Si è spento Pedino Petey, casaro straordinario in tanti alpeggi e nelle latterie di Verrayes

Si è spento Pedino Petey, casaro straordinario in tanti alpeggi e nelle latterie di Verrayes
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“Et voilà!” Così concludeva ogni sua attività Pedino Petey, all’anagrafe Pietro Giuseppe, ma sin da bambino Pedino, figlio di Desiderato e Ester Foudon, venuto al mondo il 26 settembre del 1939 e subito trasportato da un villaggio all’altro di Verrayes, su e giù come usava lì, seguendo le stagioni del bestiame, della vigna e del frutteto.

Tra Vrignier e Matavieille era cresciuto con i fratelli Lino e Luciano e le sorelle Rita e Anna. Lavori di campagna e poi la partenza per la Francia, ouvrier agricole come si diceva allora, ma con tanta voglia di imparare. Pedino era un grande osservatore ed aveva compreso subito che l’arte del casaro avrebbe potuto essere il suo futuro, un’arte che richiedeva pulizia assoluta e precisione. Divenne metodico, nel lavoro come nella vita, rientrato a Verrayes prese in gestione la latteria del capoluogo dove lavorava in inverno, mentre in estate la sua arte la portava in alpeggio, ovunque in Valle d’Aosta, da Vertosan e Vetan a Rhêmes, da una valle all’altra. Pedino Petey in montagna era il casaro perfetto, attento alle mucche durante la mungitura, conoscitore del pascolo e delle sue erbe, sapeva riconoscere cosa riceveva in caldaia e modificare tempi e temperature a seconda delle condizioni del latte. Inoltre dettava i tempi a tutta la squadra, primo ad alzarsi al mattino, preparava la colazione e sovraintendeva alle diverse operazioni della giornata, fino a sera quando con il consueto ordine meticoloso girava le fontine e poi riponeva i suoi “socalet” bianchi a fianco al letto.

Per lui un buon prodotto era un vanto, una soddisfazione che derivava dalla grande passione. Dopo avere gestito la sua latteria, era salito sino al caseificio di Fontainemore, dove ha abitato per parecchi inverni, poi dal dicembre del 1996 venne assunto come casaro nella nuova struttura di Champagne sotto la statale a Verrayes, per trasmettere i suoi saperi a tanti giovani e dove, anche dopo la pensione, tornava spesso a controllare, senza avere mai perso la voglia di scherzare e di ridere.

Sempre negli anni Novanta aveva costruito con pazienza una bellissima casa in pietra, con una tavernetta accogliente per gli amici, ma a un certo punto aveva preferito venderla e trasferirsi a Olley, vicino ai parenti e soprattutto alla sorella Anna, con la quale pranzava ogni giorno dopo che nel 2021 un leggero ictus gli aveva lasciato qualche difficoltà nei movimenti e preferiva pertanto non guidare più l’auto. Non mancava però mai alle partite di tsan del suo Verrayes e alle batailles de reines, curioso sempre di sapere le ultime novità del mondo agricolo che conosceva come pochi.

Martedì 16 gennaio Pedino non si è sentito bene ed è salito ad Aosta al Pronto soccorso, dove è stato visitato per essere dimesso ma è poi mancato all’1 di notte di giovedì 18. Uno strano destino per lui, così preciso, così attento ai particolari, invece malgrado la visita in Ospedale nessuno si è accorto che la sua vita sarebbe finita di lì a poco.

Lunedì 20 l’arte del casaro e montagnard Pedino Pedino è stata ricordata nella grande chiesa di Verrayes e come avrebbe detto lui, per concludere un suo pensiero o un suo lavoro, “Et voilà!”

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