Siccità, tra le ipotesi la «razionalizzazione dei prelievi del settore potabile»
Il quadro della situazione idrica in Valle d'Aosta è di «siccità estrema». Lo hanno spiegato, dati alla mano, i tecnici del Centro funzionale della Regione e dell'Arpa VdA nella conferenza stampa - martedì scorso, 28 giugno - di lancio della campagna «Siamo agli sgoccioli» per sensibilizzare sulla riduzione del consumo d'acqua.
«Oggi si presentano le condizioni di deflusso dei corsi d'acqua e delle portate delle sorgenti che tipicamente si raggiungevano a fine luglio o a metà agosto, con piene stagionali inferiori tra il 30 e il 50 per cento, con punte anche del 70 per cento, rispetto alle medie degli ultimi 30 anni» ha spiegato l'assessore regionale al Territorio Carlo Marzi. All'inverno secco e alle temperature elevate, si aggiunge «un delicato equilibrio tra il settore irriguo che necessita di una profonda riconfigurazione per poter assicurare nei prossimi anni la disponibilità idrica necessaria a mantenere le colture in atto e il settore idroelettrico che può essere oggetto di azioni di miglioramento dell'esistente, ma nulla di più per i concomitanti vincoli e ingenti utilizzi esistenti».
Le soluzioni? Per Carlo Marzi sono «una razionalizzazione dei prelievi del settore potabile» e una «interconnessione delle reti per far fronte alle future carenze idriche». Lo stoccaggio delle risorse idriche «può essere una delle possibili misure in quanto utile ad accumulare le risorse per renderle poi disponibili nei periodi di maggiore siccità, sia per l'agricoltura che per il settore potabile».
«La priorità risiede quindi nella riorganizzazione dell'assetto idrico della regione, sia sotto il profilo infrastrutturale sia per quanto concerne il comparto agricolo. Anche il prelievo di acque superficiali, almeno in determinati periodi dell'anno, con tutto quanto ne deriva per la potabilizzazione delle acque, dovrà essere un'opzione da prendere in considerazione».
Sulle perdite degli acquedotti si dovrà lavorare, ma per l'Assessore «la rete potabile è la migliore in Italia con un dato che è inferiore alla metà della media nazionale».
In questo periodo di forte siccità «abbiamo un piccolo assaggio, molto amaro, di quella che probabilmente sarà la situazione della nostra regione nei prossimi decenni». Lo dice il presidente della Regione Valle d'Aosta, Erik Lavevaz: la carenza d'acqua «è un'urgenza che coinvolge tutti, anche ai piedi dei ghiacciai».
La situazione contingente è d'emergenza a causa di un inverno caldo e secco, un'inizio dell'estate particolarmente caldo. «Oggi, a fine giugno, la scorta nivale è già finita e si è iniziato a intaccare la risorsa di ghiaccio che in genere si andava a toccare a fine agosto o inizio settembre», ha aggiunto Erik Lavevaz. «Viviamo una situazione che riguarda i cambiamenti climatici nel mondo, che porterà la nostra vita a cambiare». Nella nostra regione, in particolar modo, «se iniziamo a sciogliere il ghiaccio a inizio giugno, i nostri ghiacciai hanno una vita breve davanti a sé».
Per una decina di paesi «che non hanno ghiacciai a monte la situazione è già quella che si vede normalmente a settembre», ha detto Joël Creton, presidente del Bim VdA. Quindi «dovremo cercare sinergie con il mondo agricolo e l’idroelettrico per captare la risorsa quando c'è e poterla distribuire nei momenti di siccità». Sul fronte agricolo, l'assessore Davide Sapinet ha spiegato che «vi è una forte preoccupazione per la seconda parte dell'estate». Riguardo alla produzione di foraggio esiste «il rischio che il secondo taglio sia decisamente inferiore rispetto alla media, il primo è stato leggermente minore».
«Precipitazioni sotto la media e temperature sopra la media soprattutto dalla seconda metà di luglio e per il mese di agosto»: sono le previsioni a lungo termine realizzate dal Centro funzionale regionale e illustrata dalla responsabile Sara Ratto durante la conferenza stampa di martedì scorso. La situazione attuale con circa il 50 per cento di riduzione di portata dei corsi d'acqua, ha spiegato Edoardo Cremonese di Arpa Valle d'Aosta, è quella che era stata prevista dagli uffici regionali come scenario per il 2050.
«Misure d’emergenza»
«Crediamo convintamente che questo sia il momento per attivare una serie di misure legate all'emergenza, ma anche una grande occasione per mettere in piedi una serie di iniziative strutturali per il futuro del sistema irriguo dell'agricoltura valdostana». Lo dice Alessio Nicoletta, presidente della Coldiretti della Valle d'Aosta, che martedì ha incontrato, a Palazzo regionale, il presidente della Regione Erik Lavevaz e l'assessore regionale all'Agricoltura e alle Risorse naturali Davide Sapinet. Ad accompagnare il presidente Nicoletta, vi erano Elio Gasco direttore della Coldiretti della Valle d'Aosta, i vicepresidenti Erik Tognan e Fabrizio Chenal e i rappresentanti dell'alta e della bassa valle, Jair Vidi e Savino Vacquin. La Coldiretti VdA ha chiesto di definire delle azioni adeguate per affrontare la situazione di emergenza: «La crisi idrica che stiamo attraversando - spiega Alessio Nicoletta - è solo un primo campanello di allarme in cui si evidenziano debolezze e fragilità che non erano ancora venute a galla, ma che, complice il progressivo innalzamento della colonnina di mercurio, rischiano di diventare strutturali e chiedono una profonda revisione delle politiche di sviluppo dell'agricoltura a tutti i livelli, a partire dal futuro Piano di Sviluppo rurale a livello regionale alla Pac sul fronte comunitario».
Tra le misure da adottare, occorre, in primis, «specificare le priorità sull'uso delle acque soprattutto nei casi di emergenza - prosegue il presidente della Coldiretti VdA -, stabilendo linee guida comuni a tutti i consorzi di miglioramento e alle autorità competenti in caso di eventuale razionamento e la tutela in primo luogo dell'attività agricola».
L'associazione che raggruppa oltre 3mila aziende agricole valdostane sottolinea come «una deroga, correttamente gestita, al prelievo su fiumi e torrenti possa mettere a disposizione degli utenti volumi idrici tali da evitare danni alle coltivazioni». Necessaria anche un'eventuale deroga agli impegni sulle misure agroambientali del Programma di sviluppo rurale valdostano per quelle aziende che si misurano con la crisi idrica: «La scarsità di acqua da utilizzare per l'abbeveraggio del bestiame presente in alpeggio - spiega il direttore Elio Gasco -, potrebbe comportare un rientro anticipato delle mandrie, con il rischio di non riuscire a rispettare i carichi di bestiame monticati, essendo gli stessi strettamente correlati ai giorni di permanenza in alpeggio».
La Coldiretti propone pure l'emissione di un bollettino settimanale per monitorare la situazione di crisi idrica e l'eventuale richiesta dello stato di calamità al governo nazionale. Superata la fase emergenziale, l'associazione ha sottolineato la necessità di favorire interventi infrastrutturali per aumentare la capacità di accumulo dell'acqua e la successiva ottimizzazione nella gestione. Da qui la necessità di creare piccoli invasi su tutto l'arco alpino coinvolgendo i soggetti interessati e la costituzione di un tavolo permanente per la gestione idrica che dia linee di azione e indirizzi comuni.