Tunnel del Grande, mancano 26 milioni per i lavori La Svizzera: «Saremo costretti a chiudere il traforo»

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«Se la situazione non si sblocca, non ci saranno le condizioni per garantire la sicurezza e saremo costretti a chiudere il tunnel». Così Olivier Français, presidente della Sisex, società che gestisce la porzione svizzera del traforo del Gran San Bernardo.

Il riferimento è ai 27 milioni di euro (26 milioni di franchi) che l'Italia dovrebbe versare per mettere in sicurezza il traforo che collega la Valle d'Aosta al Vallese. Fondi necessari al restauro della soletta di ventilazione, dopo un crollo avvenuto nel 2017, e che la controparte elvetica ha già stanziato. Ma la questione riguarda anche il rinnovo fino al 2070 della concessione che scadrà nel 2034, in modo da avere garanzie per ottenere finanziamenti da destinare ai cantieri: un'ipotesi che vede la Svizzera favorevole.

Dopo l'incontro con la premier Giorgia Meloni a margine della riunione della Comunità politica europea a Granada il presidente della Confederazione svizzera, Alain Berset, aveva detto che il suo Paese era «piuttosto preoccupato» - riportava la stampa elvetica - per le condizioni del traforo e che l'Italia si era impegnata a partecipare al costo dei lavori ma non aveva ancora erogato i fondi. Il governo italiano nel 2022 avrebbe chiesto il nullaosta sulla compatibilità della partita transfrontaliera con la legislazione Ue. E l'esecutivo dell'Unione «è in contatto con le autorità italiane».

Edi Avoyer, presidente di Sitrasb, la società che gestisce la parte italiana della galleria, dice di aver chiesto all'esecutivo italiano «un finanziamento-ponte» per i lavori in corso. Se non ci saranno sviluppi, avverte che Sitrasb si rivolgerà al Tar.

Tutto inizia nel 2017La saga del Gran San Bernardo inizia nel 2017, quando una trave di 300 chilogrammi crolla all'interno del versante italiano della galleria. Il traforo viene chiuso al traffico per 3 mesi, mentre si procede alla messa in sicurezza e si avvia il progetto di restauro della soletta di ventilazione. Costo dei lavori: 52 milioni, da dividere fra Italia e Svizzera.

Olivier Français dice: «Ci battiamo dal 2017. In silenzio, perché siamo discreti, e anche adesso cammino sulle uova. Perché non voglio provocare Roma». Per gli svizzeri l'Italia è inadempiente: non sono mai arrivati i 26 milioni per l'attuale cantiere. Ma la posta in gioco è ben più grande. È necessario rinnovare la concessione per la gestione dell'infrastruttura.

«Abbiamo perso almeno 3 anni, ma dal 2022 siamo riusciti a salire la scala del potere. Ora il dossier è in mano ai Governi, e non più a uffici tecnici e giuridici», chiosa Olivier Français. Una Commissione italo-svizzera, composta da figure amministrative e tecniche dei 2 Paesi, si riunisce una volta l'anno per discutere del tunnel. L'ultima riunione è stata nell'ottobre 2022. La prossima? Quest'anno non è stata convocata, perché il Governo italiano deve provvedere a nuove nomine.

La preoccupazione dei Sindaci

Giovedì hanno preso posizione i Sindaci di Saint-Rhémy-en-Bosses, Saint-Oyen ed Etroubles.

«Le notizie che circolano in questi giorni - commentano i rispettivi sindaci Alberto Ciabattoni, Alessio Désandré e Marco Calchera - e le dichiarazioni del presidente della Société Tunnel du Grand-Saint- Bernard SA, la società svizzera di gestione del tunnel, Olivier Français ci hanno messo in allarme: nel nostro territorio, oltre ai dipendenti frontalieri e transfrontalieri, ci sono numerose attività che lavorano grazie all’economia prodotta da tutte le persone che transitano dal tunnel. Un’eventuale chiusura avrebbe delle conseguenze negative anche per tutta la Valle d’Aosta e le regioni limitrofe, come il Piemonte e la Liguria».

«Vista l’esperienza dei 3 mesi di chiusura nell’autunno del 2017, speriamo che questa situazione sia chiarita e risolta quanto prima. Siamo certi del massimo impegno da parte del Governo regionale e della Sitrasb nel cercare una soluzione condivisa con il Governo nazionale per garantire il completamento dei lavori di manutenzione straordinaria e la definizione della vitale proroga della concessione attualmente in essere» concludono i 3 Sindaci.

Laurent Viérin: “A Roma non pensino solamente al ponte sullo Stretto”

«Non possiamo sottovalutare questa situazione, per un dossier che merita la massima attenzione, e per una un problema cruciale per l’economia della Valle intera, con particolare riferimento sicuramente alla zona del Gran San Bernardo, ma con ricadute su tutta la nostra regione. Soprattutto per un eventuale disagio che andrebbe a sommarsi a quello già esistente per la chiusura, attuale e futura, del Monte Bianco e della ferrovia. E che sarebbe la tempesta perfetta». Parole di Laurent Viérin. Nel 2017, quando si verificò l’incidente che causò la chiusura improvvisa della galleria per 3 mesi, era lui il Presidente della Regione. «Riuscimmo, malgrado questo grave imprevisto, che ci obbligò alla chiusura forzata - e che non si sapeva fino a quando si sarebbe protratta - a riaprire in tempi record. Anche grazie al lavoro dell’indimenticato Silvano Meroi, che chiamammo proprio allora alla guida della società italiana di gestione del traforo del Grande - soprattutto per risolvere il problema - e grazie pure al prezioso lavoro delle maestranze. Il tunnel tornò percorribile alla vigilia di Natale, salvando le feste di fine anno e rispettando gli impegni presi» ricorda Laurent Viérin. «Allora ci fu però anche da parte della Regione un’interlocuzione con la parte svizzera, con Olivier Français già presidente della Sisex, e con le autorità elvetiche, anche diplomatiche, con accordi ben precisi rispetto agli interventi per mettere in sicurezza l’infrastruttura. Ora questi impegni, pure finanziari, vanno onorati. Bisogna trovare una soluzione per un problema che si conosce da tempo. Questo per essere certi di arrivare a mantenere la concessione, da un lato, ma anche per garantire la permanenza dei buoni rapporti con la parte transfrontaliera, evidentemente oggi incrinati». Laurent Viérin propone allora una suggestione: «Non si può pensare di mettere in discussione la transitabilità del tunnel del Gran San Bernardo, soprattutto in questo periodo di grande difficoltà per le comunicazioni che interessano la nostra regione. Allora una soluzione va trovata, pensando anche di trovare le risorse finanziarie eventuali, oltre che risolvere le questioni tecniche. Si tratta sicuramente di ricordare a Roma che i valichi internazionali del Nord come il Monte Bianco e il Gran San Bernardo sono strategici e rappresentano il cuore della nostra economia, oltre che essere collegamenti cruciali, con tutto il rispetto per il ponte sullo stretto di Messina, che pare essere l’unica questione di attualità, una promessa probabilmente peraltro per l’ennesima volta irrealizzabile. Soprattutto questa deve essere un’occasione, da parte nostra, per riaffermare con forza la nostra Autonomia, senza per forza aspettare che arrivi da Roma ciò che possiamo decidere qui».

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