«Se si rinvia ancora, l’80 per cento dei comprensori non aprirà»
Ormai la «materia prima» è arrivata e quindi, tra artificiale e naturale, l’innevamento nei comprensori sciistici della nostra regione è quasi completo. La volontà delle società di gestione dei comprensori sciistici è di aprire quanto prima, anche per dare un messaggio positivo e contribuire all’economia locale. Però in una situazione di totale incertezza, l’unica notizia sicura è che la data di giovedì 7 gennaio, inizialmente indicata per l’apertura, deve «slittare». Il Comitato tecnico scientifico-Cts ha rimandato indietro il protocollo sanitario per lo sci elaborato nelle scorse settimane dalle società di gestione degli impianti di risalita e dalle Regioni alpine, giudicandolo inadeguato a prevenire la diffusione del contagio. Secondo il Cts lo sci potrà partire solo nelle Regioni classificate in giallo e dopo una rivalutazione epidemiologica. I problemi sul tappeto riguardano la portata delle cabinovie che, secondo gli esperti, dovranno prevedere una capienza massima del 50 per cento e il contingentamento delle presenze mediante un tetto massimo di skipass giornalieri. Tali osservazioni sono state integrate in un nuovo protocollo concordato da tutte le parti in causa, da sottoporre alla Conferenza Stato-Regioni per la sua approvazione definitiva. La perdita evidenziata dall’assemblea Avif, l’Associazione valdostana impianti a fune, che si è svolta martedì scorso, 29 dicembre, da inizio stagione al 7 gennaio, è stimata in oltre 30 milioni di euro a livello regionale. Come riferisce Roberto Vicquéry, presidente della Monterosa Spa (oltre al comprensorio principale, la società gestisce anche quelli di Champorcher, Antagnod, Brusson e Gressoney-Saint-Jean Weissmatten): «Gli esercenti sperano ancora in un’apertura lunedì 18 gennaio per salvare, almeno in parte, la stagione e per poter assumere gli stagionali tuttora in attesa di un contratto per i mesi invernali. Sarebbe stato meglio ipotizzare sabato 16, ma i tempi sono troppo stretti se il protocollo deve essere approvato dal Consiglio dei Ministri entro mercoledì 6 gennaio e poi andare in Conferenza Stato-Regioni intorno al 10 del mese. Complici le temperature rigide e nonostante un po’ di vento, l’innevamento artificiale del nostro comprensorio principale è ormai stato completato. Vorremmo chiaramente aprire, anche se l’altra incognita per la Valle d’Aosta è la riapertura dei confini regionali di Lombardia, Piemonte e Liguria. Quanto alle preoccupazioni per il personale, è positivo che il decreto ristori abbia riconosciuto 1.000 euro per gli stagionali che abbiano lavorato almeno per 1 mese nel 2020”».
«Avremo i flussi turistici solo se diventeranno gialle Lombardia, Piemonte e Liguria, oltre alla Valle d’Aosta, e se sarà ripristinata la libera circolazione tra le Regioni» conferma Davide Vuillermoz presidente e amministratore delegato della Pila, che gestisce anche Cogne e Crevacol. Consiglio di amministrazione, quello della Pila, il cui mandato è scaduto nei giorni scorsi ma che - considerando il periodo e dopo una riunione giovedì 24 dicembre - verrà prorogato, con alla guida ancora Vuillermoz, a quanto pare in pole position. «Un’apertura solo per i residenti non servirebbe a risollevare le sorti della stagione. Con l’innevamento artificiale abbiamo quasi concluso, il freddo di questi giorni consente di perfezionare la preparazione di tutte le piste» dichiara Davide Vuillermoz.
«Il problema di fondo è che non abbiamo date certe e neppure un protocollo approvato. Non possiamo ragionare sulle regole da seguire, nè predisporre le relative procedure» commenta Herbert Tovagliari, presidente e amministratore delegato della Cervino che oltre a quelli di Breuil-Cervinia e Valtournenche gestisce pure gli impianti di Chamois e Torgnon. «Le richieste di modifica sembrano fattibili, solo quando avremo il protocollo potremo organizzare il servizio, capire quando aprire e se sarà economicamente conveniente. Per ora stiamo solo perdendo fatturato e la stagione si preannuncia già molto difficile».
Il personale è al minimo, con i 92 dipendenti fissi, in parte in ferie e in parte in cassa integrazione, e solo 14 stagionali assunti, circa il 10 per cento della media delle stagioni precedenti. L’innevamento di base è completo in tutti i comprensori; per quanto riguarda Breuil-Cervinia non si partirà da zero ma tuttavia ancora molto lavoro è da fare per predisporre i tracciati.
L’unica buona notizia secondo Gioachino Gobbi, presidente della Courmayeur Mont Blanc Funivie, è che è arrivata la neve naturale, anche se ormai «Il bagno di sangue per le società di gestione degli impianti è assicurato. Il nostro più grande rammarico è la mancata assunzione di 90 stagionali. Per il resto tutti gli investimenti e i preparativi sono stati fatti. Siamo pronti e vogliamo aprire il 18 gennaio, più che altro per aiutare il sistema turistico a limitare i danni e per dare un segnale positivo alla collettività. Rinviare ulteriormente a febbraio non avrebbe senso; in tal caso l’80 per cento dei comprensori deciderebbe di non aprire. L’unica eccezione potrebbe essere Breuil-Cervinia, che può allungare la stagione fino a maggio».
«Per attivare i contratti, completare l’innevamento e la battitura delle piste e collocare la segnaletica e le protezioni, occorre almeno una settimana di preavviso. Dovendo ancora rivedere il protocollo, non abbiamo certezze di sorta e restiamo in attesa» dice Killy Martinet, presidente delle Funivie di La Thuile. Fino a mercoledì 6 gennaio il comprensorio è aperto solo per la pista di allenamento dello Sci Club Rutor. Alla manutenzione delle altre piste, per non dover partire da zero, lavorano solo 10 dipendenti (gli altri 27 sono in cassa integrazione), mentre gli stagionali sono ancora tutti in attesa di contratto.
«Speriamo che si apra davvero il 18 gennaio. - auspica Fabio Mattarelli, presidente della Snowmet di Valgrisenche - La Valle d'Aosta nei mesi invernali vive sullo sci e l'indotto è notevole, per non parlare dei dipendenti stagionali che sono in attesa. Noi ne abbiamo già assunti 3 e abbiamo sostenuto dei costi per l'innevamento. Se si dovesse slittare di qualche giorno non cambierebbe molto; l'importante è avere una data certa».
Bruno Rollandoz è il presidente della Cooperativa Rhêmes Impianti che si occupa del comprensorio di Notre-Dame: «I tempi per aprire lunedì 18 gennaio sono risicati però giusti, anche perché noi stiamo terminando l'innevamento e saremmo pronti. Abbiamo anche 3 lavoratori stagionali già assunti».