Senza sci, «tutti pazzi» per le ciaspole

Senza sci, «tutti pazzi» per le ciaspole
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La sospensione forzata dello sci da discesa ha consentito a discipline alternative, che negli anni scorsi restavano un po’ nell’ombra, di emergere ed essere apprezzate sia dai pochi turisti che dai valdostani. Tra queste, le escursioni con le racchette da neve che, almeno in Valdigne, hanno avuto importanti incrementi. Diventando un’attività praticata più diffusamente, resta sul tappeto la questione della sicurezza, poiché si tratta di percorsi fuori pista in ambienti innevati, che richiederebbero la consulenza o l’accompagnamento da parte di guide opportunamente formate.

Lo conferma Flavio Dalle, presidente da 13 anni dell’Agenva-Associazione guide escursionistiche naturalistiche della Valle d’Aosta, della quale fanno parte 100 delle 146 guide iscritte all’elenco regionale: «Sicuramente vi è stato un incremento nella pratica delle gite con le ciaspole, perlopiù senza avvalersi di guide, nonostante il grande bacino d’utenza provenga da fuori regione. Che con le racchette da neve non ci siano pericoli è una falsa convinzione. Anche l’attività con le ciaspole richiede una buona valutazione dell’ambiente innevato. Vi possono essere problemi di sovraccarico del manto nevoso anche per i ciaspolatori, che dovrebbero osservare la regola del distanziamento di 10 metri che si mantiene tra gli sci alpinisti e dovrebbero controllare sempre il bollettino neve e valanghe. Arva, pala e sonde, per esempio, sono obbligatori solo per lo sci alpinismo, però la valanga non distingue tra sci alpinisti e ciaspolatori, può scendere fino in piano e travolgere tutti. In Valle d’Aosta non vi sono mai stati incidenti mortali con le ciaspole, però in Francia per esempio sì. Le ciaspole possono essere anche più pericolose per i tempi più lunghi di discesa che fanno riscaldare il manto nevoso». L’auspicio, per Flavio Dalle, è che si tengano nuovi corsi per guide escursionistiche, la cui età media oggi è 45 anni: «Servirebbe un ricambio generazionale, mentre da 15 anni i residenti devono ottenere il brevetto in un’altra regione per esercitare il mestiere in Valle d’Aosta. Anni fa abbiamo chiesto l’introduzione della figura dell’accompagnatore di media montagna e una formazione più completa, come quella internazionale di Uimla, che hanno affrontato 13 guide valdostane. La Regione aveva modificato il nostro profilo professionale, aggiungendo 40 ore di formazione - con materie quali conduzione di un gruppo in ambiente innevato e soccorso in caso di valanghe - per poter esercitare con le racchette da neve; le guide alpine hanno fatto ricorso, perché noi non avremmo avuto una formazione pratica, e la delibera regionale è stata ritirata, così il problema è rimasto irrisolto».

La guida escursionistica di Courmayeur Mario Zambotto conferma che vi è stata maggiore richiesta di escursioni con le ciaspole. «Vi sono 2 approcci: uno turistico ludico adatto a tutti e un altro più avventuroso, per il quale occorrerebbe essere accompagnati da chi ha esperienza e un’adeguata formazione. La racchetta da neve in sè comporta preparazione fisica, non è esattamente come camminare poiché si è vincolati dall’utilizzo di attrezzatura e si procede su sentieri spesso ghiacciati. Si può andare anche dove d’estate ci sono pietraie o cespugli; se però ci si muove su percorsi non tracciati, non sorvegliati, non conosciuti, ci sono regole da seguire. Non ci si può affidare solo ai ricordi di come sono i sentieri estivi. Bisogna formarsi e sapere che ci sono zone costantemente sotto pericolo di valanghe e che d’inverno le condizioni dell’innevamento cambiano costantemente. Bisogna considerare che, se nello sci alpinismo la discesa è veloce, con le ciaspole al ritorno si impiega lo stesso tempo che in salita e le temperature cambiano velocemente. La legislazione nazionale e regionale prevede che si possa fare attività senza formazione, basta che ci sia una comprovata esperienza. E’ stata di fatto liberalizzata l’attività invernale, senza vincolarla ai parametri formativi internazionali di Uimla-Union of International Mountain Leader Associations».

Un deciso incremento è stato rilevato da Hélène Marguerettaz, maestra di sci e guida escursionistica di La Salle dal 2004, nonché socia fondatrice (nel 2016) di Sirdar (nome nepalese per guida) Montagnes et Adventures (www.guidemontebianco.it), associazione di professionisti che gestisce 15 guide, sia alpine sia escursionistiche. «Quest’anno abbiamo deciso di puntare sulle gite con le ciaspole, promuovendoci sia sui social che sugli organi di stampa, aiutati anche dalla scuola di sci Courmayeur di cui siamo soci. La nostra fortuna è quella di essere vicini a Courmayeur, che vive sulle seconde case. Dal momento in cui è stato possibile raggiungerle, i flussi ci sono stati. Anche nelle vacanze di Natale le famiglie che sono salite perché avevano un figlio iscritto allo sci club hanno aderito alle nostre gite in cerca di attività alternative allo sci. Malgrado la situazione drammatica, siamo rimasti positivamente colpiti anche dai valdostani, che per la prima volta quest’anno hanno apprezzato le nostre iniziative. Conoscere il territorio è fondamentale, poiché è un’attività di fuori pista alla pari di sci alpinismo e free ride. Arva, pala e sonde dovrebbero essere obbligatorie anche per chi va con le ciaspole, e infatti noi le consigliamo e le forniamo alle gite. Io ho deciso di affrontare un percorso di formazione di una settimana con un’associazione internazionale delle guide, che prevede una preparazione specifica per muoversi su terreni innevati. L’auspicio è che una buona pecentuale di persone continui sia con le ciaspole che con lo sci alpinismo anche negli anni prossimi, però con le giuste conoscenze o appoggiandosi a professionisti».

Una situazione in parte diversa, e più sbilanciata a favore dello sci alpinismo, è quella che emerge in Bassa Valle dove, come riferiscono le guide escursionistiche Marzia Mosca (operativa nella Val d’Ayas) e Nadia Guindani (Valle di Gressoney), mancando gli stranieri e con hotel e confini chiusi, «Non c’è stato un vero boom per le ciaspole. Le hanno noleggiate soprattutto le famiglie con bambini, che però hanno preferito cimentarsi da soli su percorsi pedonali ben tracciati e segnalati, anche perché, se proprietari di seconde case, conoscono bene la zona».

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