Sci di fondo favorito dalla chiusura degli impianti di risalita

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La chiusura dei confini e l’assenza di settimane bianche e soggiorni in hotel sono stati compensati per lo sci nordico solo dalla mancanza dello sci da discesa, che ha spinto tanti adulti a provare il fondo per la prima volta e ha incrementato del 30 per cento la richiesta di corsi per tutte le età. Per questo le presenze dal 7 gennaio a oggi sono in linea con le medie degli anni scorsi.

Lo conferma Fabrizio Lombard, presidente dell’Avef Associazione valdostana enti gestori piste sci di fondo e gestore del comprensorio di Saint-Barthélemy: «Le mancate presenze da fuori valle, a parte le seconde case, per via dei confini chiusi, sono state compensate da coloro che avrebbero praticato lo sci alpino se vi fossero stati gli impianti aperti. Siamo a un sostanziale pareggio rispetto alla stagione scorsa. Nelle località con diversi hotel, i clienti giornalieri che si fanno condizionare dalla meteo, mentre chi è in albergo tendenzialmente va sciare anche se è nuvoloso, non compensano la chiusura degli hotel, però la nota positiva è l’incremento del 30 per cento dei corsi per bambini». Entro la fine di febbraio saranno online le biglietterie dei comprensori maggiori. Si tratta perlopiù di una prova tecnica, con l’obiettivo di far partire il nuovo sistema dalla stagione 2021-2022.

E’ dello stesso avviso Claudia Messelod, che gestisce il comprensorio di Torgnon, secondo la quale lo sci di fondo è stato una buona alternativa e un’ottima opportunità per dare un segnale di normalità. Tuttavia «I flussi turistici sono decimati e di conseguenza le presenze sono state del 40 per cento inferiori a quelle dell’anno scorso. Speriamo di avere un ritorno di immagine. Il bacino d’utenza della Valle d’Aosta non è quello di Lombardia o Piemonte. Solo i corsi per i bambini (per la stragrande maggioranza del posto) hanno avuto un incremento del 30 per cento. A Torgnon abbiamo aperto 23 chilometri su 30 per ragioni di economicità aziendale e per poter chiudere in pareggio».

«La voglia di fare fondo ci sarebbe, ma la mancanza di turisti determina un calo di presenze del 50 per cento» commenta Deborah Bionaz assessore al turismo e sport di Cogne. «I maestri di sci stanno lavorando solo da quando la Valle d’Aosta è gialla, soprattutto con i turisti. Unica nota lieta, la MarciaGranParadiso è andata bene, con quasi 500 iscritti. Stavamo per chiudere le iscrizioni, poi si sono fermate da sole».

E’ soddisfatto Giuseppe Merlet, gestore del comprensorio di Ayas: tanti discesisti quest’anno hanno provato il fondo per la prima volta: «Abbiamo avuto numerose famiglie con bambini, anche del posto, soprattutto nella settimana di Carnevale, con relativa richiesta di lezioni di sci».

A Brusson vi è stato un buon riscontro nei fine settimana e nei festivi, soprattutto da quando è stato possibile raggiungere le seconde case. Meno 30 per cento di presenze invece nei giorni feriali, non potendo contare sulle gite in giornata delle scuole piemontesi e sulle comitive. «Tanta richiesta di corsi per bambini e ragazzi che, non potendo praticare lo sci alpino, hanno scelto lo sci nordico» aggiunge il gestore Nadir Pernettaz. «Sabato scorso abbiamo dovuto innevare artificialmente per salvare la settimana di Carnevale. Nell’anello di Estoul si lavora solo nel fine settimana, però non è adatto ai principianti e dista 5 chilometri da Brusson».

Per Arturo Laurent, gestore delle piste di fondo a Champorcher insieme a Nadir Pernettaz, sono state in calo le presenze domenicali e durante le feste per via dei confini chiusi. «Sono aumentate invece le iscrizioni allo sci club Champorcher».

Numeri in linea con gli anni precedenti, graze all’assenza dello sci da discesa, pure a Gressoney-La-Trinité, come sottolinea il gestore del circuito Daniele Modina: «Tanti residenti hanno provato per la prima volta, abbiamo avuto più richieste di corsi per bambini il che ha compensato l’assenza di flussi da fuori regione».

Stefano Ghisafi, direttore delle piste di fondo di Gressoney-Saint-Jean, segnala che «Chi si è avvicinato al fondo magari continuerà anche una volta riaperti gli impianti di risalita. Sono stati numerosi poi i corsi per ragazzi e bimbi anche piccoli così come gli stagionali, 280, venduti a residenti e turisti stanziali. Tra gli aspetti negativi, sono mancati i fondisti piemontesi che venivano in giornata, quelli degli alberghi e i corsi delle scuole medie di fuori valle».

«Quando siamo diventati zona gialla abbiamo avuto un incremento del 30 per cento rispetto alla scorsa stagione, soprattutto per il fondo, meno per le ciaspole che hanno risentito della scarsa mobilità tra regioni. - riferisce Davide Giolo, gestore dei tracciati di Coumarial, a Fontainemore - Per il resto abbiamo avuto i corsi con le scuole e gli allenamenti dello Sci Club Mont Nery».

Enrico Privizzini è il direttore delle piste in Val Ferret e ad Arpy di Morgex: «In un contesto generale disastroso, in queste ultime due settimane l'affluenza è sotto le medie stagionali però comunque buona, probabilmente per il via libera dato al raggiungimento delle seconde case. Rispetto ad altri settori dello sci e ad altri sport, siamo comunque fortunati. Speriamo che i discesisti passati al fondo proseguano a praticarlo».

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