Sergio Enrico, con l’Olivetti negli Usa, in Canada e in Nuova Zelanda e con il cuore sulle montagne valdostane

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E' nell’amore per la montagna che si concentra il racconto della vita di Sergio Enrico, personaggio dalle mille passioni e attratto da mille interessi ma, su tutti, è appunto la montagna, in particolare il camminare alla scoperta di nuovi sentieri - che poi vengono raccolti in più pubblicazioni oppure messi in rete - che aiuta a conoscere meglio l'uomo che in passato ha rivestito la carica di sindaco del paese più popolato della Bassa Valle: Pont-Saint-Martin.

“La metallurgia - analizza Sergio Enrico - è all’origine della mia famiglia a Pont-Saint-Martin, visto che le sue radici sono canavesane. I miei arrivarono con il primo flusso di immigrazione, quello piemontese di fine Ottocento per le attività dei Mongenet, ai quali seguirono dal 1931 con l’arrivo dell’Ilssa Viola i veneti nel periodo tra le due guerre ed infine i calabresi dopo la seconda guerra mondiale.”

Per Sergio Enrico la nascita avviene ad Aosta, il 4 maggio del 1953. Il papà Renato, classe 1929, è operaio a Torino, la mamma Ginetta Chenuil è del 1931 e si occupa della casa e dei due bambini, visto che, dopo il primogenito, nell’agosto del 1954 viene al mondo Mary, ora sposata con Eraldo Giovanetto, madre di Laura e nonna di Pietro e Gabriele. “I miei nonni erano un vero miscuglio tra Canavese e Valle d’Aosta: il paterno Clemente appunto canavesano abitante a Pont-Saint-Martin e la nonna Marietta Cordule di Ollomont, da parte di mamma invece nonno di Donnas Emerildo Chenuil e nonna Caterina Perron di Saint-Denis.”

Anche il padre di Sergio è dipendente dell’Ilssa ma in quegli anni Cinquanta poteva succedere che dopo uno sciopero le ritorsioni fossero pesanti. Così Renato Enrico, insieme a molti suoi colleghi scioperanti venne licenziato e dovette scendere a Torino per trovare un impiego. Nel 1961, quando Sergio ha sette anni, con la mamma Ginetta e la sorella Mary si trasferiscono a Zuino, villaggio del neo Comune di Gaby, visto che papà Enrico è stato assunto dalla Società Idroelettrica Piemonte, la SIP, che detiene il monopolio produttivo nella valle del Lys e che nel 1964 venne nazionalizzata entrando nell’Enel. “A Zuino, a metà strada tra Issime e Gaby, era la centrale idroelettrica dove lavorava mio padre e dove abitavamo. Per me un posto speciale, le nostre giornate erano per la gran parte fuori nei prati, ad arrampicarsi sulle pietre, a percorrere il greto dei torrenti. Ricordo ancora che nelle vicinanze si trovava una riserva di pesca dei biellesi e noi ragazzi ci divertivamo ad andare a pescare le trote! La scuola elementare, dopo l’anno a Pont, era a Issime, a volte ci portavano in auto ma spesso scendevo a piedi e credo proprio che la passione per la camminata sia partita da li! D'altronde, a quei tempi le gambe erano il veicolo di locomozione principale. Ricordo ancora le gite scolastiche di allora: sino ai Mühni che altro non è che una cappella dedicata alla Madonna delle Nevi che si trova su, nel vallone di San Grato. Le medie invece le ho frequentate a Pont-Saint-Martin, sempre abitando a Issime. Quindi nel 1969 sono definitivamente sceso a Pont, visto che ho poi studiato all'Istituto Tecnico Industriale per periti elettrotecnici a Ivrea.”

Dopo il diploma ottenuto quindi nella città eporediese, per Sergio Enrico arrivò il primo impiego. “Ho iniziato da subito a lavorare per un anno alla Lys Fusion di Hône, una ditta che stampava componenti in plastica. Poi la grande opportunità di entrare all'Olivetti che al tempo andava veramente bene e che era alla ricerca di tecnici. Perciò nel 1974 frequentai un corso di sei mesi che chiamavano di “super perito”, un corso retribuito di quaranta ore alla settimana, di stretta attività tecnica, al termine del quale sono stato direttamente assunto. All’Olivetti sono rimasto dal 1974 al 1989, ero inserito nel controllo della qualità, con varie mansioni legate all’attività progettuale. Poi, mi piace ricordarlo, per un certo periodo mi sono occupato dell’assistenza tecnica sulle telescriventi e grazie a questo affascinante incarico ho avuto la possibilità di recarmi negli Stati Uniti, in Canada, in Nuova Zelanda e in alcuni paesi africani. Per noi giovani lavorare per l’Olivetti era il massimo del desiderio e dell'ambizione lavorativa. Era il periodo della vecchia e sana Olivetti così come creata e voluta dal suo fondatore Adriano Olivetti, con una precisa quanto calibrata ottica industriale. Poi, all’inizio degli anni Ottanta, con l'arrivo di Carlo De Benedetti, il modo di lavorare è stato stravolto, non era più il modello di azienda che creava e produceva bensì un’azienda che demandava la produzione in varie parti del mondo dove i costi erano bassi. Di conseguenza la capacità tecnica interna si è ridotta lentamente sino a spegnersi.”

