Settimo Vittone, è ancora polemica sui migranti
È tornato a scrivere una lettera aperta sul tema dei migranti, indirizzata ai concittadini settimesi e per conoscenza alla sindaca Sabrina Noro, Corrado Bollo, mittente a settembre 2016 di una prima missiva, sottoscritta da centocinquanta concittadini, in cui si evidenziavano «i potenziali rischi ai quali la nostra comunità sarebbe andata incontro qualora il numero di immigrati ospitati nel centro storico del nostro paese fosse incrementato ulteriormente». Pur notando che nel frattempo il numero di ospiti, seppur «molte volte superiore a quello stabilito dall’accordo ufficiale tra il Ministero dell’Interno e l’Anci», non sia aumentato, Corrado Bollo non ha ancora digerito la reazione del parroco don Nicola Alfonsi, che non aveva esitato a definire sulla stampa i firmatari della lettera del 2016 «ignoranti, razzisti e cristiani ipocriti». «Un anno fa - si legge nella lettera aperta di qualche giorno fa - don Nicola Alfonsi invocò l’insegnamento del Vangelo e le direttive del Papa per rivendicare la bontà della propria iniziativa di accoglienza a Settimo Vittone: egli infatti, come noto, mise a disposizione della società Agathon Srl la ex casa parrocchiale, senza peraltro concordare alcunché con la comunità locale né, che io sappia, con l’Amministrazione comunale». «Mi domando e vi domando - prosegue la missiva - se l’attività che svolge la Agathon, con i suoi dipendenti stipendiati, il suo amministratore profumatamente pagato, il suo socio-sacerdote al quale liquida parte degli utili, possa essere considerata un’opera di carità cristiana ovvero una mera operazione commerciale, cioè un affare». Dal bilancio pubblicato sul Registro delle Imprese, infatti, Corrado Bollo ha evinto che la Agathon Srl, che assiste alcuni immigrati ospiti a Settimo Vittone, Montalto Dora, Castellamonte ed Asti, «è una società commerciale di capitale, che dunque ha essenzialmente uno scopo di lucro, che nel 2016 ha realizzato un fatturato di oltre un milione 500mila euro ed un utile netto di oltre 150mila euro» e i cui soci sono «il signor Tullio Marini, manager di professione e amministratore unico, che ha percepito nel 2016 70mila 619 euro a titolo di compenso, e il sacerdote Angelo Bianchi, socio di minoranza, cui la società ha liquidato una quota degli utili del 2016 pari a 30mila 817 euro». La conclusione cui giunge Corrado Bollo è dunque: «L’attività di accoglienza degli immigrati, tanto rivendicata e propagandata, anche sui giornali, in nome della carità, avrebbe potuto essere svolta con uguale e forse maggiore efficacia non tramite una società commerciale, quale è la Agathon, ma attraverso altri enti, come le cooperative o le Onlus, le quali, per legge, non possono distribuire gli utili ai soci, ma devono reinvestirli nella propria attività. Francamente non sono disponibile a farmi prendere in giro da quei preti i quali predicano l’accoglienza dal pulpito (e dai giornali) ma poi percepiscono rendite tratte proprio da quell’attività». Da parte sua, la sindaca Sabrina Noro, destinataria per conoscenza della lettera, commenta: «Se la legge consente alle società a scopo di lucro di gestire l’accoglienza ai migranti, io come Sindaco non posso fare niente, né mi risulta che la Agathon abbia commesso illeciti. Concordo però con Corrado Bollo sul discorso dell’opportunità. La gestione dell’accoglienza tramite cooperativa o Onlus risulterebbe più opportuna». Dal canto suo, il parroco don Nicola Alfonsi preferisce non replicare. «Il signor Bollo ha le proprie idee e se le può tenere. Se lo incontrerò ci parlerò di persona, ma non intendo proseguire una querelle mediatica che non porterà a niente».