Tsan, la paletoù ha un secolo di storia
“Se lo tsan dovesse sparire la paletoù potrebbe sicuramente sopravvivere”: con queste parole Pierino Daudry, storico presidente dello tsan dal 1972 al 1987 e promotore dello sport popolare valdostano in Italia e nel mondo, descrive la paletoù, 1 delle 3 “fasi” che compongono il gioco dello tsan.
Una specialità che oltre ad essere praticata da oltre un secolo nella nostra regione ha varianti simili in tutta Europa, come ad esempio l’Hornuss svizzero. La paletoù è, forse, il momento più spettacolare della disciplina, prevedendo la trasformazione delle “buone” in metri.
Con il passare degli anni è pure diventata a sé stante, visto che nella sua forma individuale e a squadre caratterizza le varie kermesse del periodo primaverile ed estivo, come ad esempio il “Trofeo delle Età”. Si potrebbe quindi affermare che è un gioco a parte. Attualmente è nota con il termine paletoù, che deriva da “paletta”, ma esistono altri modi per chiamarla quali piotta, plotta e pretta. “Questa ricerca dei nomi - racconta appunto Pierino Daudry - dimostra che il gioco è vecchio e che si è radicato nel territorio, esistono una dozzina di denominazioni differenti.”
La sua origine risale ai primi anni del Novecento, più precisamente al 16 maggio 1920, giorno in cui all’“Ostello dei Tre Re” di Châtillon venne redatta la prima definizione tecnica del gioco dello tsan. Da quel momento in poi l’evoluzione ha portato i giocatori a realizzare medie superlative come i 423 metri in 3 paletoù (media di 141) ottenuti da Manuel Brunod del Châtillon domenica 25 luglio 2021 a Grand Hoel di Montjovet, che se paragonati ai punteggi della prima partita ufficiale della storia dello tsan, quella del 1° aprile 1929, sembrano fantascienza. Infatti, in quell’occasione nella sfida che mise di fronte Châtillon e Emarèse, i castiglionesi conseguirono complessivamente 2.569 passi - all’epoca i metri venivano conteggiati in passi da un membro di entrambe le squadre - con 82 buone, ovvero 31 di media.
Ripercorrendo la storia, inizialmente la paletoù veniva chiamata plottée ed era di 1 colpo solo e non di 3 come oggi: con la plotta lo tsan veniva colpito al volo e scaraventato in ogni direzione il più lontano possibile. Inoltre, ad ogni buona il gioco si fermava per il servizio e il conteggio della distanza a passi, fatto che portava le partite a durare diverse ore. Questa modalità venne utilizzata fino al 1957, quando fu abolito il servizio singolo delle buone realizzate, destinandole ad un'unica operazione di servizio al termine della collettiva eliminazione della squadra. Peraltro l’anno precedente, il 1956, rappresentò una svolta per lo tsan, con Mario Perret che ottenne un exploit clamoroso: in 1 singola paletoù fu in grado di realizzare i 300 passi necessari per vincere la partita. Ciò fu possibile perché al tempo non esisteva un limite di tocchi come oggi, perciò il giocatore del Challand-Saint- Anselme ne fece tanti quanti servirono a coprire la distanza che doveva marcare. Il direttivo dell’associazione gli diede torto, siccome la consuetudine prevedeva un colpo unico e non infiniti “paleggi”, ma a partire dal 1959 per volontà dell’allora segretario dello tsan, Giovanni Bonin, l’indimenticato maresciallo-sindaco di Saint-Anselme, la paletà divenne obbligatoriamente di 3 colpi: i primi 2 necessari a controllare lo tsan e il terzo utile a scagliarlo il più lontano possibile.
L’ultima significativa modifica di questo splendido sport è datata primavera 1993, quando, dopo la sperimentazione avvenuta nell’autunno del 1992, si decise che la paletoù sarebbe stata effettuata esclusivamente nell’area di gioco. Tale provvedimento fu adottato per ridurre gli spazi e la pericolosità, per abbreviare i tempi, nonché per aumentare la spettacolarità e l’abilità in questa fase di gioco.
Lo tsan, però, non ha fermato la sua evoluzione con il 1993, anzi, ancora oggi il direttivo dell’associazione valdostana si impegna per migliorarlo e per renderlo più accattivante agli occhi dei giovani. Preservare le tradizioni e tramandarle nel tempo deve essere l’obiettivo di tutti coloro che amano questo sport popolare, perché il patrimonio culturale dello tsan è enorme e va conservato.