Si è spenta a 104 anni Pierina Quagliati, donna più forte della guerra e del Covid

Si è spenta a 104 anni Pierina Quagliati, donna più forte della guerra e del Covid
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«Cosa vuoi che sia il Covid per chi ha vissuto la guerra?». Così Pierina Quagliati rispondeva a chi si meravigliava della sua prodigiosa guarigione dal Coronavirus, con il responso del tampone negativo arrivato proprio il giorno del suo 102esimo compleanno, il 14 aprile del 2020. Un evento straordinario, come straordinaria è stata tutta la sua vita, che si è conclusa nella mattinata di mercoledì scorso, 5 ottobre, quando - all’età di 104 anni - ha chiuso serenamente gli occhi per sempre nella sua casa di Nicolin, a Saint-Christophe, dove è stata accudita con amore fino all’ultimo dalla sua famiglia.

Era nata il 14 aprile del 1918 a Brusaporto, in provincia di Bergamo, penultima di 5 fratelli: una famiglia contadina, con papà Angelo che faceva il messo comunale e mamma Caterina che si occupava delle faccende domestiche. Andò a scuola fino alla quarta elementare, poi lasciò gli studi per dare una mano in casa, ad accudire le poche mucche. Da ragazza trovò lavoro in una filanda a Treviglio e poi, appena prima della guerra, divenne postina, mestiere che continuò ad esercitare anche durante il conflitto. La follia della guerra cambiò la sua vita, come quella di tutti. E le fece trovare anche un marito. Per il fronte del Montenegro e dell’Albania era infatti partito Giuseppe Martini, all’epoca fidanzato di sua sorella maggiore Rosa. Quando Giuseppe tornò, però, le cose erano cambiate: Rosa si era innamorata di un altro uomo e si era sposata. Tra il reduce e la “cognata mancata” nacque un sentimento, che si fece sempre più profondo. Giuseppe e Pierina si sposarono il 9 febbraio del 1944, «con i tedeschi sotto casa», raccontava. Ebbero 6 figli: Angela nel 1945, Luigino nel 1946, Elio nel 1948, Luciano nel 1950, Cristina nel 1952 e Daniela nel 1956.

Il trasferimento in Valle d’Aosta avvenne poco dopo la fine della guerra. Giuseppe fu assunto nel 1948 alla Cogne mentre Pierina divenne addetta alle pulizie nelle abitazioni degli ufficiali militari in quelle che si chiamavano “Case Incis”. Per 6 anni abitarono a Sarre, poi si trasferirono in una casa un po’ più grande a Nicolin di Saint-Christophe.

Dopo le difficoltà iniziali, furono anni sereni, con la casa piena di bambini tra i figli che crescevano e quelli che venivano a farsi riparare le biciclette da Giuseppe Martini, che era un “mago” delle riparazioni. Nessuno riuscì però a riparare il suo fisico che nel 1979 fu stroncato da un male improvviso che lo portò via nel giro di appena un mese. Pierina Quagliati non è mai stata una donna che si arrendeva davanti alle difficoltà, da autentica forza della natura quale era. Lo pianse molto, certo, ma poi si rialzò e andò avanti. Così un giorno conobbe Germano Cheney, rabeilleur del paese, per farsi curare un infortunio alla spalla provocato da una caduta in montagna. Anche lui era vedovo. Cominciarono a frequentarsi, a vivere insieme. Entrambi molto religiosi, volevano però che la loro unione fosse benedetta da Dio. Così - nel 1990 - decisero di sposarsi, in gran segreto, perché non tutti avevano apprezzato la novità. «Io voglio bene a quest’uomo e me lo sono sposato, ecco!» rispose ai famigliari che rimasero a bocca aperta apprendendo delle nozze dal bollettino parrocchiale, come Pierina Quagliati raccontò nella bella intervista rilasciata a Manuela Lucianaz nel libro “Veillà - Dialoghi fra generazioni in Valle d’Aosta”.

Il secondo marito Germano morì di ictus nel 2001. Altro dolore, affrontato con il solito coraggio perché - diceva - «le difficoltà non sono altro che pioggia sull’impermeabile: scivolano via». Così anche la sua vita ha continuato a scivolare via per tanti altri anni, in serenità, con i viaggi al mare e a Lourdes, la passione per il ballo e il canto, i pranzi in famiglia.

Arrivò il Covid e colpì durissimo la sua famiglia: 12 positivi nella casa di Nicolin, tra cui il genero Cesare Bovet, portato via dal virus a 78 anni. Lei invece - tra lo stupore di tutti, pure delle cronache nazionali - guarì. «Ora che sono guarita posso tornare a ballare!» disse con la sua solita presenza di spirito.

I suoi funerali sono stati celebrati nella mattinata di ieri, venerdì 7 ottobre, a Saint-Christophe. Oltre ai figli, lascia otto nipoti e undici pronipoti, che adorava e per cui è stata sempre un punto di riferimento.

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