Sci di fondo, presenze in calo del 40 per cento
E’ tempo di bilanci per i gestori delle piste di sci nordico della Valle d’Aosta che, nonostante la situazione sanitaria e la chiusura dei confini regionali, sono comunque riusciti a svolgere parzialmente le loro attività durante l’inverno. L’assenza di turisti, italiani e stranieri, si è riflessa inevitabilmente sui numeri finali che ancora non sono disponibili, anche se ormai tracciare un bilancio è più che possibile.
Da dicembre a marzo l’Avef - l’Associazione Valdostana Enti Gestori Piste Sci di Fondo - ha calcolato un calo di presenze di circa il 40 per cento rispetto allo stesso periodo del 2020, quando la stagione era finita in anticipo, l’8 marzo, ma era stata decisamente positiva.
“Sono dati ancora parziali - commenta Fabrizio Lombard, presidente Avef e gestore del comprensorio di Saint-Barthélemy di Nus - perché molti comprensori non hanno ancora fornito i loro numeri. Avremo le cifre tra un mese circa, però il trend è ben definito”.
Tanti valdostani, vista l’impossibilità di praticare lo sci alpino, si sono avvicinati al fondo, scoprendo una nuova disciplina. Una buona affluenza si è registrata subito dopo le festività di Natale, in particolare da quando la Valle d’Aosta è diventata zona gialla.
“In questi mesi abbiamo ricoperto anche un ruolo sociale e di questo siamo felici - continua Fabrizio Lombard - Siamo stati in grado di garantire momenti di normalità e divertimento agli appassionati di sport, ai giovani e alle famiglie costrette dal confinamento a stare in casa. In questa stagione così particolare è superfluo parlare di numeri e di bilanci. Se non fosse stato un periodo di pandemia non saremmo soddisfatti, come quando c’è poca neve; invece, data la situazione, siamo contenti di aver offerto un servizio alla comunità. Ringraziamo anche l’Amministrazione regionale per il supporto che ci ha dato in questo momento storico così complicato. Lo sforzo per tenere aperte le piste è stato notevole da parte dei gestori, ma tutti hanno lavorato per garantire le migliori condizioni possibili da dicembre e fino a marzo”.
Concorda Claudia Messelod, a capo del comprensorio di Torgnon, sul fatto che lo sci nordico non sia stato un ripiego o una brutta copia dello sci da discesa, ma abbia avuto l’opportunità di farsi conoscere, creando momenti di serenità in un periodo difficile. “Questo ci ha ripagato degli sforzi economici e organizzativi per stare dietro ai continui cambiamenti delle normative e delle restrizioni legate alla pandemia”. “Sicuramente non abbiamo lavorato di più rispetto al passato, se non nei 10 giorni in cui la Valle d’Aosta è stata gialla - aggiunge Enrico Privizzini, direttore dei comprensori della Val Ferret a Courmayeur e di Arpy a Morgex - In più in Val Ferret abbiamo sofferto per l’assenza dei francesi, che di solito da metà marzo sostituiscono gli italiani”.
Gressoney-Saint-Jean ha perso il 36 per cento nella vendita dei biglietti, per via dei minori flussi di clienti giornalieri, a fronte però dell’aumento degli stagionali. “I pochi che hanno potuto godere della montagna sono diventati nostri frequentatori abituali - commenta il direttore delle piste di fondo Stefano Ghisafi - La scuola di sci ha perso meno in termini di ore di lezione rispetto all’anno scorso, ottenendo il suo secondo miglior risultato di sempre. Sintomo del fatto che chi era abituato a praticare sci da discesa è passato allo sci nordico, dovendone imparare i rudimenti. La metà delle lezioni ha riguardato i bambini, il che fa ben sperare anche per gli anni a venire. Con l’auspicio che chi ha scoperto il fondo continui a praticarlo in futuro, affiancandolo allo sci da discesa”.