - ha replicato il consigliere Christian Ganis - si sono detti preoccupati per il loro futuro: sono molti i valdostani che sono occupati in questa azienda e mantengono le loro famiglie grazie a questa posizione lavorativa. Sono quindi giustificate le loro preoccupazioni soprattutto in caso di mobilità o di cassa integrazione. La Giunta deve fare fronte a questa problematica, che non è l'unica: con le chiusure del Traforo ci saranno, infatti, grandi disagi anche per la nostra economia. Ben vengano le interlocuzioni tra Governo e GSA per trovare soluzioni affinché i lavoratori possano conservare il loro lavoro.»