Sono passati tre mesi e tante promesse ma sono ancora tanti gli svarioni nella pagina valdostana

Sono passati tre mesi e tante promesse ma sono ancora tanti gli svarioni nella pagina valdostana
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La Regione è sicuramente intervenuta, ma le correzioni non sono state apportate. Eppure sono trascorsi tre mesi da quando, suscitando un enorme clamore, con tanto di interventi in Consiglio Valle, ad inizio maggio in parecchi si erano accorti degli errori che interessavano la Valle d’Aosta nel nuovo sito www.italia.it creato e messo in rete dal Ministero del Turismo, dall’Enit - l’Ente nazionale per il Turismo - e da Italiadomani, cioè il Piano di ripresa e resilenza, con il finanziamento dell’Unione europea.

Si tratta del sito realizzato quale unico portale istituzionale dell’Italia nei confronti del mondo del turismo internazionale. Quindi un’opportunità rivolta principalmente ai mercati esteri, i cui utilizzatori indirizzati su italia.it vengono a contatto con l’offerta turistica italiana. Poi nella sezione “Scopri le regioni” uno dei ventuno capitoli è dedicato alla nostra Valle d’Aosta, con contenuti che avevano fatto gridare allo scandalo, da sinistra come da destra, tutti coloro che - appassionati di storia e di cultura, amanti della gastronomia e del territorio - dopo averlo consultato si erano accorti delle tante inesattezze.

Con la Regione impegnata nella revisione del sito istituzionale della Valle d’Aosta, la questione della parte dedicata alla nostra regione sul nuovo portale di accesso all’Italia del turismo rimane aperta, visto che malgrado l’intervento degli uffici degli Assessorati interessati rimangono ancora parecchie cose da rivedere. Come il famoso Lard d’Anard (sic), la seupa valpeulenentse con la carne, la nota specialità di Fenìs (con l’accento sulla i) sconosciuta ai più, cioè le pappardelle al sugo di coniglio, il Chambave Muscat che è diventato un vino rosso, mentre Sant’Orso è un famoso vecchio villaggio ad Aosta. Sempre Fénis vede il suo castello trasformato nel 1869 nella residenza di caccia di Vittorio Emanuele II, confondendolo (ma chi lo farebbe ???) con Sarre, da parte sua il Forte di Bard è stato utilizzato come struttura militare fino al 1830 che è invece l’anno della sua ricostruzione. Inoltre la bataille de reines diventa l’esilarante “Battle of the Queens” che sembra il titolo di una mitologica serie televisiva. Oppure ancora la famosa pizza valdostana con la robiola piemontese e la bresaola della Valtellina, anche no per favore. Infine, per i palati più fini qualche macroscopica cantonata storica, come il povero conte Umberto di Savoia che nel 1302 (ma se è morto nel 1048…) costituì il Ducato (invece del 1416) concedendo l’autonomia alla popolazione valdostana, quando la carta delle franchigie del conte Tommaso è del 1191.

Se le date e la storia non sono il punto forte del sito (ed è un peccato perché ad esempio la clientela turistica statunitense è affascinata da questi argomenti), insomma parecchio va ancora rivisto anche per altri temi. La sensazione è quella che dopo avere tutti gridato allo scandalo e all’urgenza di intervenire poi in pochi, forse nessuno, si è preso la briga di andare a controllare.

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