Su Facebook difende Mattarella: l’ex comandante dei carabinieri di Aosta Guido Di Vita condannato
Uno sfogo su Facebook in difesa del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella in risposta ai commenti di un altro utente ha fatto finire il colonnello dei carabinieri Guido Di Vita, dal 2012 al Comando Legione di Torino ed ora in pensione dopo aver coordinato per 7 anni i militari in Valle d’Aosta, al centro di una querelle per diffamazione. A denunciarlo in sede civile è stato il giurista Augusto Sinagra, ordinario di diritto delle Comunità europee all’università La Sapienza di Roma. In occasione delle elezioni politiche del 2018, Sinagra aveva criticato in un post su Facebook la decisione del presidente Mattarella di conferire un incarico esplorativo all’economista Carlo Cottarelli, per un Governo che traghettasse il Paese verso una nuova chiamata alle urne. Tutto ciò, però, dopo che Lega e Movimento 5 Stelle si erano accordati proponendo Giuseppe Conte come presidente del Consiglio per risolvere una crisi istituzionale durata 3 mesi. Così Giuseppe Conte aveva presentato un elenco di nomi, ma il veto su Paolo Savona all’Economia aveva fatto fallire l’ipotesi. Da qui l’intervento del Capo dello Stato che era però stato stigmatizzato con toni aspri dal giurista Augusto Sinagra, il quale lo aveva accusato di aver «Violato la Costituzione», «Minato le fondamenta della Repubblica» e «Negato le radici della democrazia», giungendo al punto di annunciare che «Se ci sarà da scendere in piazza, io sarò in piazza». Una posizione a cui aveva replicato senza mezzi termini il colonnello Guido Di Vita commentando: «Sinagra, ma “vaffa” (scritto per esteso, ndr). Tu non sei nemmeno degno di leccare i piedi a Mattarella. E se scendi in piazza ci sarò anch’io, ma dall’altra parte». Parole ritenute offensive dal professor Augusto Sinagra che aveva sporto querela. Così a febbraio 2020 il Tribunale civile di Roma ha condannato l’ufficiale dell’Arma a risarcire 2mila euro per il «Momentaneo disagio che consegue al vedersi rivolgere una parola scorretta», giudicando però «Comprensibile» lo «Sdegno» che aveva provocato la sua reazione. Una vicenda che era costata al colonnello Guido Di Vita pure un procedimento disciplinare con la sospensione della libera uscita per 5 giorni. Contro tale provvedimento, Guido Di Vita aveva presentato ricorso al Tar piemontese che lo ha annullato per un vizio di forma - dato che secondo i giudici amministrativi la Commissione che lo ha irrogato è stata formata illegittimamente - ma ha ritenuto validi i contenuti. «È condivisibile l’argomentazione svolta dall’amministrazione - annotano i magistrati del Tar - nel senso di ritenere che la condotta tenuta dal ricorrente sia idonea ad arrecare pregiudizio al prestigio dello Stato o delle sue istituzioni (tra cui l’Arma dei Carabinieri), atteso che non può ritenersi conforme ai valori e obiettivi della Repubblica e delle istituzioni che la compongono una condotta, come quella tenuta dal ricorrente, che, seppur mossa dall’intento di difendere la più alta figura istituzionale dello Stato, nondimeno è stata posta in essere in violazione dei canoni di continenza e pacatezza, mediante modalità idonee a generare, negli utenti della rete, reazioni di dissenso e polemica. In altre parole, la condotta ha contribuito, come adeguatamente affermato dall’amministrazione, ad “innalzare la tensione della discussione”». Tutto ciò non avrà conseguenze per il colonnello Guido Di Vita che si è congedato dall’Arma da alcuni mesi. In ogni caso Guido Di Vita assicura di non pentirsi, pur ammettendo che i termini utilizzati per esprimersi non sono stati idonei, ritenendo che fosse suo dovere difendere il Presidente della Repubblica.