Testi unici o particolarmente rari nella Biblioteca del Seminario
Il «Manuale Gebennese», che dà istruzioni ai sacerdoti della Diocesi di Ginevra di fine Quattrocento, esiste in una sola copia, ben nota agli specialisti: è conservata nella Biblioteca diocesana, nel Seminario di Aosta.
È uno dei circa 160 incunaboli che erano già stati schedati su carta e che ora possono essere trovati anche attraverso il portale internazionale MEI - Material Evidence in Incunabula, grazie al lavoro svolto dall'esperto Fabrizio Fossati a partire dall'estate del 2019, con le interruzioni dovute alle chiusure per pandemia.
«Il progetto ha potuto essere realizzato grazie ai contributi dell'8xmille, assegnati dalla Conferenza Episcopale Italiana. - spiega il bibliotecario Luca Jaccod - Con il termine "incunabulo" si intende un libro stampato nel quindicesimo secolo, quindi nel primo periodo della stampa». Significativo è, per esempio, un volume di grandi dimensioni che contiene le Istituzioni di Giustiniano e il commento di un giurista: riproducendo l'approccio dei libri trascritti dagli amanuensi, anche nella stampa il testo è collocato in posizione centrale, mentre intorno vi è il «commentario». Vi sono anche le lettere capitali, le maiuscole in colore oppure ornate, come nelle miniature: si riconosce un piccolo segno, una sorta di promemoria della lettera, sopra il quale è poi stata riprodotta la maiuscola decorata e dorata. «In alcuni testi troviamo sulle prime pagine l'ex libris che indica a chi appartenevano, - continua Luca Jaccod - però nei libri di quell'epoca non si usava il frontespizio e spesso dobbiamo consultare il colophon, nelle ultime pagine, per risalire all'anno e alla stamperia, oltre che all'autore».
«Il MEI è un database progettato specificamente per registrare e ricercare i dati materiali - o di copia specifica, di post-produzione, o di provenienza - dei libri stampati nel 15 secolo: - prosegue - note di possesso, decorazione, legatura, postille, timbri, prezzi».
MEI è collegato all’Incunabula Short Title Catalogue (ISTC) della British Library, dal quale prende i dati bibliografici, permettendo all’utente di combinare la ricerca su dati bibliografici estratti da ISTC e dati materiali. Ogni elemento registrato - un certo stile di decorazione o legatura, una nota manoscritta - è trattato come un importante indizio di provenienza, ed è quindi geograficamente localizzato e datato. Esplicite note di possesso sono ulteriormente classificate come private o istituzionali, religiose o laiche, femminili o maschili, e distinte per professione. Ciò permette di segui e la circolazione dei libri in Europa attraverso i secoli. Le postille, ugualmente importanti per la comprensione di come queste prime edizioni venivano lette, sono classificate secondo la loro frequenza e tipologia: correzioni, integrazioni, aggiunte, notabilia, collazioni, traduzioni, partizioni del testo, commenti, espurgazioni, segni di lettura (sottolineature, maniculae, e disegni). Questi elementi permettono studi dettagliati di storia sociale sull’uso dei libri, i lettori, e la lettura. Prezzi e valute, dati fondamentali per lo studio economico del commercio librario, sono pure registrati singolarmente. «Ciò permetterà di proporre all’analisi degli storici dell’economia una massa critica di dati» rileva Luca Jaccod. La collezione di incunaboli della Biblioteca del Seminario comprende testi particolarmente rari, unici oppure di cui restano pochissimi esemplari: per esempio 2 «Prognostica» del 1493 stampati a Roma, 1 probabilmente da Andreas Freitag, l’altro da Eucharius Silber, di cui esistono 4 copie al mondo. Oppure dell’ancora più rara edizione della Parthenice di Battista Spagnoli impressa a Poitiers nel 1500, unico esemplare conservato in Europa. Parte della biblioteca è stata ereditata dal priorato di Saint-Jacquême, sede aostana dei Canonici del Gran San Bernardo, tra i quali il bibliofilo e umanista Roland Viot, morto nel 1644. Nel 1773 il priorato venne acquistato dal vescovo di Aosta Pierre-François de Sales, che fondò anche la Biblioteca del Seminario.
«Il patrimonio stimato della Biblioteca ammonta oggi a diverse decine di migliaia di volumi, - conclude il bibliotecario Jaccod - la maggior parte acquisita nel corso del XX secolo, soprattutto grazie ai legati del prevosto del Capitolo della Cattedrale Louis Gorret e del suo storico direttore Amato Pietro Frutaz. Oltre una notevole raccolta di incunaboli e cinquecentine, la Biblioteca conserva un rilevante gruppo di manoscritti liturgici, per la parte più cospicua proveniente dalle parrocchie della Diocesi aostana, e un altrettanto ricco insieme di manoscritti non liturgici, tra i quali alcuni libri autografi di Jean-Baptiste de Tillier».