Si è spenta a 97 anni suor Emilia Insegnò alle scuole elementari di Brusson, Gaby e Châtillon

Si è spenta a 97 anni suor Emilia Insegnò alle scuole elementari di Brusson, Gaby e Châtillon
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Martedì scorso, 19 luglio, la comunità delle suore di San Giuseppe e le persone che le volevano bene hanno salutato per l’ultima volta suor Emilia, che si è spenta a 97 anni dopo una vita spesa per i giovani e per le consorelle. Il funerale si è tenuto nella cappella del Convento, in via Anfiteatro.

Suor Emilia, al secolo Dina Favre, era nata ad Ayas il 7 agosto 1924, a gennaio del 1939 è entrata in Noviziato dalle suore di San Giuseppe di Aosta, dove ha pronunciato i primi voti nel 1941 e ha cominciato a insegnare ai bambini delle scuole materne di Antey e poi di Châtillon. Dopo aver pronunciato anche i voti perpetui nel 1946, l’anno dopo è stata inviata per due anni a Roma per completare i suoi studi magistrali: con il nuovo titolo e dopo un’esperienza di due anni all’Esternato San Giuseppe, ha iniziato a insegnare nelle scuole elementari di Brusson, Gaby e Châtillon, paese quest’ultimo dove è rimasta per una ventina d’anni. Chi ha potuto frequentarla, ricorda, la sua grande bontà e disponibilità, una generosità accompagnata nell’insegnamento da severità e saggezza.

«Per ogni sua creatura il Signore ha dei programmi ben chiari. - così la ricordano le consorelle - Da sempre Lui ha fissato il nostro nascere e il nostro morire e ogni giorno accompagna il nostro cammino con amore e misericordia come abbiamo pregato in questi giorni con il primo salmo delle Lodi. Domenica mattina, 17 luglio, giorno di Risurrezione e di festa, il Signore è passato accanto alla nostra suor Emilia e le ha sussurrato: “ Vieni,è ora di passare all’altra riva.” Sì, questo è la morte: un passaggio all’altra riva, per continuare a vivere nella luce, ciò che per lunghi anni si è vissuto nella fede».

Al Capitolo Generale del 1981 è stata nominata Economa Generale della Congregazione, carica che ha portato avanti fino al 2011, periodo in cui è nata anche una collaborazione stretta con le Colonie pontificie estive a Diano Marina e a Igea. «Sono stati per lei anni difficili, di grande impegno - ricordano ancora nella piccola comunità religiosa - e sono state messe alla prova le sue capacità di discernimento e di collaborazione. I grandi cambiamenti della società e della vita religiosa stessa esigevano prudenza ma anche grande apertura. Bisognava volgere lo sguardo su un domani incerto e non lasciar cadere le priorità del momento presente. Preghiera, coraggio, discernimento e intelligenza aperta sono stati per lei ottimi strumenti di lavoro. In lei poi abbiamo avuto sempre un grande esempio di povertà: pur avendo possibilità di disporre, è sempre stata esemplare nel vivere il suo voto pronunciato davanti al Signore: per lei tutto era sempre sufficientemente bello. Possiamo veramente dire che suor Emilia è stata una collaboratrice saggia e operosa. Il Signore ha certamente visto il suo impegno nel seminare largamente e nell’accompagnare con saggezza chi lavorava con lei: solo il Signore può giudicare lo spessore del suo impegno».

Negli anni tra il 2011 e il 2014 suor Emilia ha seguito i lavori di miglioramento e di ristrutturazioni al Foyer in via Xavier de Maistre. Poi, però, in una caduta notturna ha riportato una frattura al femore. Costretta alla vita sedentaria, ha iniziato il periodo faticoso dei suoi ultimi 8 anni di vita. Si dedicava comunque alla preghiera del rosario e all’adorazione eucaristica, alla lettura e al ricamo. «Una vita tutta trascorsa tra la sua cameretta, la sala da pranzo, la cappella. - concludono le consorelle - Per tutti quelli che passavano a farle visita aveva un sorriso, un incoraggiamento e mostrando la corona che teneva sempre in mano diceva: “Prego per te”. Viveva serena e già tutta fissata sull’eternità. Infatti, se le si chiedeva qualcosa del passato rispondeva immancabilmente: “Non mi ricordo niente”. In quegli anni ha arricchito la biancheria della cappella di tanti ricami a punto croce e ancora oggi possiamo ammirarli. In fondo al cuore aveva un piccolo sogno innocente: arrivare sana ai 100 anni e quel giorno poter andare a Champoluc a mangiare la polenta con i suoi, era questo un modo per dimostrare quanto fosse affezionata al suo paese e ai suoi cari. Era un suo piccolo sogno ma non era il sogno di Dio. Per lei c’è stata una seconda caduta, la frattura di un ginocchio e poi alcuni mesi di dura sofferenza. La nostra famiglia qui sulla terra si ridimensiona sempre più, là in cielo allarga le sue tende. Vogliamo come Congregazione , presentare le nostre condoglianze alla famiglia di suor Emilia, famiglia a cui lei è sempre stata molto affezionata e unita. Siamo vicine alla sorella Vincenza, ai numerosi nipoti e pronipoti, ai parenti , agli amici e conoscenti tutti. E tu suor Emilia, come hai sempre fatto, continua a pregare per noi».

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