Secondo ospedale di comunità all’Idéal di Verrès: se ne è parlato all’incontro pubblico sulla Medicina del Territorio
Un salone Bonomi gremito ha accolto i relatori dell’incontro pubblico sulla Medicina del Territorio, svoltosi venerdì 9 giugno scorso. A illustrare le problematiche attuali della sanità e soprattutto le possibili soluzioni sono stati l’assessore regionale alla Sanità Carlo Marzi, il direttore dell’Usl Massimo Uberti e l’assessore comunale - e dottore - Nunzio Venturella. «C’è un grande lavoro dietro che non viene percepito - ha esordito l’assessore regionale - perché abbiamo oltre 400 milioni di euro che serviranno per finanziare gli atti politici per la sanità pubblica ma, purtroppo, la realtà tangibile sono le liste d’attesa che si trascinano da anni e le conseguenze importanti che 2 anni e mezzo di pandemia hanno lasciato su tutto il personale sanitario che ha lavorato senza sosta nell’ emergenza».
Così, per dare anche risposta alla carenza di medici e ancor più di infermieri, sono state presentate le possibili soluzioni concrete che porteranno notevoli cambiamenti sia per i medici che per i cittadini. «I giovani medici, - ha detto il direttore Massimo Uberti - grazie ad accordi personalizzati, possono esercitare la professione e fare contemporaneamente il tirocinio di formazione. Dobbiamo, inoltre, creare delle équipe mediche dove si valorizzino le singole specializzazioni e lavorare sulla cronicità dei pazienti evitando di lavorare solo in emergenza». Per questo, accanto all’idea delle équipe nasce anche la necessità che «le stesse garantiscano assistenza continua durante la giornata e per tutti i giorni della settimana». Anche in materia di strutture sanitarie è stato annunciata la realizzazione di un secondo ospedale di comunità sul territorio; dopo quello di Aosta al J.B. Festaz, il via libera è stato dato a Verrès ipotizzando la struttura dell’ex Cinema Idéal come sede.
«Essere una piccola realtà come quella valdostana - ha sottolineato Nunzio Venturella - permette di risolvere i problemi anche con un semplice contatto telefonico e, ancor più, permette di fare sperimentazione. Le difficoltà legate al territorio montano, però, sono notevoli proprio per la sua stessa conformazione per cui raggiungere, ad esempio, l’ospedale per una persona che abita in una vallata è un disagio. Dobbiamo, quindi, far in modo di lavorare non solo in contesto di emergenza, ma anche evitare che i cittadini si rechino appunto all’ospedale inutilmente. Per arrivare a tutto questo è quindi fondamentale che la burocrazia sia lasciata al personale amministrativo e per permettere a noi di essere e fare i medici».