«Storia di Milo il gatto che non sapeva saltare» per i ragazzi del Regina Maria Adelaide

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Giovedì scorso, 3 giugno, la classe prima B (foto) delle Scienze Umane del Liceo Regina Maria Adelaide ha incontrato via Meet la scrittrice giornalista de Il Corriere della Sera Costanza Rizzacasa D’Orsogna e il suo gatto Milo, protagonista del suo primo libro: «Storia di Milo il gatto che non sapeva saltare» (Guanda editrice). La classe aveva infatti letto, nell’ultimo mese di scuola, questo libricino su proposta dell’insegnante di Italiano, la professoressa Chantal Vuillermoz, in collaborazione con gli insegnanti di Scienze Umane Ursula Celesia, e di sostegno, Antonio Sergi. La scelta è ricaduta su questo libro per i suoi contenuti, che nella semplicità di una favola per bambini con protagonisti degli animali, trasmettono messaggi molto importanti soprattutto sull’accettazione della diversità, però riguardano anche problemi contemporanei come l’inquinamento, gli allevamenti intensivi o lo sfruttamento degli animali negli zoo o negli acquari che la scrittrice, molto sensibile a tematiche ambientaliste, ha illustrato in una lezione che la classe ha seguito con attenzione.

Il protagonista Milo, che si ispira al gatto trovatello della scrittrice, è un piccolo gattino nero affetto da ipoplasia cerebellare felina, sindrome per effetto della quale il cervelletto, che controlla le funzioni motorie, nasce piccolissimo causando una mancanza di coordinazione tale per cui il micino cammina a zig-zag, cade spessissimo e non riesce a saltare. Milo, tra le braccia della scrittrice, ha accompagnato la lezione con dei «ruggiti» degni di una piccola pantera che hanno mandato in visibilio i ragazzi in buona parte gattofili.

Le vicende di questo gatto «diversamente abile» e i suoi incontri con altri animali - tra cui un gabbiano, uno scorpione, un astice senza una chela - educano alla diversità e alla disabilità, temi che l’indirizzo delle Scienze Umane affronta nel corso del quinquennio, anche attraverso mirati progetti per il PCTO (Alternanza Scuola Lavoro).

Con le loro domande e le loro riflessioni, i ragazzi hanno capito il valore educativo e il messaggio di speranza di questa favola: che si può trasformare la fragilità in forza e che non c’è molta differenza tra essere diverso ed essere speciale.

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