“Mi mette ancora oggi tristezza, a distanza di tanti anni, vedere le fabbriche di produzione di Ivrea e di Scarmagno abbandonate a se stesse. Ricordo - evidenzia Sergio Enrico - che nello stabilimento di Scarmagno eravamo in diecimila su di un totale di sessantamila dipendenti. Olivetti era conosciuta ovunque, tanto è vero che siamo stati negli Stati Uniti a presentare un nuovo modello di telescrivente per i militari americani. Come nel 1980 avevamo eseguito il primo esperimento di voto elettronico nelle elezioni generali della Nuova Zelanda. Si trattava di eventi eccezionali per l’industria e la ricerca italiane, un qualcosa di unico, che ho avuto il privilegio di vivere in prima persona.”

Se l’Olivetti ha rappresentato per Sergio Enrico una tappa importante nella vita professionale, nel 1989 però si aprì una nuova pagina lavorativa. “E’ l’anno della nascita di IN.VA., azienda composta per il quaranta per cento dall’Olivetti, per il quaranta dalla Regione Autonoma Valle d'Aosta e per il restante venti da operatori di aziende informatiche valdostane. Venni assunto insieme ad altri quattro tecnici e fino al 1994 mi occupai di questa nuova realtà. Poi, proprio il mio amore per la montagna mi portò in Marocco, per praticare lo sci alpinismo. E lì ho avuto l’occasione di approfondire il modo di ragionare degli africani, l'opposto del nostro! Per fare un esempio: se hanno mangiato il pranzo, per la cena del giorno stesso si vedrà. Noi, abbiamo ancora il boccone del pranzo in bocca e già ragioniamo su cosa preparare a cena! Hanno un approccio legato al presente e lo vivono appieno senza guardare troppo oltre. Detto questo, e siamo sempre nel 1994, di ritorno dal Marocco, convinto da quel modo di ragionare, ho maturato la decisione di mettermi per conto mio, rimanendo nello stesso ambito di competenza offrendo quindi delle consulenze.”

“Sono profondamente convinto - sottolinea Sergio Enrico - che la cosa più importante nella vita sia gestire al meglio il tempo che abbiamo a disposizione. Ed è così che qualche mese dopo mi sono licenziato e ho iniziato a svolgere l’attività in proprio, creando nel 1996 uno studio che si occupava di informatica nella pubblica amministrazione, crescendo gradualmente fino a un massimo di una ventina di persone. La gestione dello studio aveva dei meccanismi particolari, basati sulla partecipazione, eravamo dieci soci, poi ridotti progressivamente fino a che anch’io sono andato in pensione.”

Era il 2020 ma già più di dieci anni prima Sergio Enrico aveva preso la decisione di dedicarsi solamente a ciò che gli piaceva e lo gratificava, come i compiti legati alla montagna, la passione che lo ha accompagnato per tutta la vita. “Nell'ambito sentieristico, ho avuto modo di seguire diversi progetti, mi piace ricordarne alcuni: avevo coordinato la progettazione del catasto della rete dei sentieri della Valle d'Aosta dal 2009 al 2011 seguendo ovviamente pure la parte informatica, con Luca Zavatta l’editore delle cartine escursionistiche della Valle d’Aosta che aveva fornito tutti i tracciati GPS. Del gruppo facevano parte anche Massimo Martini di Saint-Vincent e Palmira Orsières di Verrayes, che si occupavano della classificazione dei singoli sentieri con tutti i dati tecnici. Un lavoro complesso durato tre anni e ancora oggi fondamentale.”

Un altro grande impegno per Sergio Enrico è stato la progettazione iniziale del percorso del Cammino Balteo, lavoro che risale al 2012 su precisa indicazione dell’Assessorato regionale del Turismo. “Ho seguito anche altre iniziative di percorsi escursionistici di più giorni, come Monterosa Randò in Val d’Ayas, lo scialpinismo nella valle del Gran San Bernardo e la sentieristica del Lys. Tutto ciò mi ha permesso di abbinare l'attività professionale al mio amore per la montagna e per la frequentazione dei sentieri della nostra bella Valle d’Aosta. In ultimo, ho recentemente ultimato un lavoro interessante ed impegnativo, relativo a tutti gli itinerari per gli sport all’aperto delle valli del Lys e di Champorcher. Invece lo scorso anno le Unités des Communes Mont Rose e Walser mi hanno incaricato di creare insieme a Roberto Federici i contenuti del sito internet www.monterosaoutdoor.it e della relativa applicazione telefonica, che permette di promuovere ben centottantatrè itinerari per escursioni, sci alpinismo, ciaspole, trekking, con più di seicento punti di interesse, metà ad uso turistico e l'altra metà su quanto di interessante offre il territorio. Allo stesso modo grandi soddisfazioni mi ha regalato il lavoro di coordinamento dal 2004 al 2008 del sito regionale del turismo www.lovevda.it, dalla sua nascita, fortemente voluta dall'allora assessore Luciano Caveri.”

