Saint-Pierre, il commissariamento durerà fino a febbraio Fondi straordinari per un milione e duecentomila euro
La settimana scorsa il Consiglio dei Ministri ha deliberato la proroga per altri sei mesi del commissariamento per il Comune di Saint-Pierre, il cui consiglio era stato sciolto nel febbraio del 2020 dopo che erano stati “Accertati i condizionamenti da parte della criminalità locale” per le risultanze dell'inchiesta Geenna, condotta dalla Dda di Torino e dai Carabinieri del reparto operativo, che avevano portato alla luce infiltrazioni della 'ndrangheta. Il commissariamento aveva una durata minima prevista di diciotto mesi e sarebbe scaduto nel prossimo mese di agosto: la proroga, invece, farà slittare la fine del mandato di Laura Ferraris, Diego Dalla Verde e Giuseppe Zarcone al febbraio del 2022. Indicativamente le elezioni comunali di Saint-Pierre dovrebbero tenersi qualche mese dopo, con tutta probabilità a maggio.
“Le valutazioni che abbiamo fatto - sottolinea Giuseppe Zarcone - sono state prese in considerazione dagli enti preposti. Nella nostra relazione constatiamo che il lavoro non è ancora finito. Quando ci viene affidato un Comune dove il Consiglio è stato sciolto per mafia occorre in un certo senso resettare tutto. Noi lo abbiamo fatto e adesso è necessario far ripartire la macchina amministrativa: dobbiamo ancora impostare i bilanci dei prossimi anni ed investire i fondi speciali previsti a livello nazionale per i Comuni in questa situazione”. La cifra è piuttosto importante, visto che nei due anni di commissariamento a Saint-Pierre arriveranno dallo Stato circa un milione e duecentomila euro. “Chiaramente non avremo il tempo per vedere compiute tutte le nostre opere - continua Giuseppe Zarcone - però vorrei sottolineare come la prima operazione concreta che faremo con questi fondi sia l’acquisto di un pulmino che servirà gli studenti dei villaggi della parte alta del territorio. Tutta la vicenda di Saint-Pierre è nata dalle irregolarità compiute sulla gestione del servizio esternalizzato del taxibus scolastico, ora acquistando un mezzo apposito, in un certo senso, elimineremo questo problema alla radice. E’ un gesto simbolico che però non deve far pensare che la Commissione abbia dimenticato gli studenti dei villaggi bassi: loro il pulmino lo avevano già e abbiamo messo in preventivo la sua sostituzione”.
Le reazioni del paese
Saint-Pierre, quindi, non tornerà al voto prima della primavera dell’anno prossimo. Una scelta che lascia l’amaro in bocca a parecchi abitanti, convinti che già questo autunno si sarebbe potuta ritrovare un po’ di normalità. “La decisione era nell’aria - ammette Ermanno Bonomi, vice sindaco dal 2018 al febbraio del 2020 - ma la sua conferma fa comunque male. Io non voglio certo ricandidarmi, però questo rinvio non è un buon messaggio per un paese come Saint-Pierre. I Commissari devono fare il loro lavoro e se hanno ritenuto opportuno di prendersi altri sei mesi avranno avuto le loro motivazioni. Spero che questo ulteriore lasso di tempo serva a sanare delle situazioni difficili con le quali già noi avevamo avuto a che fare: penso alla riorganizzazione del personale della struttura comunale, resa ancora più difficile dal recente divorzio con il Comune di Sarre”.
Di diverso avviso Alessandro Fontanelle, che al momento dello scioglimento dell’Amministrazione comunale era assessore alla Cultura a Saint-Pierre. “Per certi versi ben venga, io ho piena fiducia nelle istituzioni. - ammette Alessandro Fontanelle - Se esistono i presupposti devono continuare a fare il loro lavoro, magari sviluppando quei progetti che la precedente Amministrazione comunale aveva iniziato. Non credo che la proroga di sei mesi sia necessariamente un segnale negativo: bisogna considerare che appena arrivati hanno dovuto fare i conti con la pandemia, obiettivamente non hanno potuto rispettare il cronoprogramma che si erano posti a causa dell’emergenza sanitaria. Sono convinto che aspettare ancora qualche mese permetterà di andare a elezioni in un clima più sereno”.