«Tra i ricordi più belli c’è prima volta che sono stato a San Giuliano»

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Il monte San Giuliano si trova nel comune di Fénis. È un gigantesco monte sulla cui sommità si trovano due cappelle. Una, ottogonale, è molto alta, con all’interno un dipinto di San Grato, Patrono di Aosta e di tutta la diocesi, che viene celebrato il 7 settembre. Proseguendo sul sentiero, che scende a curve in certi punti passando a picco sull’orlo del precipizio, si intravede giù nella Clavalité il villaggio adagiato su un’ampia distesa di prati e campi il mayen detto Zarniclo.

L’ultima curva in fondo alla discesa è molto pericolosa, perché passa sull’orlo del precipizio e non c’è nessuna protezione. È consigliabile fare molta attenzione perché se uno inciampa va direttamente in paradiso senza passare dal purgatorio. Proseguendo per lo stesso sentiero si arriva alla cappella di San Giuliano, aggrappata alla parete di roccia al punto da sembrare quasi sospesa nel vuoto.

Dopo aver aperto il cancello di legno, si entra in una stanza dove c’è un registro sul quale molti pellegrini lasciano la loro firma e alcuni anche le loro impressioni su questo luogo così aspro e selvaggio e nello stesso tempo affascinante. Superata la prima stanza, ci si trova davanti alla cappella con all’interno l’antica statua di San Giuliano. In lontananza si intravede lo stretto vallone della val Clavalité con in cima la vetta innevata della Punta Tersiva. Mi ricordo che la prima volta che sono andato a San Giuliano ero bambino. Ero con Pierino e Lorenza, siamo partiti dalla Faverge di Saint-Marcel, con l’Ape abbiamo raggiunto il villaggio di Seissogne e quindi il villaggio di Marcellaz, dove due anziani di Fénis molto gentilmente ci hanno offerto il caffè con il burro molto buono. Lasciata l’Ape da loro, abbiamo proseguito a piedi fino alla casa di Coteau e poi lungo il sentiero che porta all’eremo di San Giuliano. A un certo punto ci si imbatte in un ponte di legno che adesso è stato rifatto con delle robuste assi di legno. Così non c’è pericolo per le persone. Arrivati sul posto abbiamo seguito la Santa Messa celebrata dall’allora priore di Fénis don Camillo Cuaz dei canonici Lateranensi. Terminata la funzione religiosa, ci siamo ritrovati nei prati di Coteau. Finito il pranzo Mariolino ha suonato la fisarmonica per rallegrare i pellegrini, così abbiamo anche cantato in compagnia. Don Camillo, che voleva passare anche lui da Saint-Marcel, si è seduto sul cassone dell’Ape e siamo scesi verso il paese.

E ora un po’ di leggenda. Si dice che le capre dell’eremita avessero tanto latte che lo perdevano. Infatti si notano sulle rocce delle lunghe striature bianche simili, appunto, al latte. Un’altra curiosità. Si dice che l’eremita Giuliano, dopo aver mangiato, lanciava il cucchiaio verso la collina di fronte, dove si trovava San Evence, un altro eremita che stava sul colle che divide Torgnon da Saint-Denis e Verrayes. Perché? Siccome avevano un solo cucchiaio se lo dividevano l’uno con l’altro.

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