Truffano un sacerdote fingendosi poveri, due romeni sotto processo
Accusati di truffa aggravata a un sacerdote, 2 romeni, Marius Elvis Lacatus, 33 anni, e Mircea Visinel Varga, 24 anni, hanno annunciato l’intenzione di risarcire la vittima, ottenendo l’impegno della controparte alla remissione della querela. Il processo che li vede sul banco degli imputati è iniziato martedì 15 febbraio, davanti al giudice monocratico Marco Tornatore che ha fissato la prossima udienza per martedì 22 febbraio. Le indagini sono state condotte dalla Squadra Mobile. I fatti risalgono al 17 ottobre 2019, un giovedì, quando all’allora parroco della chiesa dell’Immacolata nel Quartiere Cogne ad Aosta don Luigino Da Ros si presenta una coppia, originaria della Romania. L’uomo e la donna - che non è stata identificata e che è stata descritta incinta - raccontano di essere privi di denaro e chiedono aiuto per pagare l’affitto. Per convincere il sacerdote, secondo quanto ricostruito dalla Polizia, lo fanno parlare al telefono con il presunto padrone di casa, il quale minaccia che, qualora non avesse ricevuto subito 380 euro avrebbe immediatamente sfrattato i 2 inquilini. Il prete tenta di avere qualche garanzia in più, chiedendo un documento all’uomo e facendone una copia, dopodiché consegna i soldi. La coppia si allontana e promette che, in serata, sarebbe ripassata per consegnare la ricevuta che provava l’avvenuto saldo dell’affitto. Presto, tuttavia, nel parroco sorge il sospetto di essere stato raggirato. Così, poche ore dopo, si reca all’indirizzo fornito dai 2 per l’abitazione che non è molto distante dalla chiesa dell’Immacolata. Di loro nessuna traccia e, oltretutto, dalla Curia Vescovile giunge l’avvertimento che episodi analoghi si erano verificati, nella stessa giornata, alle chiese di Fénis e Nus. Al prete non resta altro da fare che andare in Questura e sporgere denuncia. I poliziotti gli mostrano delle fotografie e lui riconosce Marius Elvis Lacatus. Mircea Visinel Varga, invece, risulta l’intestatario del numero del presunto padrone di casa. Da qui il rinvio a giudizio per entrambi ma la loro complice è ancora senza un nome e un volto.