Nella vita molto piena di impegni di Sergio Enrico una parentesi riguarda la sua attività politica. L'interesse nasce nel 1975, a ventuno anni. “Si arrivava dal 1968, periodo di contestazioni ma anche di presa d'atto che il mondo stava cambiando radicalmente, la gente voleva sempre di più ragionare con la propria testa e smetterla di seguire dogmi e imposizioni decise dalle alte sfere, chiamiamole così. Ricordo bene la prima reunification tra il Rassemblement, l'Union Valdôtaine e l'Union Valdôtaine Progressiste, allora mi iscrissi al movimento e poi divenni il presidente della sezione dell'Union di Pont-Saint-Martin. Nel 1980 entrai nel direttivo della Comunità montana Mont Rose e nel 1985 fui eletto sindaco, avevo trentadue anni, non ero il più giovane perché il record apparteneva all'amico Gino Agnesod, sindaco di Donnas a ventidue anni quando si votava solo a partire dai ventuno. Nel 1988 affrontai per la prima volta la candidatura alle elezioni regionali, stessa cosa nel 1993. A tal proposito, credo di essere un caso unico in Valle d'Aosta: la mia carriera politica l'ho fatta al contrario: nell'ordine sindaco, assessore comunale, consigliere comunale di maggioranza, consigliere comunale di minoranza e alla fine, detta proprio per quello che è, fuori dalle balle! Gli anni da sindaco di Pont-Saint-Martin sono quelli che ricordo con più piacere, allora grazie alle numerose leggi di finanziamento e alle risorse finanziarie disponibili si riusciva a fare molto di più di quanto è possibile oggi. Abbiamo realizzato numerose opere, come l’acquedotto che captava l'acqua direttamente da Issime, la creazione del Centro per gli anziani, così come la realizzazione della biblioteca nella Villa Michetti e l’acquisizione dello stabile del nuovo municipio. Aspetti belli ma anche meno belli e su tutti non posso non citare la chiusura definitiva dell'Ilssa Viola nel 1986. Avviammo in seguito, le procedure mirate ai lavori socialmente utili, garantendo un minimo di lavoro ma soprattutto di dignità a un centinaio di persone rimaste senza occupazione.”

Per concludere la passeggiata nella vita di Sergio Enrico la curiosità è d’obbligo rispetto a questa passione che non è mai venuta meno per la montagna. "In effetti ha radici che partono da bambino, nei giochi alla scoperta dei boschi vicini a Zuino. A diciassette anni ho iniziato con le passeggiate, incastrando i miei percorsi con gli orari delle corriere, poi è arrivata l’auto e tutto è stato più facile. Eravamo un gruppo numeroso di amici, anche quindici. Allora negli anni Settanta le nevicate erano abbondanti e in inverno non si poteva camminare, così iniziai con lo sci di fondo ma fuori pista! I miei primi pantaloni da sci erano dei blue jeans abbinati a vecchi maglioni. A seguire lo scialpinismo e ricordo ancora il peso degli sci e degli scarponi. Avevo una media di una cinquantina di uscite, tuttavia in alcune annate sono arrivato a ottanta. Con l'inevitabile avanzamento dell'età subentra anche l'effetto della paura di farsi male e così, gradualmente, sono passato dallo sci alpinismo alle più tranquille ma sempre impegnative camminate. Ho praticamente girato tutta la Valle d'Aosta, conosco l’intera rete sentieristica di alta e media quota.”

Ultimamente Sergio Enrico ha pubblicato il libro “Camminare d’inverno” che raccoglie gli itinerari da effettuare nei mesi freddi. “Mi fa piacere vedere molte persone interessate nelle serate in cui presento la pubblicazione, per ora già una quindicina, tra le quali ben due a Sarre. Ho capito che la gente ama davvero la montagna, ha la curiosità di scoprire i sentieri come anche di praticare la camminata in sicurezza, sapere dove si va, le condizioni, il livello di impegno del sentiero scelto, nella prospettiva di ridurre il più possibile le imprudenze che derivano dal sottovalutare i rischi.”

La montagna per Sergio Enrico rappresenta ormai una parte integrante della vita. “In effetti sono quattro o cinque le mie escursioni ogni settimana. Nel percorrere la montagna, sono tre i macro approcci. Quello sportivo che ruota essenzialmente sui tempi di percorrenza con l’aspetto negativo che non hai il tempo di guardarti attorno e di ammirare lo scenario che ti si presenta, poi abbiamo quello legato agli amanti della fotografia che ha orari particolari per immortalare quanto lo spettacolo della natura propone, infine quello più numeroso: si va in montagna per vedere, godere di tutta la bellezza che c'è intorno e non è solo il panorama. Se in alta quota si sale per l'ambiente naturale, nelle gite sempre più frequentate delle basse vie, che possiamo percorrere pure in inverno, cerchiamo la testimonianza dell’uomo e della sua civilizzazione: muri a secco, ruscelli, strade, case, forni, rascard, testimonianze di fede."

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