Scuole superiori, un’altra settimana al 50 per cento E i ragazzi sono stati contenti di rientrare in classe
«Vedere i ragazzi adolescenti che sono tornati a scuola, infreddoliti e straniti, mi ha intenerito. Mi sono rivisto alla loro età e penso a quanto possa pesare loro il confinamento e la normalità possa sembrare una festa». Parole di Luciano Caveri, assessore regionale all’Istruzione. Nella mattinata di lunedì scorso, 11 gennaio - primo giorno di «ritorno a scuola» per gli studenti delle scuole superiori - era all’Itpr Corrado Gex. La Valle d’Aosta è stata una delle poche regioni a dare il via libera al rientro dei giovani in aula, seppur solo al cinquanta per cento in questa prima fase. E come è stato tornare tra i compagni di classe? Lo abbiamo chiesto ai diretti interessati.
Letizia Melidona, quindici anni, di Saint-Pierre, frequenta la seconda all’Itpr Corrado Gex di Aosta, indirizzo Turistico. «Siamo abbastanza felici, - conferma - perché in aula la concentrazione è maggiore, dato che a casa vi sono tantissime distrazioni. La cosa che è mancata di più sono ovviamente gli amici, - confessa - e anche la scuola in sé».
Andrea Radaelli, quindici anni, di Villeneuve, classe seconda D IT (Informatica e Telecomunicazioni) al Manzetti: «Sono contento perché almeno riesco a seguire meglio le lezioni e posso interagire con i miei compagni. Però in parte anche scontento perché a scuola non abbiamo tutte le comodità che ci possono essere a casa. In questi mesi mi è mancato di più pranzare con gli amici, facendo due chiacchiere e quattro risate e poter uscire liberamente per fare sport o uscire con gli amici dopo la scuola. Io personalmente per evitare che aumentino nuovamente i contagi tengo sempre la mascherina, igienizzo spesso le mani e per quanto riguarda i mezzi pubblici cerco di usarli il meno possibile, anche perché la mattina posso sfruttare i miei genitori per un passaggio fino a scuola».
«Sono contento di esser tornato a scuola proprio perché così facendo ho ritrovato tutto quello che mi aveva tolto la didattica a distanza, ovvero piccole cose che alcune volte possono sembrare semplici e stupide, ma che poi si rivelano molto importanti per sopravvivere alle settimane impegnative del Liceo scientifico. - afferma Nicolò Bullio, diciassette anni, di Avise, che frequenta la quarta A del Liceo scientifico Bérard - Un esempio sono le battute e le risatine che ci si scambia tra compagni di banco e che rendono una giornata scolastica meno pesante e soprattutto più piacevole. Un altro esempio è il confronto su certi argomenti con altre persone della nostra età ed anche il semplice fatto di parlare con i nostri coetanei, che in questo periodo di didattica a distanza avveniva solo tramite telefono: non è proprio la stessa cosa».
Per evitare che i contagi tornino ad aumentare, Nicolò Bullio segnala che «Ci comportiamo come ci ha insegnato a fare la pandemia in quest’ultimo periodo, ovvero indossando la mascherina e togliendola solo quando si consuma la merendina rigorosamente al proprio banco, igienizzando le mani prima di entrare in classe e mantenendo le distanze sociali».
«Sono contenta che la scuola sia ricominciata, specialmente perchè posso vedere i miei compagni dal vivo e non da uno schermo. - racconta Marlène Berthod di Introd, diciassette anni, della quarta A Servizi Socio Sanitari all’Itpr Corrado Gex di Aosta - Ovviamente non è facile essere in dieci in classe invece che venti e seguire attentamente le lezioni quando non si è in presenza. Evitare i contagi? Credo che organizzarsi come si fa nella nostra scuola, ossia separare i banchi, mantenere le distanze di sicurezza e dimezzare le classi, sia utile per porre fine a questo inferno». Suo fratello, Alix Berthod, quindici anni, frequenta invece la seconda D IT del Manzetti. Rientrerà in classe la prossima settimana. «Sono abbastanza contento di tornare a scuola perché quasi un anno di didattica a distanza è noioso e stancante. Mi sono mancati più che altro gli amici e parlare con i miei compagni. Certo, è importante innanzitutto tenere sempre la mascherina, pure dopo l’uscita, anche se dopo sei ore di lezione è pesante».
Davide Borin, sedici anni, di Roisan, della seconda B LES del Liceo Regina Maria Adelaide ammette che «A causa della lontananza dai miei compagni e della mancanza di un confronto diretto e personale con i professori, questi mesi sono stati abbastanza lunghi. Il rientro in classe, anche se secondo me è prematuro, è stato comunque positivo e piacevole. Il virus e la pandemia ci hanno fatto vivere esperienze nuove, che mai nessuno aveva provato prima. Per questo a volte non ci viene così naturale mantenere le distanze. Ci impegniamo comunque ad indossare la mascherina, a disinfettarci le mani e a rispettare le misure che ci vengono comunicate. Resta la paura che tutto venga chiuso nuovamente».
Pure per Julien Belloli, sedici anni, di Châtillon, della classe terza A Informatica e tel ecomunicazioni all’Isiltp Verrès, il rientro in classe è stato una bella nostizia: «Assolutamente sì: dopo un lungo periodo a casa il tanto atteso rientro a scuola e le lezioni in presenza. Sicuramente i rapporti con i compagni e i professori che per quanto non vogliamo ammettere alla fine ci mancano, e anche le lezioni in presenza si sono fatte desiderare. Abbiamo aspettato tanto il ritorno a scuola e sicuramente non ce lo lasceremo scappare. Per questo teniamo ovviamente sempre le mascherine senza mai toglierle, ci disinfettiamo le mani prima di toccare qualsiasi cosa e come è giusto che sia sui pullman usiamo solo metà della capienza senza sederci sui posti contrassegnati dal nastro».
Riccardo Florio, sedici anni, di Nus, frequenta la terza A del Liceo Scientifico Bérard di Aosta e pure lui ha apprezzato la possibilità di poter rivedere gli amici: «L’unico problema - segnala - è che con la frequenza al cinquanta per cento si rischia di ritrovarsi le verifiche accumulate negli stessi giorni. Per il resto, è stato un piacere rivedere i compagni di classe. E anche i professori, perchè certe difficoltà si superano solamente con il confronto diretto, parlandosi di persona, non attraverso lo schermo di un computer».
«Noi studenti non siamo tutti contenti di essere rientrati in presenza e come noi i nostri professori» si legge invece in un comunicato diffuso giovedì scorso, 14 gennaio, e firmato da Simone Jeantet, «a nome della Consulta Regionale degli studenti della Valle d'Aosta» che presiede. «Certo, - prosegue la nota - il rientro rappresenta una sorta di ritorno alla normalità, però non abbiamo bisogno del contentino, necessitiamo di sicurezza e continuità. Tutti noi non vediamo l’ora di poter rientrare nelle nostre classi, con i nostri professori, per riprendere una vita normale, senza dover indossare una mascherina che copre naso e bocca per minimo sei ore al giorno, per non contare le ore aggiuntive per i pendolari. Non vediamo l’ora di poter usufruire normalmente dei mezzi pubblici, senza dover temere un colpo di tosse o uno starnuto, o una persona che ci si avvicina più del dovuto».