“Svantaggiate le aziende ovicaprine nella distribuzione dei contributi”
Le aziende ovicaprine sono state svantaggiate nella distribuzione dei contributi straordinari a fondo perso erogati dalla Regione per fronteggiare il caro energia e l’aumento del costo delle materie prime. E’ quanto ha sostenuto in Consiglio Valle il consigliere della Lega Vallée d’Aoste Dino Planaz, che al riguardo ha presentato un’interpellanza giovedì scorso, 12 gennaio. «Sono stati esclusi gli ovicaprini non produttivi, razze autoctone che vengono allevate unicamente per la produzione di carne o altri derivati, come, ad esempio, la pregiata lana della specie Rosset. - ha detto Dino Planaz - Chiediamo i motivi di queste scelte».
«Il 65/70 per cento di questi aiuti sono stati liquidati entro la fine dell'anno, mentre il restante dei pagamenti è in corso. - ha riepilogato l’assessore regionale all’Agricoltura Davide Sapinet - Le risorse totali ammontavano a 3 milioni di euro, erogabili in parte corrente: il loro reperimento non è stato banale in quanto non era possibile utilizzare l'avanzo 2021. Andavano, poi, ovviamente posti dei limiti, che sono stati condivisi con l’associazione di categoria. Si è ritenuto che la dimensione minima per considerare un’impresa zootecnica economicamente sostenibile sia rappresentata da una consistenza di capi pari a 2 Uba, corrispondente a 2 capi bovini adulti o 8 capi ovicaprini, sapendo che al di sotto di tale consistenza le aziende zootecniche sono generalmente autorizzate nella modalità dell’autoconsumo. L’aiuto al settore è stato concepito per sostenere le aziende dedicate alla produzione di latte: abbiamo voluto, a seguito del confronto con le associazioni di settore, estendere il sostegno, anche se di importo più limitato, alle manze con età superiore ai 24 mesi in quanto questi capi rappresentano la rimonta interna aziendale, ossia i capi allevati per garantire il mantenimento del potenziale produttivo dell’azienda e, quindi, per assicurarne la continuità produttiva, fondamentale soprattutto quest'anno quando alcune aziende hanno scelto di abbattere dei capi produttivi per contenere i costi di alimentazione e gestione della stalla. Per il settore ovicaprino sarebbe stato, invece, difficoltoso individuare correttamente i capi destinati alla rimonta interna. Pur essendo, questo, un settore in espansione con un'importante funzione di preservazione dei pascoli nelle zone marginali, molte attività ovicaprine ancora non rivestono un carattere imprenditoriale, trattandosi spesso di aziende senza la partita Iva, che rappresenta la condizione minima per poter usufruire dei contributi previsti dagli aiuti di Stato. Il Quadro temporaneo di crisi è stato prorogato fino al 31 dicembre 2023 e, pertanto, altri eventuali aiuti straordinari per il settore ovicaprino potranno essere messi in campo. Una specifica azione di confronto è stata attivata perché si vuole dare maggiore spazio a questo comparto per evitare eventuali disparità».
«Si tratta di 4 o 5mila caprini e ovini in Valle d'Aosta: - ha replicato Dino Planaz - le risorse assegnate, se si facevano altre scelte, potevano bastare per tutti, anche per le attività ovicaprine. C'è stata un'evidente disparità: non è questa la direzione da seguire. Questa è una misura di emergenza, quindi doveva essere garantita a tutte le aziende, altrimenti rischiamo di farle chiudere».