Sci, numeri record però aumentano i costi E manca la ricettività
«Quest'anno abbiamo avuto degli incassi che hanno superato di oltre il 20 per cento quelli dell'anno scorso, frequentazioni altissime, tornate ai livelli massimi.
Dall'altro lato dobbiamo dire anche dei costi: sono aumentati molto dal punto di vista dei gestori. Sulla nostra società abbiamo un aumento di circa il 25 per cento di incassi ma abbiamo un aumento dei costi del 16 per cento. Quindi i margini si riducono, anche questa è una sfida». Così Danilo Chatrian, direttore generale della Courmayeur Mont Blanc funivie, durante il convegno «Le funi del futuro. Il settore degli impianti a fune tra innovazioni e transizioni» organizzato alla Skyway giovedì scorso, 27 aprile. «L'altro aspetto - ha aggiunto - è che per rimanere al passo bisogna investire molto. Il trend dell'aumento dei costi gli investimenti che stiamo sostenendo anche con l'aiuto della Regione ha avuto un'impennata: negli ultimi cinque anni si potrebbe dire che il costo di investimento di un impianto di risalita è aumentato almeno del 50 per cento».
Nella stagione invernale 2022-2023 le presenze sono state 3,2 milioni, i passaggi 30,5 milioni, il fatturato pari a 104,3 milioni, in crescita del 22 per cento. Rispetto al triennio precedente, i primi ingressi nei comprensori maggiori (Courmayeur, La Thuile, Pila, Champoluc, Gressoney-la-Trinité, Breuil-Cervinia, Valtournenche) sono cresciuti del 13 per cento e per Skyway del 32 per cento.
Serve più ricettività
«Il modello di sci valdostano sconta ancora troppo in alcune località la presenza giornaliera. Rispetto ad altri territori noi abbiamo affidato completamente all'impiantista il compito di sviluppare un'economia. Non è sufficiente. Attorno a quest'economia dove mettiamo milioni per sviluppare nuovi progetti o sostenere quelli attuali bisogna che nasca della ricettività, nasca dell'economia di scala, perché altrimenti tutto questo non diventa sostenibile». Così l'assessore regionale allo Sviluppo economico Luigi Bertschy, intervenuto al convegno. Secondo l’Assessore i nuovi investimenti per gli impianti a fune andranno fatti «da 1.700, 1.800, 2.000 metri in su. Ma tutto quello che oggi è lì sotto è patrimonio di piccole economie locali che per andare avanti hanno bisogno di risorse e investimenti che ci permettano di aiutarle, magari a iniziare quella riconversione verso gli impianti per utilizzo estivo, ma anche a essere salvaguardate».
«Abbiamo bisogno che un po' tutti possano tornare sulle piste da sci. - ha aggiunto Luigi Bertschy - Sui piccoli comprensori possiamo riportare una certa popolazione che lo sci lo ama ancora. Dobbiamo garantire a tutti la possibilità di sciare. Il rischio è di avere comunità alpine che non capiscano dove va il proprio territorio». In questo senso, «ora le società» degli impianti di risalita «iniziano a incontrare difficoltà nel trovare dipendenti che sappiano sciare. Questo è un tema, in un territorio di montagna».
Le nevicate del futuro
Alla luce dei cambiamenti climatici, come saranno le vacanze di Natale in Valle d'Aosta nel 2050? E nel 2080? Secondo alcuni scenari formulati dal Dipartimento Ambiente della Regione Valle d'Aosta insieme all'Arpa, in una stazione sciistica con partenza a 1.750 metri di altitudine, da qui al 2050 sarà possibile garantire almeno 30 centimetri di neve, naturale e artificiale, per entrambe le settimane natalizie. Nel 2080 è invece prevista una riduzione di 8 giorni per gli scenari che non rispettano i target climatici dell'Unione europea. Lo ha spiegato Luca Franzoso, coordinatore del dipartimento Ambiente della Regione Valle d'Aosta.
Considerando un impianto con partenza a 1.750 metri e arrivo a 2.300 metri, riguardo alla variazione percentuale dei consumi di acqua per la produzione di neve artificiale, nel periodo novembre e dicembre, nel 2080 si prevede un aumento compreso tra il 20 (quota di partenza) e l'80 per cento (quota di arrivo) per gli scenari che non rispettano i target climatici europei. Luca Franzoso ha inoltre segnalato che i metri cubi utilizzati a livello regionale per la produzione di neve artificiale rappresentano lo 0,1/0,2 per cento dello stock idrico nivale naturale totale secondo i dati del periodo di riferimento 2007-2022.
Gli impianti a fune in Valle d'Aosta «Sono il modo per poter far sopravvivere le nostre località» sostiene Ferruccio Fournier, presidente dell'Avif, l'Associazione degli impianti a fune.
«La nostra filosofia è quella di tutelare l'ambiente - siamo valdostani viviamo in questo ambiente e siamo i primi a volerlo tutelare - ma creando intorno dell'economia. Vogliamo che si possa rimanere a lavorare e a vivere nelle nostre valli, in particolare nelle testate di valle» ha affermato l'assessore regionale al Turismo Giulio Grosjacques. Citando lo studio di fattibilità del collegamento intervallivo delle Cime Bianche, tra la Val d'Ayas e la Valtorurnenche, all'attenzione in questi mesi del Consiglio Valle, aggiunge: «Noi, a differenza di quelli che predicano la decrescita felice, vogliamo uno sviluppo armonico delle nostre valli. Vogliamo l'ambiente tutelato, all'interno del quale ci siano anche vita ed economia».