Tornati all’antico splendore gli edifici che furono dei birrai Zimmermann
I cultori italiani della storia della birra sanno che ad Aosta nel 1837 venne creata la seconda birreria italiana, dopo la Wuhrer di Brescia fondata nel 1829. L’ideatore nonché primo proprietario fu il gressonaro Anton Zimmermann, all’epoca 34enne, che successivamente nel 1864 con il cugino Jean Joseph Menabrea fondò la Birra Menabrea a Biella. Il quartiere generale della Birra Zimmermann, poi diventata Birra Aosta, è sempre stato l’attuale via Xavier de Maistre, dove si trovavano lo stabilimento produttivo, gli alloggi dei dipendenti e l’abitazione dei proprietari, che dopo Anton Zimmermann, furono dal 1873 il nipote Anton Thedy, dal 1918 Matilde Thedy Vincent e infine il figlio di quest’ultima e di Corrado Vincent, Roberto scomparso nel 1965.
Per gli aostani quella parte di via Xavier De Maistre che attraverso via Charrey conduce al Teatro romano è la “brasserie”, dove appunto operava lo stabilimento degli anni Trenta dell’Ottocento con la ciminiera poi demolita dopo l’acquisto dell’area da parte della Regione. Nella rientranza di via De Maistre fin dalla metà dell’Ottocento è esistito un locale per la degustazione della birra, con un ampio dehors all’interno, nel cortile, poi destinato a ristorante, la famosa “Brasserie Valdotaine” della famiglia Sanson: in questa casa al primo piano era l’appartamento del “maitre brasseur”, di solito un tedesco, colui che sovraintendeva alla produzione della birra. A fianco, invece, nell’altro fabbricato, di più recente costruzione, abitavano i proprietari, a cominciare da Anton Zimmermann.
All’inizio degli anni Settanta le due case vennero acquistate dall’avvocato Aristide Marcoz, poi trasferite all’Immobiliare Arolla che appartiene ancora oggi alla famiglia Marcoz. Proprio giovedì scorso, 17 marzo, dopo alcune settimane di lavori è stato svelato il nuovo volto dei due fabbricati, le cui facciate sono state restaurate dall’impresa aostana Archeos, che per le opere si è avvalsa pure della collaborazione della nota restauratrice Daniela Bortot. Nell’occasione attraverso degli attenti sondaggi sono state recuperare le cromie originali delle facciate, ora dipinte in un elegante rosa molto chiaro la casa più antica e in un altrettanto riuscito grigio avorio il fabbricato neoclassico, sul quale spiccano le decorazioni a festoni del primo piano, con gli stucchi tornati alla loro primitiva finezza realizzativa, dopo essere stati coperti nel tempo da parecchi strati di intonaco.