«Tragedia della Marmolada: diverse le condizioni sui ghiacciai valdostani»
Il rischio zero in montagna non esiste e i pericoli non vanno mai sottovalutati. La Valle d’Aosta ha la fortuna avere delle cime che superano i 4.000 metri e risente meno del riscaldamento globale. La situazione è tendenzialmente più tranquilla rispetto a quanto successo sulla Marmolada, che raggiunge i 3.300 metri. Lo dichiara Paolo Comune, direttore del Soccorso alpino valdostano. «Il crollo di un seracco sul Grand Combin, a 3.400 metri di altitudine, è avvenuto a fine maggio, non per il caldo ma per gravità. - osserva Paolo Comune - Siamo tutti molto provati dalla notizia della disgrazia sulla Marmolada perché era imponderabile e poteva capitare a chiunque di trovarsi lì nel momento sbagliato, ma l’altezza massima di quel massiccio è la nostra iniziale. Tutti i ghiacciai valdostani partono da quella quota, per cui soffrono meno le ondate di calore. In più, il fatto che ora non ci sia neve consente di vedere e valutare meglio i crepacci, che in primavera è più difficile individuare. Bisogna sempre informarsi, chiedendo ai rifugisti e alle guide alpine, che hanno il polso della situazione. Non si può ragionare per assoluti, dipende dall’itinerario e dalle esposizioni. Valgono sempre le regole del buon senso e ogni itinerario va valutato caso per caso». Nei giorni più caldi è buona norma non attardarsi, partire presto e tornare prima delle ore più calde. «Anche se la notte sta facendo rigelo e i ponti di neve non sono un problema perché si consolidano, - aggiunge Paolo Comune - in una situazione come quella attuale, con poca neve invernale e un maggio caldo, siamo come a fine agosto, per cui alcuni itinerari non sono percorribili. Tuttavia, non sono d’accordo nel limitare l’attività alpinistica, perché l’inerzia di questi fenomeni è talmente ampia che è impossibile decidere quando togliere le limitazioni. In più, se in Italia bloccassimo la montagna, in Svizzera continuerebbero a passare sulle nostre vette e noi staremmo a guardarli».
Concorda Ezio Marlier, presidente dell’Unione Valdostana Guide di Alta Montagna: «Alpinisti e guide alpine vivono in simbiosi con la natura, alla quale si adeguano da sempre. Da quando esiste l’alpinismo, possono capitare eventi che sfuggono alla prevedibilità, ma si deve continuare con la stessa attenzione che abbiamo sempre avuto e assumendoci la responsabilità delle nostre decisioni». In Valle d’Aosta non ci sono situazioni analoghe alla Marmolada. «Quello che gioca a nostro vantaggio - afferma Marlier - è che in Valle d’Aosta la quota media è 2.100 metri, a fronte degli 850 del Piemonte che è al secondo posto. Anche i nostri ghiacciai stanno soffrendo, ma non come nel resto d’Italia. Il 5 per cento del territorio valdostano è coperto da ghiaccio, un terzo dei ghiacciai italiani sono in Valle d’Aosta, che ha il 30 per cento del territorio sopra i 3.000 metri e il 60 per cento sopra i 2.500».
Anche secondo il segretario generale di fondazione Montagna Sicura Jean-Pierre Fosson bisogna reagire con molta prudenza e ponderare le situazioni astraendosi dall’onda emotiva creata dal tragico evento della Marmolada. La chiusura della montagna non è la soluzione. La Valle d’Aosta ha già manifestato la propria disponibilità a collaborare con Meteotrentino, la struttura della Provincia di Trento che si occupa del monitoraggio dei ghiacciai trentini, così come con l’Arpa Veneto, Sezione di Arabba.
«Tra i vari tipi di rischi glaciali, quelli legati agli accumuli idrici subglaciali o intraglaciali sono praticamente impossibili da individuare precocemente con le tecnologie attualmente utilizzabili all’interno dei previsti piani di monitoraggio», si legge in una nota di Fondazione Montagna Sicura. «La Valle d’Aosta, con l’ausilio di tutti le parti coinvolte - prosegue la nota - si è dovuta porre come pioniera di un percorso di presa in carico dei rischi di origine glaciale, costituendo un vero e proprio Laboratorio scientifico che riunisce Enti di ricerca e Università di eccellenza nell’ambito del monitoraggio glaciologico». In Valle d’Aosta, i ghiacciai potenzialmente interferenti con i fondovalle antropizzati sono tra i più monitorati al mondo a partire dal 2012. Tra questi, il ghiacciaio di Planpincieux in Val Ferret. Pretanto, precisa il Comune, «A Courmayeur tutte le attività turistico ricettive e sportive procedono normalmente».